Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
In questi giorni si stanno schiudendo tutte le uova finora deposte.
Ci sono migliaia di larve affamate e le formiche sono quanto mai attive ed affamate.
Ho osservato una cosa che forse dipende dalla struttura del nido artificiale: la parte superiore del blocco centrale di cartone costruito nel legno, scivola regolarmente verso il basso, tanto che el operaie devono di tanto in tanto ricostruire le stanze superiori.
Credo che questo sia dovuto al fatto che da un lato il cartone si attacca al vetro, e questo è più scivoloso non offrendo un buon ancoraggio alla struttura.
E' già la terza volta da questa primavera che la parte alta del nucleo centrale si "svuota”!
Ci sono migliaia di larve affamate e le formiche sono quanto mai attive ed affamate.
Ho osservato una cosa che forse dipende dalla struttura del nido artificiale: la parte superiore del blocco centrale di cartone costruito nel legno, scivola regolarmente verso il basso, tanto che el operaie devono di tanto in tanto ricostruire le stanze superiori.
Credo che questo sia dovuto al fatto che da un lato il cartone si attacca al vetro, e questo è più scivoloso non offrendo un buon ancoraggio alla struttura.
E' già la terza volta da questa primavera che la parte alta del nucleo centrale si "svuota”!
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Si sta manifestando un problema tecnico imprevisto: entrambe le strutture interne in legno si stanno lentamente "abbassando”.
E' come se tutti i ripiani di cartone costruiti dalle formiche nel legno si stessero abbassando lasciando scoperto/aperto il nucleo superiore. In realtà sembra che la causa di questo svuotamento sia dovuta alle scorie che le formiche portano ininterrottamente in arena.
Saltuariamente devo ripulire l'esterno da innumerevoli briciole di quello che sembrerebbe lo stesso materiale triturato che forma il nucleo interno.
Che questo "cartone” abbia una durata nel tempo?
Ho provato a fornire loro diversi materiali, ma nessuno di questi è stato trasportato all'interno a scopo edile, quindi le formiche non sembrano (nel mio caso) attingere all'esterno per costruire la struttura interna.
Probabile che nel nucleo di un albero la trasformazione in padiglioni abitativi possa contare su talmente tanto materiale che questo problema non venga avvertito, oppure che al momento del taglio ed esplorazione di un nido in natura non possa essere registrato, in quanto nessuno sa "cosa c'era prima”.
Di fatto le formiche stanno rosicando ai limiti ogni singola struttura di cartone.
Cosa faranno quando questo sarà ridotto ai minimi termini? Lo sostituiranno, o torneranno semplicemente ad abitare i locali in gasbeton come all'origine?
Devo provare a introdurre in qualche modo materiale da costruzione, magari segatura o simili?
Che ne dite?
E' come se tutti i ripiani di cartone costruiti dalle formiche nel legno si stessero abbassando lasciando scoperto/aperto il nucleo superiore. In realtà sembra che la causa di questo svuotamento sia dovuta alle scorie che le formiche portano ininterrottamente in arena.
Saltuariamente devo ripulire l'esterno da innumerevoli briciole di quello che sembrerebbe lo stesso materiale triturato che forma il nucleo interno.
Che questo "cartone” abbia una durata nel tempo?
Ho provato a fornire loro diversi materiali, ma nessuno di questi è stato trasportato all'interno a scopo edile, quindi le formiche non sembrano (nel mio caso) attingere all'esterno per costruire la struttura interna.
Probabile che nel nucleo di un albero la trasformazione in padiglioni abitativi possa contare su talmente tanto materiale che questo problema non venga avvertito, oppure che al momento del taglio ed esplorazione di un nido in natura non possa essere registrato, in quanto nessuno sa "cosa c'era prima”.
Di fatto le formiche stanno rosicando ai limiti ogni singola struttura di cartone.
Cosa faranno quando questo sarà ridotto ai minimi termini? Lo sostituiranno, o torneranno semplicemente ad abitare i locali in gasbeton come all'origine?
Devo provare a introdurre in qualche modo materiale da costruzione, magari segatura o simili?
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Per quanto le temperature siano lievemente calate nelle ultime due settimane, la colonia non accenna a rallentare l'attività, anche se registro un debole calo di presenze in arena rispetto alla piena estate.
Nel nido ci sono ancora tantissime larve in crescita, e se la colonia ricalca gli stessi comportamenti dell'anno scorso, sarà necessario un abbassamento delle temperature maggiore prima che le operaie cessino di uscire a foraggiare. Per ora sia carboidrati che proteine sono ancora fortemente ricercate.
La struttura interna si è annerita e ritirata verso il basso ancora un poco. Lì portano soprattutto bozzoli, le larve adesso stazionano soprattutto nelle stanze in gasbeton originali.
