Un
formicaio artificiale è, al pari di un acquario, la riproduzione di un habitat, e ogni habitat presenta certi parametri e ha precise caratteristiche.
Quando decidiamo come fare il nostro formicaio, dobbiamo tenere in considerazione due aspetti principali:

1) Deve essere un ambiente ospitale per la nostra colonia e presentare tutti gli elementi
indispensabili a mantenerla in salute e consentirle di ingrandirsi;

2) Deve consentire a noi di poter osservare la nostra colonia senza causare “disturbo” alla stessa,
così da gustarci questo peculiare tipo di allevamento (come avviene in un acquario).

Un formicaio è composto anzitutto da due parti:




1) Formicaio vero e proprio;




2) Arena.


Il formicaio rappresenta lo spazio interno dove si svolge la maggior parte della vita della nostra colonia. E’ costituito essenzialmente da tunnel e stanze.

L’arena è invece la zona di foraggiamento e rappresenta lo spazio esterno del formicaio. E’ il luogo dove le nostre formiche “escono” per cercare cibo ed acqua e rappresenta l’areale che loro difendono.

Elementi indispensabili per la colonia

Gli elementi indispensabili per la colonia, in funzione della specie in possesso, sono:

(clicca sul titolo per visitare la sezione corrispondente)

1) Giusto materiale del formicaio;

2) Giusta dimensione e ambientazione dell’arena;

3) Giusta alimentazione;

4) Giusto grado di umidità;

5) Giusta temperatura;

6) Giusta luminosità.




Materiale del formicaio:

Per scegliere quale materiale usare conviene guardare ciò che avviene in natura. Essenzialmente le specie si dividono in due tipi principali. Le specie arboricole preferiranno formicai fatti nel legno, mentre specie terricole preferiranno nidi in terra, sabbia, argilla, gesso, y-tong, gasbeton.


Questo aspetto non è da sottovalutare, poiché specie particolarmente sensibili possono manifestare una sorta di “stress” causato dalla detenzione in un materiale non di loro gradimento e, in tali condizioni, possono deporre meno, mostrare difficoltà varie e, nei casi più gravi, smettere di deporre lasciando la colonia morire.

I formicai dovrebbero crescere insieme alla colonia. Quindi è del tutto controproducente porre colonie piccole in formicai enormi. Le operaie rischieranno, infatti, di perdersi e morire. Inoltre lo spazio vuoto non verrebbe tenuto pulito dalle poche operaie, causando la proliferazione di funghi e batteri (anche patogeni). Tutti i parametri sono più difficili da tenere sotto controllo e si rischia di causare un blocco alla crescita della colonia o, ancora peggio, la morte della stessa.

Meglio far passare la colonia da diversi formicai di "accrescimento" e solo quando avrà raggiunto diverse centinaia di operaie porla in un formicaio molto grande.



Giusta dimensione a ambientazione dell’arena:

L’arena è un misto di praticità, gusto estetico ed utilità (sia per noi che per le formiche stesse). Le dimensioni devono essere adatte alla colonia, tenendo in considerazione il fatto che in natura le operaie si allontanano dal formicaio solo nel momento in cui non trovano sufficiente cibo nei paraggi e, comunque, il numero di operaie che usciranno sarà sempre una esigua minoranza del numero complessivo di operaie della colonia.

Inutili sono, quindi, arene giganti per coloniette di poche decine di esemplari. Spazi troppo grandi possono, al contrario, causare disturbo, poiché le operaie possono sentirsi meno al sicuro avendo più spazio da dover controllare e difendere.



Il materiale da usare va scelto con cura. Teniamo presente che fondi di terra o sabbia troppo profondi potrebbero indurre colonie terricole a scavare e a portare la colonia sotto terra nell’arena (anziché usare il formicaio che gli abbiamo costruito). Così come l’aggiunta di pietre grosse può indurre la colonia a cercare riparo al di sotto di questa. Un modo di evitare tutto ciò è porre prima le pietre (incollandole magari al pavimento dell’arena, per poi disporre un sottile strato di terra, sabbia o altro materiale. Ricordiamoci infine che quasi sempre le operaie portano nel formicaio granuli di sabbia e pezzi di terra per coprire spifferi o il vetro di osservazione e aiutare le larve a creare i bozzoli.



