Storia di una colonia di Messor capitatus
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Robybar ha scritto:...se ci hanno messo un mese a fare quella piccola buca significa che la difficolta' c'è e non ci riescono facilmente.
Un nido deve durare ALMENO un anno!
Se in un mese scavano un cm, in 6 mesi ne scavano 6!!!
Devo ringraziare che non è che uno sfogo saltuario di poche operaie!
Se tu facessi un nido a cui devi lasciare un bordo di 10 cm, non saresti così tranquillo a dire che "non ci riescono facilmente”!
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
GianniBert ha scritto:Un nido deve durare ALMENO un anno!
Se in un mese scavano un cm, in 6 mesi ne scavano 6!!!
Devo ringraziare che non è che uno sfogo saltuario di poche operaie!
Se tu facessi un nido a cui devi lasciare un bordo di 10 cm, non saresti così tranquillo a dire che "non ci riescono facilmente”!
La tua colonia ha una certa età e non ci sono precedenti
Forse sono cambiate e devi vederle con occhi diversi?
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quercia - Messaggi: 3605
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Lentamente, molto lentamente, stiamo per uscire dal tunnel invernale.
Chi ha letto tutto il mio diario sa già che riporto all'inizio di primavera, vari dati di moria delle pupe nelle colonie di Messor.
Su questi decessi sono state fatte diverse ipotesi, ma forse ora sono giunto alla conclusione più semplice del mistero, frutto delle osservazioni di quest'ultimo inverno.
Sarebbe utile che tutti quelli che hanno colonie sviluppate di queste specie, mi mettessero a conoscenza di eventuali simili accadimenti, e se hanno potuto osservare le stesse morie, potremmo confrontare le condizioni di mantenimento e verificare se le mie teorie sono corrette.
Messor, come sappiamo, mantiene la covata attiva anche nella stagione invernale, diversamente da Formica, che lascia maturare tutti i bozzoli e alle soglie dell'autunno ha già cessato le deposizioni.
Anche Camponotus mantiene una covata latente e ben protetta nel glomere di formiche addormentate, ma durante il periodo freddo, tutte queste covate sembrano cessare o rallentare enormemente il loro sviluppo.
Anche quest'anno la grande colonia ha cominciato a sviluppare un certo numero di pupe dell'ultima covata autunnale, ma come avviene a primavera, tutte queste (o quasi tutte) non sono riuscite a terminare lo svilppo e una ad una sono state portate all'esterno e abbandonate, apparentemente morte.
Solo un certo numero di pupe già sull'orlo della pigmentazione ha completato velocemente la metamorfosi.
Cosa ha causato ancora una volta questi decessi?
Mancanza di cure?
Temperature inadatte?
Malattie?
Io credo ora che la spiegazione sia molto semplice. Le larve riescono a superare l'inverno in quiescenza grazie ai loro bisogni di crescita e stasi particolari: presenza di un certo tasso di umidità e pulizia costante da parte delle nutrici.
Ma le pupe, soprattutto allo stadio finale, necessitano per forza di un caldo secco, o perlomeno asciutto.
Cosa che io in determinati periodi dell'inverno non ho fornito, un po' per rallentare la crescita della colonia, un po' con la scusa di far "riposare la regina”, in determinati periodi dell'inverno ho tenuto il nido lontano da fonti dirette di calore.
Magari per un po' prima era vicino a un termosifone, e questo addirittura ha fatto sì che venissero deposte uova, e che le larve, con una marcia in più, passassero oltre il loro stadio!
Fatto sta che in questo momento io sto tenendo il nido in casa, a circa 18 gradi, e sono presenti moltissime larve, ma queste stanno passando mesi senza crescere percettibilmente. Nessuna di queste larve si è più impupata da quando, a fine ottobre, ho allontanato le fonti di calore.
Tutte le pupe si erano sviluppate nel periodo precedente.
Non importa quanto freddo patiscano le larve, al loro stadio ce la fanno e di quelle difficilmente ho trovato espulsioni negli anni precedenti, anche in pieno inverno, espulsioni solo di pupe, e sempre ancora bianchicce.
Mi piacerebbe sapere ora, se qualcuno che ha già svernato precedentemente una colonia numerosa di Messor, e ha magari alternato le temperature in modo non proprio consono alla stagione effettiva, si è ritrovato con gli stessi risultati...
Chi ha letto tutto il mio diario sa già che riporto all'inizio di primavera, vari dati di moria delle pupe nelle colonie di Messor.
Su questi decessi sono state fatte diverse ipotesi, ma forse ora sono giunto alla conclusione più semplice del mistero, frutto delle osservazioni di quest'ultimo inverno.
Sarebbe utile che tutti quelli che hanno colonie sviluppate di queste specie, mi mettessero a conoscenza di eventuali simili accadimenti, e se hanno potuto osservare le stesse morie, potremmo confrontare le condizioni di mantenimento e verificare se le mie teorie sono corrette.
Messor, come sappiamo, mantiene la covata attiva anche nella stagione invernale, diversamente da Formica, che lascia maturare tutti i bozzoli e alle soglie dell'autunno ha già cessato le deposizioni.
Anche Camponotus mantiene una covata latente e ben protetta nel glomere di formiche addormentate, ma durante il periodo freddo, tutte queste covate sembrano cessare o rallentare enormemente il loro sviluppo.
Anche quest'anno la grande colonia ha cominciato a sviluppare un certo numero di pupe dell'ultima covata autunnale, ma come avviene a primavera, tutte queste (o quasi tutte) non sono riuscite a terminare lo svilppo e una ad una sono state portate all'esterno e abbandonate, apparentemente morte.
Solo un certo numero di pupe già sull'orlo della pigmentazione ha completato velocemente la metamorfosi.
Cosa ha causato ancora una volta questi decessi?
Mancanza di cure?
Temperature inadatte?
Malattie?
Io credo ora che la spiegazione sia molto semplice. Le larve riescono a superare l'inverno in quiescenza grazie ai loro bisogni di crescita e stasi particolari: presenza di un certo tasso di umidità e pulizia costante da parte delle nutrici.