E' mia intenzione portare quanto prima il nido nel garage in cortile, in modo da rallentare ulteriormente la crescita della covata, e immobilizzare le formiche per l'autunno che non sembra ancora deciso ad arrivare. Le temperature esterne non rendono sotto i 10 gradi nemmeno di notte qui a Milano.
Nel nido ci sono ancora tantissime larve in crescita, e se la colonia ricalca gli stessi comportamenti dell'anno scorso, sarà necessario un abbassamento delle temperature maggiore prima che le operaie cessino di uscire a foraggiare. Per ora sia carboidrati che proteine sono ancora fortemente ricercate.
La struttura interna si è annerita e ritirata verso il basso ancora un poco. Lì portano soprattutto bozzoli, le larve adesso stazionano soprattutto nelle stanze in gasbeton originali.
E' mia intenzione portare quanto prima il nido nel garage in cortile, in modo da rallentare ulteriormente la crescita della covata, e immobilizzare le formiche per l'autunno che non sembra ancora deciso ad arrivare. Le temperature esterne non rendono sotto i 10 gradi nemmeno di notte qui a Milano.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Siamo usciti ormai da un pezzo dall'inverno e la colonia si è risvegliata regolarmente.
Il problema del collasso della struttura interna sembrava rimasto insoluto, almeno nel mese e più dall'autunno scorso, ma devo segnalare alcune novità: da qualche giorno le formiche hanno ripreso a costruire, anche se inizialmente all'esterno del nido, cioè in arena all'uscita del nido.
Di fatto hanno cominciato a elaborare i materiali esterni e formare una sorta di strato fungino con struttura simile a quella interna.
Confrontandomi con Angelo Cardillo per stimolarle a costruire internamente avevo iniziato a fornire materiali edili di tipi diversi:segatura, cotone e anche carta igienica! Non solo sembra abbiano finalmente accettato di manipolare queste sostanze, ma oggi hanno cominciato trasportare dentro schegge di legno e carta. Subito dopo mi sono accorto che già da tempo avevano cominciato a rinforzare il nucleo centrale come non facevano dall'estate scorsa!
Sono ora tentato da continuare a stimolarle inserendo direttamente dal foro di entrata materiale fine da costruzione... cosa faranno allora?
Il problema del collasso della struttura interna sembrava rimasto insoluto, almeno nel mese e più dall'autunno scorso, ma devo segnalare alcune novità: da qualche giorno le formiche hanno ripreso a costruire, anche se inizialmente all'esterno del nido, cioè in arena all'uscita del nido.
Di fatto hanno cominciato a elaborare i materiali esterni e formare una sorta di strato fungino con struttura simile a quella interna.
Confrontandomi con Angelo Cardillo per stimolarle a costruire internamente avevo iniziato a fornire materiali edili di tipi diversi:segatura, cotone e anche carta igienica! Non solo sembra abbiano finalmente accettato di manipolare queste sostanze, ma oggi hanno cominciato trasportare dentro schegge di legno e carta. Subito dopo mi sono accorto che già da tempo avevano cominciato a rinforzare il nucleo centrale come non facevano dall'estate scorsa!
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Sono ora tentato da continuare a stimolarle inserendo direttamente dal foro di entrata materiale fine da costruzione... cosa faranno allora?
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Posso aggiornare il mio diario e le mie osservazioni con un nuovo importante passaggio: come avevate capito leggendo fin qui, il vecchio nido mi stava lasciando insoddisfatto.
Le formiche non si comportavano come avrei voluto, e questo forse, a causa della struttura in cui erano alloggiate. Come sempre i miei nidi si evolvono, e anche questa volta ho fatto un passo avanti e sto sperimentando un nuovo modello che forse soddisferà le mie esigenze di osservatore.
Spinto dalle difficoltà di gestire gli spazi interni e di veder costruire a dovere il loro cartone fungino, ma anche con l'intenzione di limitare i problemi di gestione dell'umidità e di fuga delle formiche, ho provato a costruire un nido ancor più somigliante nella gestione delle stanze a quello che troviamo in natura.
Ne è nato un modello che ancora non è perfetto, anche perché, bloccato in casa da covid-19 e con quasi tutti i centri da bricolage chiusi, ho dovuto arrabattarmi con quello che avevo in casa.
L'unica cosa che ho potuto procurarmi è stato un bel foglio di sughero pressato, che nella mia fantasia dovrà servirmi da nucleo del nido.
Ho tagliato in tre sezioni 19 x 50 il foglio di sughero, poi le ho incollate, ottenendo un foglio di 22 mm di spessore.
Poi ho sezionato la parte centrale estraendo il nucleo, per creare uno spazio vuoto che simulasse l'interno di un tronco vuoto. I bordi dovevano simulare lo spessore sano del tronco, così li ho scavati col Dremel in modo da ottenere un simil-nido come avevo fatto nel gasbeton del nido precedente.