Giusta alimentazione:

Non c’è al riguardo una linea precisa. Bisogna solo basarsi sulle esigenze della singole specie. Ciò di cui tutte hanno bisogno sono anzitutto:

1) Proteine (soprattutto regina e stadi larvali);

2) Carboidrati (soprattutto operaie);

Le fonti proteiche possono essere le più disparate. Le più comuni sono il latte, uova e gli insetti (questi ultimi sicuramente i più graditi e naturali … oltre che completi).




Riguardo ai carboidrati si usa soprattutto il miele che può essere lasciato in goccioline piccolissime poste su una piccola base lavabile o si può usare un batuffolo di cotone imbevuto di una soluzione di acqua e miele ( ideale per le specie più piccole che rischiano l’annegamento).






Infine ci sono gelatine per insetti e preparati casalinghi (Es. dieta Bhatkar), che offrono tutte le sostanze di cui necessita la colonia.





L’assunzione di insetti è comunque sempre consigliata per la ricchezza di proteine, carboidrati e micronutrienti.


Giusto grado di umidità:

Per alcune specie l’umidità non è un fattore importantissimo … ma per altre è essenziale. La Myrmica rubra, per esempio, richiede abbondante umidità del formicaio, mentre le Messor o le Camponotus vagus vivono bene anche in formicai più asciutti. Bisogna documentarsi bene su questo parametro così da decidere, in fase di costruzione del nido, quale metodo usare per creare il giusto tasso di umidità.



Si possono creare camere da riempire di acqua internamente al materiale o esternamente, si può usare una provetta attaccata ad una delle aperture del formicaio, si possono creare piedi da immergere in bacinelle o si può semplicemente versare dell’acqua nell’ arena. Esistono molte soluzioni ma, la più diffusa, è sicuramente la creazione di stanze isolate dal formicaio da riempire ogni tanto.







Giusta temperatura:

La temperatura è un fattore importante poiché stabilisce il grado di attività della colonia. Sicuramente far vivere la stagionalità (le 4 stagioni) è il modo più naturale per evitare brusche variazioni di temperatura (a volte letali), ma in cattività principalmente l’anno è diviso in due stagioni:

periodo di attività (primavera-estat-autunno con temperature tra i 20 e i 28 °C)

periodo di ibernazione (fine autunno-inverno con temperature dai 2 agli 8 °C)

Questi valori sono solo indicativi. Spesso colonie sono sopravvissute a giorni in cui le temperature sono scese sotto lo 0. Ma ricordiamo che anche quando la temperatura scende molto sotto lo 0, appena pochi centimetri sotto terra la temperatura è di diversi gradi sopra lo 0.

Cosa diversa sono le specie tropicali che, il più delle volte, richiedono costanti valori di temperatura durante tutto l’anno, ottenibili mediante l’uso di lampade riscaldanti, tappeti elettrici riscaldanti, cavetti riscaldanti, ecc.



Giusta luminosità:

La luminosità è uno dei fattori sui quali meno si sa. Che gioco ruoli e la sua importanza è ancora da capire appieno. Alcune specie amano il crepuscolo ed escono fuori in tarda serata o notte … altre preferisono ambienti molto luminosi.

E’ comunque sempre consigliabile dare alla colonia un “fotoperiodo”… così da riprodurre al meglio il ritmo giorno/notte.



I vetri del formicaio, soprattutto per le specie più sensibili alla luce, possono essere coperti con carta trasparente color rosso o essere coperti totalmente. Ma la maggior parte delle specie si abitua anche a non aver alcuna copertura.






In fase di fondazione, al contrario, è sempre meglio lasciare la regina al buio. Questo per causarle il meno stress possibile. Essendo sola è infatti più facilmente stressabile, poiché per istinto percepisce pericoli ovunque. Quindi conviene tenere la provetta contenente la regina in una scatola chiusa o in un cassetto.




Questa breve guida vuole gettare solo delle basi molto generiche al fine di capire meglio le schede di allevamento delle singole specie che troverete sul sito.