Ma le pupe, soprattutto allo stadio finale, necessitano per forza di un caldo secco, o perlomeno asciutto.
Cosa che io in determinati periodi dell'inverno non ho fornito, un po' per rallentare la crescita della colonia, un po' con la scusa di far "riposare la regina”, in determinati periodi dell'inverno ho tenuto il nido lontano da fonti dirette di calore.
Magari per un po' prima era vicino a un termosifone, e questo addirittura ha fatto sì che venissero deposte uova, e che le larve, con una marcia in più, passassero oltre il loro stadio!
Fatto sta che in questo momento io sto tenendo il nido in casa, a circa 18 gradi, e sono presenti moltissime larve, ma queste stanno passando mesi senza crescere percettibilmente. Nessuna di queste larve si è più impupata da quando, a fine ottobre, ho allontanato le fonti di calore.
Tutte le pupe si erano sviluppate nel periodo precedente.
Non importa quanto freddo patiscano le larve, al loro stadio ce la fanno e di quelle difficilmente ho trovato espulsioni negli anni precedenti, anche in pieno inverno, espulsioni solo di pupe, e sempre ancora bianchicce.
Mi piacerebbe sapere ora, se qualcuno che ha già svernato precedentemente una colonia numerosa di Messor, e ha magari alternato le temperature in modo non proprio consono alla stagione effettiva, si è ritrovato con gli stessi risultati...
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GianniBert - Messaggi: 4499
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- Località: Milano
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Questa cosa che dici sui problemi delle pupe a passare l'ibernazione l'ha fatta notare anche PomAnt parlando di Lasius cf. niger e ha fatto accorgere pure me che nei grafici passati avevo registrato proprio la morte dei bozzoli durante l'inverno per Lasius emarginatus. E magari pure altri in passato potrebbero aver fatto esperienze simili e lasciato scritto qui da qualche parte.
Non a caso quest'anno ho tenuto entrambe le colonie Lasius al caldo fino a finire lo sviluppo di più bozzoli possibile. Ho controllato ora per curiosità la colonia L. platythorax che, a differenza dell'altra, aveva ancora 10 bozzoli rimasti quando l'ho messa in ibernazione il 16/01. Ora ne intravedo 5 (di cui 1 pupa nuda chiaramente pigmentata) e ci sono diversi rifiuti sminuzzati di sacchi e operaie. Quindi almeno la metà dei bozzoli è sicuramente morta (vedrò cosa succederà al resto appena le risveglio) e questo nonostante l'inverno nell'ultimo mese non sia stato granché rigido.
Concludendo la spiegazione che dai potrebbe essere plausibile e pure valida per altri generi oltre a Messor e Lasius di cui abbiamo riportato qualche possibile indizio finora. Credo sia una cosa molto utile andare a fondo sulla questione e sentire se ci sono altre esperienze simili, vista l'utilità di questa conoscenza in ottica di allevamento.
Non a caso quest'anno ho tenuto entrambe le colonie Lasius al caldo fino a finire lo sviluppo di più bozzoli possibile. Ho controllato ora per curiosità la colonia L. platythorax che, a differenza dell'altra, aveva ancora 10 bozzoli rimasti quando l'ho messa in ibernazione il 16/01. Ora ne intravedo 5 (di cui 1 pupa nuda chiaramente pigmentata) e ci sono diversi rifiuti sminuzzati di sacchi e operaie. Quindi almeno la metà dei bozzoli è sicuramente morta (vedrò cosa succederà al resto appena le risveglio) e questo nonostante l'inverno nell'ultimo mese non sia stato granché rigido.
Concludendo la spiegazione che dai potrebbe essere plausibile e pure valida per altri generi oltre a Messor e Lasius di cui abbiamo riportato qualche possibile indizio finora. Credo sia una cosa molto utile andare a fondo sulla questione e sentire se ci sono altre esperienze simili, vista l'utilità di questa conoscenza in ottica di allevamento.
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
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entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Quello che ho notato per le mie Lasius sp. (niger?) e' che prima di andare in ibernazione la regina (Umberta, in questo caso) ha smesso di deporre quando la temperatura ha cominciato ad abbassarsi nel frattempo si e' arrivati alla maturazione di tutte le larve precedentemente deposte, senza l'aggiunta di nuove uova o larve.
Al momento la colonia e' ancora in stasi e non ho notato nuove deposizioni (anche se mi sembra di aver intravisto una piccola quantita' di uova completamente inglobata e circondata dalle sorelle in stasi, ma non riesco a vedere bene per cui non sono certo di questa ultima affermazione.
In questo caso tutti i brandelli dei bozzoli sono stati smaltiti all'interno del formicaio (nei "piani bassi" si notano frammenti di bozzolo).
Piu' o meno la stessa cosa e' successa per le Messor capitatus (Limoncella), anche se queste non sono andate in stasi completa ma hanno mantenuto un minimo livello di attivita' per tutto l'inverno, nonostante la camera dove sono contenuti i nidi non fosse riscaldata e la temperatura si aggirasse sui 7/10 C°.
Per le mie Messor minor le cose sono andate in maniera similare alle Messor capitatus, con la differenza che le Messor capitatus hanno prodotto centinaia di esemplari, mentre la messor minor ha prodotto 12 esemplari in 2 anni... Non credo che questa regina avrebbe avuto chances in natura, e non so se prenderla a riferimento per questioni comportamentali.
Al momento la colonia e' ancora in stasi e non ho notato nuove deposizioni (anche se mi sembra di aver intravisto una piccola quantita' di uova completamente inglobata e circondata dalle sorelle in stasi, ma non riesco a vedere bene per cui non sono certo di questa ultima affermazione.
In questo caso tutti i brandelli dei bozzoli sono stati smaltiti all'interno del formicaio (nei "piani bassi" si notano frammenti di bozzolo).