Poi ho rinforzato con due assicelle i lati sottili del nido in modo da creare due binari, in cui avrei incastrato le vetrate, che anche in questo caso saranno di plexiglas (non ho vetri adatti, non posso farmeli tagliare, e non so nemmeno se sia il caso di usare il vetro: non so come si comporterà il sughero con l'umidità! Si gonfierà? Il vetro potrebbe rompersi, mentre il plexiglas si adatta...).
Dopo aver fissato una delle pareti trasparenti, ho inserito strategicamente dei tasselli di legno di varia misura nello spazio vuoto. Serviranno a creare dei punti di resistenza: se le formiche costruiranno anche qui il loro cartone, questa volta non potrà scivolare verso il basso! I tasselli serviranno da ancoraggio e non ostacoleranno il passaggio delle formiche.
A questo punto ho inserito nello spazio rimasto una gran quantità di segatura. Un po' ho usato la polvere di sughero ricavata dallo scavo, un po' ho usato segatura di un vecchio albero, che ho raccolto tempo fa mentre giravo in un parco.
Non so se le formiche elaboreranno la segatura come hanno fatto col legno marcio del nido precedente: è un azzardo, ma non ho altro materiale idoneo per riempire lo spazio vuoto, a meno di usare carta e cartone, oppure cotone. So che L. fuliginosus usa anche questi materiali, ma io voglio tentare la strada del legno puro.
Una volta chiusa e ben fissata con dei tasselli di legno incollati ai "binari” di legno, ho dotato il tutto di un piedistallo sempre in legno. Questo mi servirà come supporto per fissare tutta la struttura al pavimento dell'arena, perché questo nido sarà al centro di una arena (come quello che ho fatto per le Messor).
Ho così fatto due buchi nel pavimento dell'arena, ho fissato con delle viti il basamento di legno, poi ho colato del gesso colorato tutt'attorno, cercando di rendere il terreno mosso e addobbandolo con qualche ramo e sassi.
Così oggi ho finalmente collegato il nuovo nido.
In pochi minuti l'arena pullulava di formiche, e poche ore dopo le operaie stavano già creando cunicoli nella segatura. Ora sto andando a letto con la speranza che l'arena non abbia falle e che la mattina mi porti buone notizie, tipo che le operaie hanno già trasferito un po' di covata nella nuova casetta...
Le formiche non si comportavano come avrei voluto, e questo forse, a causa della struttura in cui erano alloggiate. Come sempre i miei nidi si evolvono, e anche questa volta ho fatto un passo avanti e sto sperimentando un nuovo modello che forse soddisferà le mie esigenze di osservatore.
Spinto dalle difficoltà di gestire gli spazi interni e di veder costruire a dovere il loro cartone fungino, ma anche con l'intenzione di limitare i problemi di gestione dell'umidità e di fuga delle formiche, ho provato a costruire un nido ancor più somigliante nella gestione delle stanze a quello che troviamo in natura.
Ne è nato un modello che ancora non è perfetto, anche perché, bloccato in casa da covid-19 e con quasi tutti i centri da bricolage chiusi, ho dovuto arrabattarmi con quello che avevo in casa.
L'unica cosa che ho potuto procurarmi è stato un bel foglio di sughero pressato, che nella mia fantasia dovrà servirmi da nucleo del nido.
Ho tagliato in tre sezioni 19 x 50 il foglio di sughero, poi le ho incollate, ottenendo un foglio di 22 mm di spessore.
Poi ho sezionato la parte centrale estraendo il nucleo, per creare uno spazio vuoto che simulasse l'interno di un tronco vuoto. I bordi dovevano simulare lo spessore sano del tronco, così li ho scavati col Dremel in modo da ottenere un simil-nido come avevo fatto nel gasbeton del nido precedente.
Poi ho rinforzato con due assicelle i lati sottili del nido in modo da creare due binari, in cui avrei incastrato le vetrate, che anche in questo caso saranno di plexiglas (non ho vetri adatti, non posso farmeli tagliare, e non so nemmeno se sia il caso di usare il vetro: non so come si comporterà il sughero con l'umidità! Si gonfierà? Il vetro potrebbe rompersi, mentre il plexiglas si adatta...).
Dopo aver fissato una delle pareti trasparenti, ho inserito strategicamente dei tasselli di legno di varia misura nello spazio vuoto. Serviranno a creare dei punti di resistenza: se le formiche costruiranno anche qui il loro cartone, questa volta non potrà scivolare verso il basso! I tasselli serviranno da ancoraggio e non ostacoleranno il passaggio delle formiche.
A questo punto ho inserito nello spazio rimasto una gran quantità di segatura. Un po' ho usato la polvere di sughero ricavata dallo scavo, un po' ho usato segatura di un vecchio albero, che ho raccolto tempo fa mentre giravo in un parco.
