Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Sezione dedicata allo studio scientifico delle formiche.

Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda Antipodean » 11/03/2017, 9:14

Vincenzo, Nylanderia a volte spruzza acido formico in un modo simile o intermedio tra quello che fanno le Prenolepis nitens che si girano verso l'aggressore con la pallina di acido sulla punta dell'addome e quello che fanno le Linepithema humile che spuzzano l'iridomyrmecina a distanza.

Le Plagiolepis similmente si girano rivolgendo l'addome all'avversario e spruzzano acido formico. Forse pero' i casi piu' eclatanti sono quelli di Oecophylla per quanto riguarda la distanza a cui arriva lo spruzzo, mentre Crematogaster e Solenopsis/Monomorium con lo sbandieramento del gastro possono far arrivare i loro veleni ad una certa distanza, piu' come metodo di dissuasione che altro perche' la vera e propria applicazione e' per contatto.

E dimenticavo, le Anoplolepis gracilipes sono efficaci spruzzatrici di acido formico di cui ne portano una quantita' indecente rispetto al peso corporeo, probabilmente la loro arma vincente.
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Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda winny88 » 11/03/2017, 13:16

Ciao, Andrea!

A parte Linepithema humile e Crematogaster, Solenopsis e Monomorium, le altre sono tutte Formicinae, per cui effettivamente si parla di "spruzzare" l'acido formico. Come detto direi che tutte le Formicinae ne sono potenzialmente capaci e può variare il quanto eclatantemente ne fanno uso.

Per quanto riguarda Linepithema humile invece io non parlerei di uno spruzzo per alcuni motivi: non si tratta di un getto singolo unidirezionale (dato che mancano proprio di una struttura come l'acidoporo atto a tale scopo) e non si tratta di colpire balisticamente un bersaglio designato. Si tratta infatti, accanto alla solita strategia dello spargimento per contatto direttamente sul corpo del nemico, di un meccanismo di flagging (lo stesso "sbandieramento" di cui parli con Solenopsis/Monomorium), cioè di "scrollamento" dal corpo, che serve a spargere l'arma chimica nell'ambiente di battaglia, quindi in maniera random e casuale . E' effettivamente la stessa identica strategia operata dai Monomorium, con l'unica differenza che nel loro caso l'arma chimica è scrollata dal pungiglione. Non è un caso che alcune componenti alcaloidi isolate sia dal veleno di Monomorium che dalle secrezioni di Linepithema humile siano esattamente le stesse, nonostante la non monofilia tra i due (quindi per convergenza evolutiva). Si tratta infatti proprio delle componenti che evidentemente sono utili ad alterare l'ambiente circostante per flagging. Anche in virtù di questa particolare composizione della loro secrezione infatti io personalmente abbandonerei l'abitudine di utilizzare il nome originale "iridomyrmecina" che sicuramente deriva solo dal fatto che precedentemente Linepithema era in Iridomyrmex.

Crematogaster in realtà non so se utilizzi lo stesso metodo di flagging. Forse lo spargimento del veleno nell'ambiente può avvenire occasionalmente in maniera casuale, ma il principale uso è proprio per contatto. Un indizio del fatto che Crematogaster intende utilizzare quel veleno per contatto sta per esempio nel fatto che, rispetto a Monomorium e Solenopsis, il pungiglione non è rigido (e non può inoculare), ma è morbido e flessibile. E' di fatto, cioè, un vero e proprio "pennellino".
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Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda Antipodean » 11/03/2017, 20:25

Vincenzo garantisco che le Linepithema non hanno bisogno di entrare in contatto con gli avversari, non hanno la gittata delle Formicinae, ma non devono necessariamente toccare. Tapinoma melanocephalum sono troppo piccoli per poter affermarlo, ma danno anche loro l'impressione di avere la capacita' di "spruzzare" (tra virgolette) le sostanze tossiche.

E' invece interessante che gli Iridomyrmex, per quanto abbiano un odore da Tapinoma usino principalmente o quasi esclusivamente le mandibole nelle interazione aggressive, e garantisco, mordono ben bene.
Preciso ... I morti tra gli avversari sono appiccicosi e coperti da secrezione, ma non ho mai visto una formica nemica uccisa da queste secrezioni anche applicate in quantita', ed i nemici morti sono sempre quelli fatti a pezzi, forse serve di piu' per marchiare i nemici o funziona come feromone d'allarme, un po' come le sostanze che i minor delle Pheidole pennellano sui bersagli su cui si avventano poi i soldati.