Piu' o meno la stessa cosa e' successa per le Messor capitatus (Limoncella), anche se queste non sono andate in stasi completa ma hanno mantenuto un minimo livello di attivita' per tutto l'inverno, nonostante la camera dove sono contenuti i nidi non fosse riscaldata e la temperatura si aggirasse sui 7/10 C°.
Per le mie Messor minor le cose sono andate in maniera similare alle Messor capitatus, con la differenza che le Messor capitatus hanno prodotto centinaia di esemplari, mentre la messor minor ha prodotto 12 esemplari in 2 anni... Non credo che questa regina avrebbe avuto chances in natura, e non so se prenderla a riferimento per questioni comportamentali.
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sabby fattyboy - Messaggi: 379
- Iscritto il: 9 ago '11
- Località: Milano/Crema
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Colonia pazzesca, il tuo lavoro è fonte di ispirazione per me (probabilmente per tutti noi), lavoro magnifico che esalta la dedizione che metti nel prenderti cura di queste creature.
Spero di vedere questa opera stupenda ad entomodena
(sperando di avere una colonia di cui parlare anch'io )
Spero di vedere questa opera stupenda ad entomodena
(sperando di avere una colonia di cui parlare anch'io )
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bengala - Messaggi: 442
- Iscritto il: 20 nov '13
- Località: Firenze
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Per chi segue le avventure della "colonia pazzesca”, vi aggiorno sul nuovo capitolo, nessuna sorpresa per chi l'ha vista a Entomodena...
Si tratta del solito deterioramento del nido ad opera degli abitanti.
Negli ultimi mesi si sono intensificati gli scavi nel solito punto in basso a sinistra della costruzione. Questa volta gli scavi sono imponenti e i centimetri da bucare sono stati non pochi, anche perché non si sono accontentate di una semplice traccia, ma sembra una vera galleria e una stanza sotterranea vera e propria.
Inutile dire che sono corso ai ripari perché non ho ancora intenzione di operare un trasloco. Una semplice placca di plexiglas attaccata con colla a caldo dovrebbe bastare a coprire i rischi fino alla prossima primavera, anche perché quest'anno ho intenzione di mettere il nido a riposo e quindi rallentare la colonia.
Per primavera però ho preso la decisione di realizzare un nido a due facce che raddoppi la capienza delle stanze e mi permetta di far vivere più a lungo la costruzione.
Questo creerà dei problemi di gestione e di costruzione, ma non vedo come potrei operare altrimenti senza continuare a potare la colonia.
Per ora accontentatevi dell'annuncio e delle foto che mostrano i lavori in corso... da parte delle formiche!
Si tratta del solito deterioramento del nido ad opera degli abitanti.
Negli ultimi mesi si sono intensificati gli scavi nel solito punto in basso a sinistra della costruzione. Questa volta gli scavi sono imponenti e i centimetri da bucare sono stati non pochi, anche perché non si sono accontentate di una semplice traccia, ma sembra una vera galleria e una stanza sotterranea vera e propria.
Inutile dire che sono corso ai ripari perché non ho ancora intenzione di operare un trasloco. Una semplice placca di plexiglas attaccata con colla a caldo dovrebbe bastare a coprire i rischi fino alla prossima primavera, anche perché quest'anno ho intenzione di mettere il nido a riposo e quindi rallentare la colonia.
Per primavera però ho preso la decisione di realizzare un nido a due facce che raddoppi la capienza delle stanze e mi permetta di far vivere più a lungo la costruzione.
Questo creerà dei problemi di gestione e di costruzione, ma non vedo come potrei operare altrimenti senza continuare a potare la colonia.
Per ora accontentatevi dell'annuncio e delle foto che mostrano i lavori in corso... da parte delle formiche!
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GianniBert - Messaggi: 4499
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- Località: Milano
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Non ho aggiornato molto il diario questa estate, perché non sono avvenuti fatti degni di nota, ma è giusto che sul finire della bella stagione riporti i miei dubbi e considerazioni.
In questi giorni di un autunno ancora molto caldo, la colonia continua a lavorare e a consumare grandi quantità di cibo.
Un altro degli effetti è l'aumento della covata anche in questa fase.
Infatti al momento (metà ottobre) ci sono alcune stanze tappezzate di piccole larve in quantità indefinibile, oltre a quelle già avanti nello sviluppo.
Questo significa che anche questo mese la regina ha continuato a deporre in abbondanza.
Una delle cose curiose che mi sembra di osservare negli ultimi mesi, è la stragrande maggioranza di operaie di taglia medio-piccola, rispetto alle operaie di stazza maggiore.
E' come se, di fronte al crescente bisogno di spazio e all'aumento della covata da accudire, si sia data precedenza a una casta di operaie più efficienti dedicate a questo scopo.
Ma potrebbe essere una mia suggestione, perché risulta ormai difficile capire in che direzione va lo sviluppo della colonia.
Ad esempio: perché non si sono ancora prodotti alati in quantità? Mi viene il sospetto che i parametri di riproduzione in Messor tengano conto di fattori diversi rispetto a quelli, ad esempio, del Genere Formica.
Uno di questi potrebbe essere il numero, ma forse il numero rispetto allo spazio...
Se ad esempio la generazione di regine dipendesse da un calo effettivo dei feromoni della regina-madre, causato, non dalla sua volontà, ma dallo stesso fenomeno che seleziona le regine in Myrmica?
Tipo: che ci vuole un gran freddo per "sbloccare” le larve, oppure che la covata delle larve sia molto lontana dalla regina madre?
Il suo calo di potere sarebbe da attribuire al momento di letargo dovuto dal freddo, che attiverebbe lo sviluppo di queste larve in nuove regine la primavera successiva.
Certo lo spazio in un nido artificiale non aiuta, perché se non è la regina a calare volontariamente il proprio influsso, il nido è troppo piccolo perché basti la pura distanza materiale fra lei e la covata.
Ma allora come è successo che nella colonia di Messor barbarus che ho affidato a un amico, dopo soli due anni si sono generate alcune regine (nessuna ha potuto accoppiarsi e alcune vivono ancora nella colonia, mentre altre sono state uccise)?