Non so se le formiche elaboreranno la segatura come hanno fatto col legno marcio del nido precedente: è un azzardo, ma non ho altro materiale idoneo per riempire lo spazio vuoto, a meno di usare carta e cartone, oppure cotone. So che L. fuliginosus usa anche questi materiali, ma io voglio tentare la strada del legno puro.
Una volta chiusa e ben fissata con dei tasselli di legno incollati ai "binari” di legno, ho dotato il tutto di un piedistallo sempre in legno. Questo mi servirà come supporto per fissare tutta la struttura al pavimento dell'arena, perché questo nido sarà al centro di una arena (come quello che ho fatto per le Messor).
Ho così fatto due buchi nel pavimento dell'arena, ho fissato con delle viti il basamento di legno, poi ho colato del gesso colorato tutt'attorno, cercando di rendere il terreno mosso e addobbandolo con qualche ramo e sassi.
Così oggi ho finalmente collegato il nuovo nido.
In pochi minuti l'arena pullulava di formiche, e poche ore dopo le operaie stavano già creando cunicoli nella segatura. Ora sto andando a letto con la speranza che l'arena non abbia falle e che la mattina mi porti buone notizie, tipo che le operaie hanno già trasferito un po' di covata nella nuova casetta...
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Dai primi di maggio non ho più aggiornato il diario... credevate che vi avessi abbandonati? O che la colonia fosse deperita? Niente di tutto questo!
Ho avuto troppe cose da fare e dovevo scegliere se accudire le colonie o scrivere la loro cronaca. Ho scelto ovviamente le colonie. Ma sono successe tante cose in questi mesi e ora ve le racconto.
Intanto una sorpresa: nonostante la presenza di un nuovo nido ben riscaldato e umidificato, le formiche hanno ripreso a costruire il cartone fungino anche nel nucleo del vecchio nido, aggiungendo piani sopra la vecchia struttura.
Questo significa che nel bisogno hanno saputo importare materiale dall’esterno e questo potrebbe ripetersi.
La comparsa di moltissime uova nelle stanze cartonate mi ha fatto capire che anche la regina si era trasferita, e mi aspettavo un utilizzo maggiore delle stanze periferiche nel sughero, invece, forse perché il sughero era troppo asciutto, o le stanze troppo piccole per le loro esigenze, le formiche hanno popolato soprattutto il nucleo centrale, in cui hanno iniziato subito a costruire grandi cantieri di scavo. Non che non abbiano popolato anche le stanze di sughero (come si vede sotto), ma lo hanno fatto soprattutto quando erano nei pressi del cartone umido.
Avevo lasciato seccare il vecchio nido, e questo ha contribuito a far spostare il 90% della popolazione in circa 10 giorni, ma per un lungo periodo il nucleo vecchio non è stato mai del tutto abbandonato.
Nel nido nuovo, la covata è stata spostata più volte in cerca del posto più adatto per umidità e calore, mentre dopo un mese circa di assestamento, le formiche hanno ripreso a masticare ed elaborare la base di segatura del nucleo interno e a riprodurre il fungo, con mia grande soddisfazione!
Quello di cui non avevo tenuto in debito conto è stata la grande quantità di acqua richiesta dalle formiche per assolvere a questo compito. Questo non è andato ad influire sullo spessore della segatura masticata, che si adattava perfettamente allo spazio vuoto centrale, né alla struttura periferica di sughero che, come avevo sperato, non si è gonfiata nonostante il ristagno di umidità!
Il guaio è venuto proprio dai tasselli che dovevano tenere bloccate le pareti di plexiglas, fissati internamente e collegati alle lastre con le viti, ma soprattutto al materiale di riporto che le formiche hanno usato qua e là come tappa-fessure e che in realtà si è trasformato ovunque in un “cuneo” che allargando gli interstizi, ha dato spazio a ulteriori colate di materiale.
Così verso metà giugno si è creata una voragine che ha scollato il plexiglas nella parte alta del nido, quella che non avrei mai pensato fosse la più vulnerabile.
Le formiche non potevano scappare, ma il danno sarebbe solo aumentato nel tempo, con conseguenze imprevedibili senza contare il fattore estetico, non disprezzabile se si vuole usarlo in una esposizione, e senza contare la pura difficoltà di osservazione dell’interno (le formiche riempivano di volta in volta le falle con altro materiale).
Così ho deciso che dovevo operare un nuovo trasloco.
Il lock-down era finito e potevo anche andar fuori a reperire materiali migliori e adatti a ovviare gli errori del primo prototipo, ma ormai ero scoraggiato e anche un po’ arrabbiato con me stesso per aver sottovalutato un problema tutto sommato prevedibile. Così ho deciso di tornare al buon vecchio gasbeton, dove almeno sapevo che le formiche si erao ben adattate e che non dava problemi di gestione in quanto a umidità. Il nuovo nido stavolta non non avrebbe presentato una sola grande stanza piena di legno, che avrebbe potuto alla lunga essere svuotata e in cui il cartone sarebbe scivolato verso il basso, ma una serie di stanze ampie, profonde e alte, che sarebbero servite da scheletro per il nucleo delicato del cartone.