Quando abitavo a Darwin ho raccolto su pennellini quantita' notevoli di secrezioni dai grossi Iridomyrmex del gruppo purpureus (a Darwin ci sono I. sanguineus ed I. reburrus) e le ho applicate su formiche di altri generi anche in abbondanza, ma al di la' di infastidire le formiche a cui veniva applicata che si ripulivano con attenzione nessuna di queste e' morta.
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Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda winny88 » 11/03/2017, 21:22

Sì, sì, non metto in dubbio che Linepithema possa agire sul bersaglio anche a distanza, anzi sono sicuro e in pratica dico la stessa cosa. Solo che, come dicevo, non è un vero metodo a spruzzo (più che spruzzo per capire cosa intendo forse sarebbe più utile la parola "getto" o "mitto", come quello delle Formicinae), ma uno spargimento che andando in direzioni random copre anche i nemici in prossimità dell'operaia di Linepithema. Forse per alcuni versi è un metodo anche più vantaggioso perché diminuisce la portata, ma aumenta l'"area" del danno, potendo raggiungere anche vari obiettivi contemporaneamente. Una "granata" insomma invece che un "fucile".
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Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda winny88 » 11/03/2017, 21:31

Ah, anche io direi che l'effetto di queste secrezioni non sia, almeno quasi mai, direttamente mortale sulle formiche avversarie, ma ne determini comunque un vantaggio in battaglia. Un esempio che mi viene in mente: una volta raccolsi varie regine di Camponotus vagus in un unico contenitore di trasporto. Iniziarono ad attaccarsi a spruzzi di acido formico. Molte rimasero completamente immobili, apparentemente morte. A casa poi quei "cadaveri" si rianimarono entro poche decine di minuti dopo la separazione delle regine. Per cui quell'acido formico doveva aver fortemente stordito le regine. Quanto basta insomma per neutralizzare un avversario. Notare che si tratta di un caso di efficacia di un'arma chimica con un nemico conspecifico. L'acido formico insomma è efficace anche sulle stesse Formicinae. Infatti io molte volte credo che la ragione delle morie delle colonie in provetta di alcune Formicinae (Camponotus in primis) possa essere dovuta all'autointossicazione con l'acido formico in un ristretto ambiente da cui non possono allontanarsi.
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Re: Strategie difensive ed evoluzione in Formicidae

Messaggioda Antipodean » 12/03/2017, 21:22

Vincenzo,

non sai quante regine di Camponotus mi sono morte per auto intossicazione da acido formico, saranno di origine giapponese ;P Se le catturi fanno seppuku ... Le Anoplolepis anche peggio, ne avevo prese un botto a Bali non capendo che roba erano, il 90% erano morte entro 30 secondi, alla fine sono riuscito a salvarne una e la ho lasciata a Fabrizio che una volta ottenuta un'operaia le ha entrambe giustamente alcolizzate.

Quello che faccio adesso quando penso che ci siano Camponotus in giro e' avare con me un barattolo da analisi con un pezzo di fazzolettino di carta (o carta da cucina) cosi' se la regina decide di spruzzare acido si assorbe almeno parzialmente, e se spruzzano acido quando le raccolgo gli do una lavata con acqua (io giro sempre con una bottiglietta, ho vissuto 16 anni ai tropici:) ed una asciugata prima di andare in provetta. Inoltre evito accuratamente prede vive in spazi limitati con tutti i Formicinae.

Le armi chimiche e non utilizzate dalle formiche sono forse l'argomento che ho osservato di piu' ed a cui sono piu' interessato, ed al di la' di secrezioni dalla ghiandola anale e da evoluzioni varie dell'aculeo e delle ghiandole associate sono interessanti per molte specie le secrezioni difensive mandibolari (Camponotus, Calomyrmex, Lasius) e in alcuni casi dal torace (Camponotus, Crematogaster). Il gruppo a mio avviso piu' interessante sono i Myrmicinae perche' la perdita o la riduzione dell'efficacia dell'aculeo hanno portato ad una pletora di armi difensive.
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