Insomma ci sono un bel po' di domande che attendono ancora risposte!
Anche se sono sicuro che in giro c'è gente con colonie anche ben più grandi della mia, purtroppo non abbiamo la possibilità di fare confronti e scambiarci esperienze, ma un fatto è certo: quando le colonie crescono oltre una certa dimensione, la popolazione è difficile da contenere, iniziano a verificarsi eventi non sempre confrontabili con la realtà naturale, e con formiche grandi come Messor, è anche difficile contenerle.
In questi giorni di un autunno ancora molto caldo, la colonia continua a lavorare e a consumare grandi quantità di cibo.
Un altro degli effetti è l'aumento della covata anche in questa fase.
Infatti al momento (metà ottobre) ci sono alcune stanze tappezzate di piccole larve in quantità indefinibile, oltre a quelle già avanti nello sviluppo.
Questo significa che anche questo mese la regina ha continuato a deporre in abbondanza.
Una delle cose curiose che mi sembra di osservare negli ultimi mesi, è la stragrande maggioranza di operaie di taglia medio-piccola, rispetto alle operaie di stazza maggiore.
E' come se, di fronte al crescente bisogno di spazio e all'aumento della covata da accudire, si sia data precedenza a una casta di operaie più efficienti dedicate a questo scopo.
Ma potrebbe essere una mia suggestione, perché risulta ormai difficile capire in che direzione va lo sviluppo della colonia.
Ad esempio: perché non si sono ancora prodotti alati in quantità? Mi viene il sospetto che i parametri di riproduzione in Messor tengano conto di fattori diversi rispetto a quelli, ad esempio, del Genere Formica.
Uno di questi potrebbe essere il numero, ma forse il numero rispetto allo spazio...
Se ad esempio la generazione di regine dipendesse da un calo effettivo dei feromoni della regina-madre, causato, non dalla sua volontà, ma dallo stesso fenomeno che seleziona le regine in Myrmica?
Tipo: che ci vuole un gran freddo per "sbloccare” le larve, oppure che la covata delle larve sia molto lontana dalla regina madre?
Il suo calo di potere sarebbe da attribuire al momento di letargo dovuto dal freddo, che attiverebbe lo sviluppo di queste larve in nuove regine la primavera successiva.
Certo lo spazio in un nido artificiale non aiuta, perché se non è la regina a calare volontariamente il proprio influsso, il nido è troppo piccolo perché basti la pura distanza materiale fra lei e la covata.
Ma allora come è successo che nella colonia di Messor barbarus che ho affidato a un amico, dopo soli due anni si sono generate alcune regine (nessuna ha potuto accoppiarsi e alcune vivono ancora nella colonia, mentre altre sono state uccise)?
Insomma ci sono un bel po' di domande che attendono ancora risposte!
Anche se sono sicuro che in giro c'è gente con colonie anche ben più grandi della mia, purtroppo non abbiamo la possibilità di fare confronti e scambiarci esperienze, ma un fatto è certo: quando le colonie crescono oltre una certa dimensione, la popolazione è difficile da contenere, iniziano a verificarsi eventi non sempre confrontabili con la realtà naturale, e con formiche grandi come Messor, è anche difficile contenerle.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
: quando le colonie crescono oltre una certa dimensione, la popolazione è difficile da contenere, iniziano a verificarsi eventi non sempre confrontabili con la realtà naturale, e con formiche grandi come Messor, è anche difficile contenerle.
Cosa intendi esattamente?
Io sostengo, come tutti voi l'importanza dei nidi di accrescimento, ma comincio a pensare che per grosse colonie la regola si inverta.....meno spazio hanno, più soffronoforse contenerle non è la via giusta magari bisogna triplicare lo spazio
Le mie Messor capitatus quando possono o vogliono occupano tutto lo spazio a loro disposizione anche se potrebbero tranquillamente stare in metà del nido belle comode
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quercia - Messaggi: 3605
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Quello che voglio dire, è che non sono sicuro che una colonia numerosa ristretta in un nido artificiale, col tempo continui ad avere comportamenti naturali.
Possono verificarsi situazioni di conflitto fra operaie, nascite anomale... Ma è una valutazione difficile, forse impossibile da fare, perché non è nemmeno possibile fare confronti con quello che avviene in natura, perché non sappiamo cosa succede davvero "sotto” nelle colonie selvatiche.
Così possiamo solo raccogliere dati, esperienze, ma non saremo sicuri che quello sia un comportamento standard, oppure uno anomalo, causato della situazione forzata.
Bisognerebbe avere più colonie della stessa specie, della stessa età, e il tempo di stare a fare osservazioni e statistiche su tutte!
Così, visto che è impossibile, io devo limitarmi a riportare quello che osservo nella situazione che ho io sott'occhio. Senza arrogarmi il diritto di affermare che quello sia al 100% la realtà del comportamento di una colonia adulta!
Certo, sono sicuro che le differenze fra una colonia giovane e una adulta, siano meglio rappresentativi del comportamento naturale della specie; come un cervello adulto rispetto a uno in via di sviluppo, ma sappiamo già che indole, intraprendenza, gusti, variano da colonia a colonia...
Non otterremo mai un dato comportamento uguale per tutte le nostre colonie.
Possono verificarsi situazioni di conflitto fra operaie, nascite anomale... Ma è una valutazione difficile, forse impossibile da fare, perché non è nemmeno possibile fare confronti con quello che avviene in natura, perché non sappiamo cosa succede davvero "sotto” nelle colonie selvatiche.
Così possiamo solo raccogliere dati, esperienze, ma non saremo sicuri che quello sia un comportamento standard, oppure uno anomalo, causato della situazione forzata.
Bisognerebbe avere più colonie della stessa specie, della stessa età, e il tempo di stare a fare osservazioni e statistiche su tutte!
Così, visto che è impossibile, io devo limitarmi a riportare quello che osservo nella situazione che ho io sott'occhio. Senza arrogarmi il diritto di affermare che quello sia al 100% la realtà del comportamento di una colonia adulta!