Ho usato il solito blocco a doppia facciata, 60x25, con gallerie e stanze piccole perimetrali, con un cuore arioso ricco di sostegni, ben stipati di segatura pressata al meglio e ben inumidita. Ho scavato, colorato e riempito il nido e il 6 luglio ho collegato il nuovo nido riscaldandolo e inumidendolo per bene, inoltre ho messo beveroni, tazze di alimenti fluidi e prede proteiche nella nuova arena.
Le formiche si sono riversate freneticamente nel nuovo territorio, esplorandolo e colonizzandolo tutto in poche ore. Hanno messo a soqquadro gli strati di segatura ricavando camminamenti, ma senza intenzioni apparenti di utilizzare il nucleo come nido. Questa cosa me l’aspettavo: le formiche hanno utilizzato lo spazio abbondante a loro disposizione in un nido più grande, con stanze pulite, calde e asciutte, in cui portare la covata che più ne aveva bisogno (prima i bozzoli e le uova); hanno usufruito di tutto lo spazio di cui avevano bisogno, e nel gasbeton ce n’era parecchio in più che nel nido di sughero! Così non sono passate subito alla fase laboriosa di colonizzare il legno centrale. Ero sicuro che quello sarebbe venuto poi, appena la popolazione avrebbe cominciato a spingere verso nuovi spazi necessari, come aveva fatto nei due nidi precedenti.
Quello che mi serviva ora, era avere la certezza che la regina si fosse trasferita prima di disabilitare il nido in sughero pieno di falle.
La conferma l’ho avuta con la comparsa di ingenti quantità di uova nelle stanze alte del nuovo nido; ho visto che in questa specie quando la regina depone, le uova vengono tenute in stasi vicinissimo alla sua stanza di deposizione. Segno che la regina c’era e le condizioni erano ideali. Le operaie non abbandonano mai la regina, che se ne sta circondata da uno stuolo di nutrici; nel vecchio nido c’erano ancora un po’ di bozzoli, ma non c’erano ammassi di operaie o di uova, ed essendo il nido stretto di spessore c’erano pochi posti in cui nascondersi, così ho atteso ancora una settimana, poi ho staccato i collegamenti e aperto le vetrate del vecchio sughero. Covata non ce n’era proprio più!
Ho sbaraccato tutti i settori di cartone, verificato meglio e poi isolato e lasciato senza pentimenti il prototipo sotto un getto di acqua che ha finito di ripulire la struttura.
In data 30 agosto, ci sono stanze e stanze di covata a tutti gli stadi. Le formiche stanno crescendo settimana dopo settimana in numero, sapienza, bontà e bellezza, e da alcuni giorni stanno esplorando e rimestando gli strati di segatura finora ignorati. Non dispero che presto o tardi io possa individuare settori in chui questa segatura venga impastata, masticata e trasformata, e una nuova fase della vita di questa colonia abbia inizio.
Durante questi mesi l’alimentazione è stata alternata in questo modo: ogni due settimane circa, uovo sodo (tuorlo od albume, indifferentemente) in piccole fette da 1/2 cm o meno. Nel frattempo, blatte morte (fino a 6 al giorno, grandi!), cavallette e camole (quando ne ho), e nel secondo ciclo, invece dell’uovo, paté di pollo e tacchino per cani (a chi interessasse, uso Cèsar, scatoletta rettangolare in alluminio).
Quanto ai carboidrati, ormai ho rodato per tutte le mie colonie un semplice miscuglio comprendente zucchero bianco, zucchero di canna (70 vs 30%), un cucchiaio di miele e un pizzico di sale. Mescolo bene il tutto con acqua tiepida fino a scioglimento. Lo tengo in frigorifero e ne somministro qb in numerose tazzine in giro per l’arena. Quando le tazzine (tappi di bottiglia o capsule petri) vengono sporcate e riempite, vanno tolte e lavate. Quando il miscuglio non viene ripulito come un piatto di pizzoccheri, va tolto e lavato comunque: meglio dare tazze pulite con mistura nuova, altrimenti le formiche dopo un po' lo schifano e tendono a scartarlo.
Questo beverone piace a tutte le specie e dura a lungo.
Per bere, in alternativa alle provette col cotone, da un po’ ho adottato i classici abbeveratori per uccellini, tappati da cotone comunque, perché se no le formiche ci entrano da sotto e annegano, o li sporcano. Durano parecchio e sono più abbordabili delle provette.
La parte superiore del nido, presso l'entrata, è stata circondata dalla solita struttura di cartone e rifiuti, che viene usata anche come solarium (spesso ci portano i bozzoli) ed è un buon modo per impiegare il materiale espulso. Questa "cupola” è cresciuta relativamente in larghezza e altezza; non so se avrà un seguito, ma le formiche la mantengono "viva”.
Ho avuto troppe cose da fare e dovevo scegliere se accudire le colonie o scrivere la loro cronaca. Ho scelto ovviamente le colonie. Ma sono successe tante cose in questi mesi e ora ve le racconto.
Intanto una sorpresa: nonostante la presenza di un nuovo nido ben riscaldato e umidificato, le formiche hanno ripreso a costruire il cartone fungino anche nel nucleo del vecchio nido, aggiungendo piani sopra la vecchia struttura.
Questo significa che nel bisogno hanno saputo importare materiale dall’esterno e questo potrebbe ripetersi.
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La comparsa di moltissime uova nelle stanze cartonate mi ha fatto capire che anche la regina si era trasferita, e mi aspettavo un utilizzo maggiore delle stanze periferiche nel sughero, invece, forse perché il sughero era troppo asciutto, o le stanze troppo piccole per le loro esigenze, le formiche hanno popolato soprattutto il nucleo centrale, in cui hanno iniziato subito a costruire grandi cantieri di scavo. Non che non abbiano popolato anche le stanze di sughero (come si vede sotto), ma lo hanno fatto soprattutto quando erano nei pressi del cartone umido.
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Avevo lasciato seccare il vecchio nido, e questo ha contribuito a far spostare il 90% della popolazione in circa 10 giorni, ma per un lungo periodo il nucleo vecchio non è stato mai del tutto abbandonato.
Nel nido nuovo, la covata è stata spostata più volte in cerca del posto più adatto per umidità e calore, mentre dopo un mese circa di assestamento, le formiche hanno ripreso a masticare ed elaborare la base di segatura del nucleo interno e a riprodurre il fungo, con mia grande soddisfazione!
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Quello di cui non avevo tenuto in debito conto è stata la grande quantità di acqua richiesta dalle formiche per assolvere a questo compito. Questo non è andato ad influire sullo spessore della segatura masticata, che si adattava perfettamente allo spazio vuoto centrale, né alla struttura periferica di sughero che, come avevo sperato, non si è gonfiata nonostante il ristagno di umidità!
Il guaio è venuto proprio dai tasselli che dovevano tenere bloccate le pareti di plexiglas, fissati internamente e collegati alle lastre con le viti, ma soprattutto al materiale di riporto che le formiche hanno usato qua e là come tappa-fessure e che in realtà si è trasformato ovunque in un “cuneo” che allargando gli interstizi, ha dato spazio a ulteriori colate di materiale.
Così verso metà giugno si è creata una voragine che ha scollato il plexiglas nella parte alta del nido, quella che non avrei mai pensato fosse la più vulnerabile.
Le formiche non potevano scappare, ma il danno sarebbe solo aumentato nel tempo, con conseguenze imprevedibili senza contare il fattore estetico, non disprezzabile se si vuole usarlo in una esposizione, e senza contare la pura difficoltà di osservazione dell’interno (le formiche riempivano di volta in volta le falle con altro materiale).
Così ho deciso che dovevo operare un nuovo trasloco.
Il lock-down era finito e potevo anche andar fuori a reperire materiali migliori e adatti a ovviare gli errori del primo prototipo, ma ormai ero scoraggiato e anche un po’ arrabbiato con me stesso per aver sottovalutato un problema tutto sommato prevedibile. Così ho deciso di tornare al buon vecchio gasbeton, dove almeno sapevo che le formiche si erao ben adattate e che non dava problemi di gestione in quanto a umidità. Il nuovo nido stavolta non non avrebbe presentato una sola grande stanza piena di legno, che avrebbe potuto alla lunga essere svuotata e in cui il cartone sarebbe scivolato verso il basso, ma una serie di stanze ampie, profonde e alte, che sarebbero servite da scheletro per il nucleo delicato del cartone.
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Ho usato il solito blocco a doppia facciata, 60x25, con gallerie e stanze piccole perimetrali, con un cuore arioso ricco di sostegni, ben stipati di segatura pressata al meglio e ben inumidita. Ho scavato, colorato e riempito il nido e il 6 luglio ho collegato il nuovo nido riscaldandolo e inumidendolo per bene, inoltre ho messo beveroni, tazze di alimenti fluidi e prede proteiche nella nuova arena.
Le formiche si sono riversate freneticamente nel nuovo territorio, esplorandolo e colonizzandolo tutto in poche ore. Hanno messo a soqquadro gli strati di segatura ricavando camminamenti, ma senza intenzioni apparenti di utilizzare il nucleo come nido. Questa cosa me l’aspettavo: le formiche hanno utilizzato lo spazio abbondante a loro disposizione in un nido più grande, con stanze pulite, calde e asciutte, in cui portare la covata che più ne aveva bisogno (prima i bozzoli e le uova); hanno usufruito di tutto lo spazio di cui avevano bisogno, e nel gasbeton ce n’era parecchio in più che nel nido di sughero! Così non sono passate subito alla fase laboriosa di colonizzare il legno centrale. Ero sicuro che quello sarebbe venuto poi, appena la popolazione avrebbe cominciato a spingere verso nuovi spazi necessari, come aveva fatto nei due nidi precedenti.