Certo, sono sicuro che le differenze fra una colonia giovane e una adulta, siano meglio rappresentativi del comportamento naturale della specie; come un cervello adulto rispetto a uno in via di sviluppo, ma sappiamo già che indole, intraprendenza, gusti, variano da colonia a colonia...
Non otterremo mai un dato comportamento uguale per tutte le nostre colonie.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
se come dici questi comportamenti fossero davvero innaturali, secondo te, potrebbe voler dire che le formiche stiano meglio libere nel loro habitat piuttosto che in cattività?
può darsi che la loro indole battagliera sia in realtà una guerra che desiderano portare avanti e che quindi la mancanza di un "nemico" con cui competere per la sopravvivenza le porti a cercare competizione tra di loro per non annoiarsi?
può darsi che la loro indole battagliera sia in realtà una guerra che desiderano portare avanti e che quindi la mancanza di un "nemico" con cui competere per la sopravvivenza le porti a cercare competizione tra di loro per non annoiarsi?
Una delle cose che mi ha fatto appassionare alla mirmecofilia è il film "Alien" :_:
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Alex Alex - Messaggi: 983
- Iscritto il: 23 mag '14
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Alex Alex ha scritto:... può darsi che la loro indole battagliera sia in realtà una guerra che desiderano portare avanti e che quindi la mancanza di un "nemico" con cui competere per la sopravvivenza le porti a cercare competizione tra di loro per non annoiarsi?
Le formiche non "ragionano” così!
L'origine dei conflitti interni a una stessa colonia è di tipo chimico-genetico e va oltre le supposizioni che possiamo fare con la nostra immaginazione. Dubito che l'intento sia di non annoiarsi!
Che le formiche stiano meglio in libertà, possiamo disquisirlo a lungo: molte regine non improvettate non riuscirebbero a fondare senza la protezione dell'allevatore, ma non possiamo pensare di fare un favore alla colonia che ne verrà con la scusa di averla protetta!
Tutto quello che facciamo altera la natura, il fatto stesso che l'uomo esista turba gli equilibri ecologici!
Anche le formiche stesse influenzano l'ambiente, no?
Ma è pur vero che il fatto di non avere una selezione naturale, la perdita continua di operaie bottinatrici dovuta all'assenza di predatori, altera sensibilmente il ricambio interno di operaie della colonia.
Non possiamo non tenerne conto.
La mancanza di spazio e di nemici quindi, un po' incide, e le colonie andrebbero "potate” di tanto in tanto per simulare il ricambio generazionale. Troppe operaie anziane potrebbero incidere davvero sull'equilibrio della famiglia.
Dico solo che questa cosa va tenuta ben presente da chi possiede colonie adulte, e che bisogna simulare sempre, il più possibile, le condizioni di vita naturale e crescita della colonia.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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- Località: Milano
Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
NUOVO FORMICAIO DOPPIO per MESSOR
Dopo aver verificato il continuo lavoro di scavo della colonia in più punti e l’aumento esponenziale della popolazione durate tutta l’estate, mi sono convinto della necessità di operare un nuovo cambiamento di nido.
Purtroppo questi traslochi si dimostrano necessari non solo a causa dei danni alla struttura, ma anche dello sporco e proprio dall’aumento degli abitanti della colonia; quando la popolazione supera alcune migliaia di formiche, la cura della covata prosegue su più fronti e le nascite possono moltiplicarsi oltre il controllabile in formiche anche a crescita lenta.
Inoltre le dimensioni degli abitanti stessi incidono sulle dimensioni dei nidi: una colonia di Pheidole pallidula, anche di 10.000 formiche, occupa necessariamente meno spazio di una di Messor!
Il momento migliore per il trasferimento sarà la primavera, quando il risveglio renderà la colonia più incline a trovare un ambiente nuovo e accogliente. A questo scopo questo inverno non manterrò in casa il nido ma lo porterò almeno un paio di mesi nel garage, in modo che rallentino e siano ben disposte a trovare al più presto un luogo caldo e asciutto per riprendere le attività.
Ora però si tratta di risolvere alcuni problemi tecnici che le mie esigenze (e le loro) impongono.
Il nido deve essere per forza più grande, ma i blocchi di gasbeton hanno una superficie limitata (62 x 25 cm) e il bisogno di poterli trasportare agevolmente mi impedisce di dirottare su strutture modulari o ripiegare sul gesso (più peso, più problemi di umidificazione).
L’unica soluzione che mi permette di raddoppiare la superficie abitabile è ovviamente di sfruttare entrambe le facciate di un blocco unico (spessore in questo caso 12 cm).
Questo richiede la foratura di passaggi interni fra una facciata e l’altra, col rischio che le formiche possano scavare il blocco e occultarsi all’interno; per evitare questo inconveniente introdurrò spezzoni di tubo in plastica da 8 mm di diametro interno nei collegamenti. Oltre ad impedire che scavino nel mezzo, renderanno i passaggi abbastanza stretti da rendere difficile o molto scomodo, ad esempio, che la regina decida di installarsi lì dentro.
Porterò la distanza fra lo spazio abitato e il bordo del vetro a 3 cm, per limitare più a lungo possibile i rischi di scavo verso l’esterno, ma per evitare di correre ai ripari in un secondo tempo, e lavorare sul modello con le formiche all’interno, metterò anche due placche di plexiglas sulle due facciate laterali.
La presenza di due facciate rende già il nido particolarmente soggetto a sbalzi interni di temperatura e umidità. Questo è inevitabile, purtroppo. L’umidificazione dovrà essere accuratamente dosata anche perché sorgerà un secondo problema: la copertura totale della superficie e la sua conseguente colorazione su tutte le facciate renderà difficile riscontrare il cambio di consistenza del gasbeton bagnato/asciutto. Inoltre, essendo il modello finale incassato in una “vasca” di materiale non traspirante, la traspirazione del gasbeton sarà notevolmente rallentata.
Devo tener conto di tutti questi limiti, se voglio che il nido non si trasformi in una trappola troppo umida per il raccolto anche ai piani superiori.