Quello che mi serviva ora, era avere la certezza che la regina si fosse trasferita prima di disabilitare il nido in sughero pieno di falle.
La conferma l’ho avuta con la comparsa di ingenti quantità di uova nelle stanze alte del nuovo nido; ho visto che in questa specie quando la regina depone, le uova vengono tenute in stasi vicinissimo alla sua stanza di deposizione. Segno che la regina c’era e le condizioni erano ideali. Le operaie non abbandonano mai la regina, che se ne sta circondata da uno stuolo di nutrici; nel vecchio nido c’erano ancora un po’ di bozzoli, ma non c’erano ammassi di operaie o di uova, ed essendo il nido stretto di spessore c’erano pochi posti in cui nascondersi, così ho atteso ancora una settimana, poi ho staccato i collegamenti e aperto le vetrate del vecchio sughero. Covata non ce n’era proprio più!
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Ho sbaraccato tutti i settori di cartone, verificato meglio e poi isolato e lasciato senza pentimenti il prototipo sotto un getto di acqua che ha finito di ripulire la struttura.
In data 30 agosto, ci sono stanze e stanze di covata a tutti gli stadi. Le formiche stanno crescendo settimana dopo settimana in numero, sapienza, bontà e bellezza, e da alcuni giorni stanno esplorando e rimestando gli strati di segatura finora ignorati. Non dispero che presto o tardi io possa individuare settori in chui questa segatura venga impastata, masticata e trasformata, e una nuova fase della vita di questa colonia abbia inizio.
Durante questi mesi l’alimentazione è stata alternata in questo modo: ogni due settimane circa, uovo sodo (tuorlo od albume, indifferentemente) in piccole fette da 1/2 cm o meno. Nel frattempo, blatte morte (fino a 6 al giorno, grandi!), cavallette e camole (quando ne ho), e nel secondo ciclo, invece dell’uovo, paté di pollo e tacchino per cani (a chi interessasse, uso Cèsar, scatoletta rettangolare in alluminio).
Quanto ai carboidrati, ormai ho rodato per tutte le mie colonie un semplice miscuglio comprendente zucchero bianco, zucchero di canna (70 vs 30%), un cucchiaio di miele e un pizzico di sale. Mescolo bene il tutto con acqua tiepida fino a scioglimento. Lo tengo in frigorifero e ne somministro qb in numerose tazzine in giro per l’arena. Quando le tazzine (tappi di bottiglia o capsule petri) vengono sporcate e riempite, vanno tolte e lavate. Quando il miscuglio non viene ripulito come un piatto di pizzoccheri, va tolto e lavato comunque: meglio dare tazze pulite con mistura nuova, altrimenti le formiche dopo un po' lo schifano e tendono a scartarlo.
Questo beverone piace a tutte le specie e dura a lungo.
Per bere, in alternativa alle provette col cotone, da un po’ ho adottato i classici abbeveratori per uccellini, tappati da cotone comunque, perché se no le formiche ci entrano da sotto e annegano, o li sporcano. Durano parecchio e sono più abbordabili delle provette.
La parte superiore del nido, presso l'entrata, è stata circondata dalla solita struttura di cartone e rifiuti, che viene usata anche come solarium (spesso ci portano i bozzoli) ed è un buon modo per impiegare il materiale espulso. Questa "cupola” è cresciuta relativamente in larghezza e altezza; non so se avrà un seguito, ma le formiche la mantengono "viva”.
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Che diario meraviglioso, la specie di Lasius più bella ed interessante di tutte è tornata a farsi sentire! Ora che ho diverse coloniette di Lasius potrò provare anch'io a far fondare seriamente una regina! Coviddì permettendo, avremo l'occasione di vedere questa Big colonia all'Entomodena di settembre?
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Davrin - Messaggi: 716
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Gianni, artista e pioniere...
WOW.
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"L'ultimo passo della ragione, è il riconoscere che ci sono un'infinità di cose che la sorpassano."
Blaise Pascal
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PomAnt - Messaggi: 2784
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Situazione colonia alle soglie dell'autunno 2020: le deposizioni continuano massicce, le formiche cominciano timidamente a modellare la segatura nelle stanze periferiche, ma hanno ancora molto spazio a disposizione, e non sono ancora stimolate a farlo in modo esteso...
Nonostante l'abbassamento delle temperature, la deposizione di così tante uova mi ha sorpreso, eppure ci sono ancora tante stanze di larve e bozzoli, cosa che mi fa calcolare l'aumento degli abitanti di almeno un terzo rispetto ad ora...