La traspirazione però potrebbe avvenire sotto l’arena e potrei lasciare alcuni centimetri liberi dal plexiglas sulle fiancate nella parte superiore. Infatti non ho mai visto le Messor scavare verso l’alto, e lì non dovrebbero verificarsi tentativi di perforazione.
Ho notato in tutti i modelli precedenti, che il fastidioso e antiestetico formarsi di escrescenze bianche di calcare, o traspirazione del gasbeton sui lati scoperti, non si verifica nelle parti coperte dal vetro. Almeno coprendole, questo problema dovrebbe risultare superato.
La chiusura su 4 lati se non altro, permetterà al formicaio di mantenere umidità più a lungo in condizioni di surriscaldamento estivo con meno apporto d’acqua dall’esterno.
Lo scavo di una facciata richiede circa 2 ore di lavoro col trapano.
Verifico che TUTTE le stanze abbiano almeno un collegamento aperto.
Per migliorare l’estetica e rendere meno innaturale possibile la pianta del formicaio, pur sfruttando in modo totale la superficie che voglio utilizzare, creo delle gallerie ad andamento irregolare, che bilanciano al meglio la regolarità dei pavimenti sovrapposti con diaframmi più sottili possibili.
Sulla sola prima facciata ho ricavato 81 stanze non più profonde di 2 cm (se si escludono i collegamenti in profondità).
In alcuni punti creo dei passaggi “nascosti” che compensano l’altrimenti inevitabile effetto “colabrodo” di tutte le stanze e le gallerie scavate sullo stesso piano.
Dopo aver stabilito strategicamente dove mettere le stanze più grandi, buco almeno 4 collegamenti fra le due facciate…
… Così, quando ho i punti d’uscita corrispettivi, creo a matita un nuovo disegno per la pianta della seconda facciata cercando di variare l’effetto rispetto al precedente. Posso ora scavare la seconda parte del nido, cosa che richiede altre due ore.
Il nido finale conta 160 stanze + i corridoi di collegamento.
Dovrò ora decidere dove ricavare le uscite laterali per collegarmi al vecchio nido e per i futuri esperimenti.
Ne scavo una per lato, scegliendo sempre il lato destro; non c’è un motivo particolare, ma almeno un tunnel d’accesso diretto alle stanze del nido è indispensabile: qui, avendo due facciate, devo avere almeno due uscite facoltative. Non si sa mai a cosa potrebbero servire in futuro!
Certo è che, girando il blocco, in conclusione ho un’uscita laterale sia a destra che a sinistra!
Scavo nella parte centrale della sezione laterale, perché in quella superiore e inferiore, tubi fuoriuscenti potrebbero dare noia agli agganci vetro-plexiglas, che fisserò con i soliti tasselli a “L”.
Sarebbe bello poter collegare il formicaio all’arena con più entrate, ma le difficoltà d’eventuale rimozione della teca superiore e le difficoltà nel suo stesso posizionamento mi convincono a mantenere una sola entrata, sigillata e fissata ai bordi sopra e sotto con colla a caldo.
Uso un tubo a sezione poco più grande di quelli interni: le foraggiatici devono poter portare all’interno anche prede abbastanza grandi, entrare e uscire numerose; scelgo un tubo a sezione interna di 1 cm, come quelli già usati in precedenza per gli ingressi.
Ora bisogna colorare bene tutta la superficie per migliorare l’estetica del nido. Userò sia acrilici spray, che la tecnica del pennello, che consente una precisa rifinitura dei particolari!
In ambiente aerato, inizio a verniciare con un color ocra tutte le stanze interne. È il colore più naturale che ho trovato, a parte un marrone scuro che renderebbe le formiche meno visibili.
È importante mentre si colora, girare il blocco da verniciare sui quattro lati, perché a ogni giro ci si accorge di parti che non hanno preso bene il colore, e la vernice va passata più volte, se si vuole un colore omogeneo.
Se si potesse trovare un ocra più chiaro sarebbe meglio, ma il mercato offre un numero limitato di colori…
Lasciato asciugare per alcune ore in ambiente asciutto il blocco, metto un colore di contrasto, che permetterà alle gallerie interne d’essere più visibili sul fondo. In questo caso dovrò usare un pennello e della tempera diluita, altrimenti sarei costretto a mascherare tutte le gallerie e ne risulterebbe un lavoro improbo.
L’acrilico non impedisce la traspirazione del materiale, e permette di assorbire ugualmente l’acqua, ma impedisce di vedere quando e quanto il gasbeton sia bagnato.
La parte superiore del blocco e quella inferiore non vengono colorate: assorbimento e traspirazione dell’acqua avverranno così molto meglio, anche se la parte superiore sarà relativamente coperta dall’arena.
Una volta asciugato e lasciato riposare alcuni giorni il colore, siamo pronti per chiudere il formicaio con le lastre di vetro.
Uso sempre il vetro per il gasbeton, soprattutto con i Messor, perché è meno soggetto a rovinarsi del plexiglas e migliore per fare fotografie.
Per scongiurare future fughe ed evitare la brutta traspirazione di sali dal materiale (cosa che risalta maggiormente sul color noce del fondo) chiudo anche i lati con lastre di plexiglas (che può essere facilmente bucato).
Prima di fissare il tutto, posiziono i ritagli di plexiglas e stabilisco dove forare (i fori dei collegamenti sono ovviamente in posizioni obbligate!) e mi aiuto mantenendo in posizione le lastre di vetro con qualche giro si scotch. Non è importante che i bordi plexi-vetro combacino perfettamente, in quel caso basterà un poco di colla a caldo per sigillare la fessura (un poco di traspirazione non fa male) nel caso si noti attività di scavo in quella direzione.
Una volta preparate tutte le sezioni, applico i tasselli a L con le viti in modo che vadano in pressione, mettendo una leggera guarnizione di gomma sotto il tassello (tagliato da una camera d’aria per biciclette) dal lato del vetro.
Questo serve a migliorare la tenuta, ma anche ad evitare una pressione diretta del metallo sul vetro; ricordiamo che le lastre sono pur sempre fragili e molto grandi!
Proprio per questo fisso due tasselli corti anche al centro delle facciate, sopra e sotto. L’elasticità della lastra potrebbe permetterle di scostarsi dalla facciata del gasbeton lasciando spiragli indesiderati, che le formiche riempirebbero subito di detriti e scarti, aumentando il problema.
Il nido è pronto per quel che riguarda l’estetica e la funzionalità. Ora posso imballarlo con cura e riporlo in attesa della primavera, quando dovremo operare il trasferimento delle abitanti.
Dopo aver verificato il continuo lavoro di scavo della colonia in più punti e l’aumento esponenziale della popolazione durate tutta l’estate, mi sono convinto della necessità di operare un nuovo cambiamento di nido.
Purtroppo questi traslochi si dimostrano necessari non solo a causa dei danni alla struttura, ma anche dello sporco e proprio dall’aumento degli abitanti della colonia; quando la popolazione supera alcune migliaia di formiche, la cura della covata prosegue su più fronti e le nascite possono moltiplicarsi oltre il controllabile in formiche anche a crescita lenta.
Inoltre le dimensioni degli abitanti stessi incidono sulle dimensioni dei nidi: una colonia di Pheidole pallidula, anche di 10.000 formiche, occupa necessariamente meno spazio di una di Messor!
Il momento migliore per il trasferimento sarà la primavera, quando il risveglio renderà la colonia più incline a trovare un ambiente nuovo e accogliente. A questo scopo questo inverno non manterrò in casa il nido ma lo porterò almeno un paio di mesi nel garage, in modo che rallentino e siano ben disposte a trovare al più presto un luogo caldo e asciutto per riprendere le attività.
Ora però si tratta di risolvere alcuni problemi tecnici che le mie esigenze (e le loro) impongono.
Il nido deve essere per forza più grande, ma i blocchi di gasbeton hanno una superficie limitata (62 x 25 cm) e il bisogno di poterli trasportare agevolmente mi impedisce di dirottare su strutture modulari o ripiegare sul gesso (più peso, più problemi di umidificazione).
L’unica soluzione che mi permette di raddoppiare la superficie abitabile è ovviamente di sfruttare entrambe le facciate di un blocco unico (spessore in questo caso 12 cm).
Questo richiede la foratura di passaggi interni fra una facciata e l’altra, col rischio che le formiche possano scavare il blocco e occultarsi all’interno; per evitare questo inconveniente introdurrò spezzoni di tubo in plastica da 8 mm di diametro interno nei collegamenti. Oltre ad impedire che scavino nel mezzo, renderanno i passaggi abbastanza stretti da rendere difficile o molto scomodo, ad esempio, che la regina decida di installarsi lì dentro.
Porterò la distanza fra lo spazio abitato e il bordo del vetro a 3 cm, per limitare più a lungo possibile i rischi di scavo verso l’esterno, ma per evitare di correre ai ripari in un secondo tempo, e lavorare sul modello con le formiche all’interno, metterò anche due placche di plexiglas sulle due facciate laterali.
La presenza di due facciate rende già il nido particolarmente soggetto a sbalzi interni di temperatura e umidità. Questo è inevitabile, purtroppo. L’umidificazione dovrà essere accuratamente dosata anche perché sorgerà un secondo problema: la copertura totale della superficie e la sua conseguente colorazione su tutte le facciate renderà difficile riscontrare il cambio di consistenza del gasbeton bagnato/asciutto. Inoltre, essendo il modello finale incassato in una “vasca” di materiale non traspirante, la traspirazione del gasbeton sarà notevolmente rallentata.
Devo tener conto di tutti questi limiti, se voglio che il nido non si trasformi in una trappola troppo umida per il raccolto anche ai piani superiori.
La traspirazione però potrebbe avvenire sotto l’arena e potrei lasciare alcuni centimetri liberi dal plexiglas sulle fiancate nella parte superiore. Infatti non ho mai visto le Messor scavare verso l’alto, e lì non dovrebbero verificarsi tentativi di perforazione.
Ho notato in tutti i modelli precedenti, che il fastidioso e antiestetico formarsi di escrescenze bianche di calcare, o traspirazione del gasbeton sui lati scoperti, non si verifica nelle parti coperte dal vetro. Almeno coprendole, questo problema dovrebbe risultare superato.
La chiusura su 4 lati se non altro, permetterà al formicaio di mantenere umidità più a lungo in condizioni di surriscaldamento estivo con meno apporto d’acqua dall’esterno.
Lo scavo di una facciata richiede circa 2 ore di lavoro col trapano.
Verifico che TUTTE le stanze abbiano almeno un collegamento aperto.
Per migliorare l’estetica e rendere meno innaturale possibile la pianta del formicaio, pur sfruttando in modo totale la superficie che voglio utilizzare, creo delle gallerie ad andamento irregolare, che bilanciano al meglio la regolarità dei pavimenti sovrapposti con diaframmi più sottili possibili.
Sulla sola prima facciata ho ricavato 81 stanze non più profonde di 2 cm (se si escludono i collegamenti in profondità).
In alcuni punti creo dei passaggi “nascosti” che compensano l’altrimenti inevitabile effetto “colabrodo” di tutte le stanze e le gallerie scavate sullo stesso piano.
Dopo aver stabilito strategicamente dove mettere le stanze più grandi, buco almeno 4 collegamenti fra le due facciate…
… Così, quando ho i punti d’uscita corrispettivi, creo a matita un nuovo disegno per la pianta della seconda facciata cercando di variare l’effetto rispetto al precedente. Posso ora scavare la seconda parte del nido, cosa che richiede altre due ore.
Il nido finale conta 160 stanze + i corridoi di collegamento.
Dovrò ora decidere dove ricavare le uscite laterali per collegarmi al vecchio nido e per i futuri esperimenti.
Ne scavo una per lato, scegliendo sempre il lato destro; non c’è un motivo particolare, ma almeno un tunnel d’accesso diretto alle stanze del nido è indispensabile: qui, avendo due facciate, devo avere almeno due uscite facoltative. Non si sa mai a cosa potrebbero servire in futuro!
Certo è che, girando il blocco, in conclusione ho un’uscita laterale sia a destra che a sinistra!
Scavo nella parte centrale della sezione laterale, perché in quella superiore e inferiore, tubi fuoriuscenti potrebbero dare noia agli agganci vetro-plexiglas, che fisserò con i soliti tasselli a “L”.
Sarebbe bello poter collegare il formicaio all’arena con più entrate, ma le difficoltà d’eventuale rimozione della teca superiore e le difficoltà nel suo stesso posizionamento mi convincono a mantenere una sola entrata, sigillata e fissata ai bordi sopra e sotto con colla a caldo.
Uso un tubo a sezione poco più grande di quelli interni: le foraggiatici devono poter portare all’interno anche prede abbastanza grandi, entrare e uscire numerose; scelgo un tubo a sezione interna di 1 cm, come quelli già usati in precedenza per gli ingressi.
Ora bisogna colorare bene tutta la superficie per migliorare l’estetica del nido. Userò sia acrilici spray, che la tecnica del pennello, che consente una precisa rifinitura dei particolari!
In ambiente aerato, inizio a verniciare con un color ocra tutte le stanze interne. È il colore più naturale che ho trovato, a parte un marrone scuro che renderebbe le formiche meno visibili.
È importante mentre si colora, girare il blocco da verniciare sui quattro lati, perché a ogni giro ci si accorge di parti che non hanno preso bene il colore, e la vernice va passata più volte, se si vuole un colore omogeneo.
Se si potesse trovare un ocra più chiaro sarebbe meglio, ma il mercato offre un numero limitato di colori…
Lasciato asciugare per alcune ore in ambiente asciutto il blocco, metto un colore di contrasto, che permetterà alle gallerie interne d’essere più visibili sul fondo. In questo caso dovrò usare un pennello e della tempera diluita, altrimenti sarei costretto a mascherare tutte le gallerie e ne risulterebbe un lavoro improbo.
L’acrilico non impedisce la traspirazione del materiale, e permette di assorbire ugualmente l’acqua, ma impedisce di vedere quando e quanto il gasbeton sia bagnato.
La parte superiore del blocco e quella inferiore non vengono colorate: assorbimento e traspirazione dell’acqua avverranno così molto meglio, anche se la parte superiore sarà relativamente coperta dall’arena.
Una volta asciugato e lasciato riposare alcuni giorni il colore, siamo pronti per chiudere il formicaio con le lastre di vetro.
Uso sempre il vetro per il gasbeton, soprattutto con i Messor, perché è meno soggetto a rovinarsi del plexiglas e migliore per fare fotografie.
Per scongiurare future fughe ed evitare la brutta traspirazione di sali dal materiale (cosa che risalta maggiormente sul color noce del fondo) chiudo anche i lati con lastre di plexiglas (che può essere facilmente bucato).
Prima di fissare il tutto, posiziono i ritagli di plexiglas e stabilisco dove forare (i fori dei collegamenti sono ovviamente in posizioni obbligate!) e mi aiuto mantenendo in posizione le lastre di vetro con qualche giro si scotch. Non è importante che i bordi plexi-vetro combacino perfettamente, in quel caso basterà un poco di colla a caldo per sigillare la fessura (un poco di traspirazione non fa male) nel caso si noti attività di scavo in quella direzione.
Una volta preparate tutte le sezioni, applico i tasselli a L con le viti in modo che vadano in pressione, mettendo una leggera guarnizione di gomma sotto il tassello (tagliato da una camera d’aria per biciclette) dal lato del vetro.
Questo serve a migliorare la tenuta, ma anche ad evitare una pressione diretta del metallo sul vetro; ricordiamo che le lastre sono pur sempre fragili e molto grandi!
Proprio per questo fisso due tasselli corti anche al centro delle facciate, sopra e sotto. L’elasticità della lastra potrebbe permetterle di scostarsi dalla facciata del gasbeton lasciando spiragli indesiderati, che le formiche riempirebbero subito di detriti e scarti, aumentando il problema.
Il nido è pronto per quel che riguarda l’estetica e la funzionalità. Ora posso imballarlo con cura e riporlo in attesa della primavera, quando dovremo operare il trasferimento delle abitanti.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
che lavoro immane!:)complimenti davvero!
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freccia - Messaggi: 238
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Re: Storia di una colonia di Messor capitatus
Grazie! Ad ogni modello si migliora sempre la qualità.
Questo deve essere fatto per rendere la vita della colonia migliore possibile, ma nel mio caso anche l'estetica e la funzionalità del modello sono importanti.
Questo nido deve essere trasportabile in un normale portabagagli di una macchina (piccola) eppure deve essere presentabile dentro una scuola o un museo, quindi anche un minimo di estetica è richiesta, ma poterlo spostare facilmente, è il mio limite!
Il costo dell'operazione non è quantificabile, ovviamente.
I materiali?
Il costo maggiore è dei vetri (2 vetri 62x25 tagliati su misura, 20 euro), poi fra tubi, gasbeton e plexiglas, + tasselli e viti, vernice, una decina di euro.
Ma il mio tempo quanto vale?
Questo deve essere fatto per rendere la vita della colonia migliore possibile, ma nel mio caso anche l'estetica e la funzionalità del modello sono importanti.
Questo nido deve essere trasportabile in un normale portabagagli di una macchina (piccola) eppure deve essere presentabile dentro una scuola o un museo, quindi anche un minimo di estetica è richiesta, ma poterlo spostare facilmente, è il mio limite!
Il costo dell'operazione non è quantificabile, ovviamente.
I materiali?
Il costo maggiore è dei vetri (2 vetri 62x25 tagliati su misura, 20 euro), poi fra tubi, gasbeton e plexiglas, + tasselli e viti, vernice, una decina di euro.
Ma il mio tempo quanto vale?
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GianniBert - Messaggi: 4499
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