Nonostante l'abbassamento delle temperature, la deposizione di così tante uova mi ha sorpreso, eppure ci sono ancora tante stanze di larve e bozzoli, cosa che mi fa calcolare l'aumento degli abitanti di almeno un terzo rispetto ad ora...
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Le uova sono state spostate, o forse c'è stata una nuova, enorme deposizione.
Qui si vedono due stanze con la covata che ho trovato oggi, ma forse ce ne sono altre nella parte nascosta del nido (sul retro, il formicaio oggi non ho potuto girarlo!).
Qui si vedono due stanze con la covata che ho trovato oggi, ma forse ce ne sono altre nella parte nascosta del nido (sul retro, il formicaio oggi non ho potuto girarlo!).
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Confermo che questa covata va ad aggiungersi a quella della scorsa settimana, quindi le uova sono almeno il doppio di quello che si vede, inoltre, sono iniziati grandi lavori nella parte centrale del nido, e le formiche iniziano a spostare, smistare ed elaborare la segatura che occupa le stanze grandi.
Ora vedremo se questo lavoro continuerà anche con il calo avvertibile delle temperature esterne.
Ora vedremo se questo lavoro continuerà anche con il calo avvertibile delle temperature esterne.
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Ciao Gianni!
Prima di rispondere a questo tuo diario volevo studiarmelo per bene... ti faccio dapprima i complimenti nella gestione di una formica così laboriosa!
Proprio ora sto progettando un nido non molto dissimile dai tuoi in gasbeton per la regina che ho rinvenuto io in data 26 giugno di quest'anno. Nel caso creerò un diario relativo alla mia di colonia, che ha avuto una serie di avvenimenti decisamente imprevisti... la regina infatti in fondazione si avvaleva dell'aiuto di 100/150 operaie di Lasius platythorax (un Lasius sensu stricto devo dire che mi ha dato molte soddisfazioni in fatto di cura della prole e della regina stessa delle parassite, veramente un gran lavoratore). Ho aggiunto verso luglio diversa covata di Lasius fuliginosus prelevata in natura da una colonia ormai di svariati anni... ho avuto la sorpresa di ritrovarmi le larve prelevate morte, nonostante fossero di un numero assolutamente curabile dalle schiave! La covata della regina era l'unica ad essere accudita, mentre le larve morte fungevano da veri e propri parassiti per le operaie, in quanto facevano un avanti e indietro a portarle dentro e fuori la provetta da morte.... veramente strano. Ho dovuto cambiare arena, con una arena assolutamente spoglia e priva di decorazione alcuna, togliendo ogni singola larva secca morta anche da dentro la provetta... la regina è comunque al giorno d'oggi in ottima salute e si possono contare diverse decine (saranno attorno al centinaio) di larve sue di dimensioni anche invidiabili. Dalla covata comunque adottata di Lasius fuliginosus, sono emerse 7 operaie veramente grosse, che curano solo la regina con costanza.
Per il discorso riguardante lo scompartimento delle varie età di larve, di bozzoli e uova ho potuto osservare nella mia colonia di Lasius (Chthonolasius) sp. la stessa cosa osservata da te e da altri allevatori nella colonia di Lasius fuliginosus... c'è anche da dire che la mia è una specie probabilmente non fra le più comuni, devo ancora prelevarne qualche operaia da osservare sotto il mio stereomicroscopio binoculare, ma credo sia un comportamento assolutamente caratteristico loro.
Prima di rispondere a questo tuo diario volevo studiarmelo per bene... ti faccio dapprima i complimenti nella gestione di una formica così laboriosa!
Proprio ora sto progettando un nido non molto dissimile dai tuoi in gasbeton per la regina che ho rinvenuto io in data 26 giugno di quest'anno. Nel caso creerò un diario relativo alla mia di colonia, che ha avuto una serie di avvenimenti decisamente imprevisti... la regina infatti in fondazione si avvaleva dell'aiuto di 100/150 operaie di Lasius platythorax (un Lasius sensu stricto devo dire che mi ha dato molte soddisfazioni in fatto di cura della prole e della regina stessa delle parassite, veramente un gran lavoratore). Ho aggiunto verso luglio diversa covata di Lasius fuliginosus prelevata in natura da una colonia ormai di svariati anni... ho avuto la sorpresa di ritrovarmi le larve prelevate morte, nonostante fossero di un numero assolutamente curabile dalle schiave! La covata della regina era l'unica ad essere accudita, mentre le larve morte fungevano da veri e propri parassiti per le operaie, in quanto facevano un avanti e indietro a portarle dentro e fuori la provetta da morte.... veramente strano. Ho dovuto cambiare arena, con una arena assolutamente spoglia e priva di decorazione alcuna, togliendo ogni singola larva secca morta anche da dentro la provetta... la regina è comunque al giorno d'oggi in ottima salute e si possono contare diverse decine (saranno attorno al centinaio) di larve sue di dimensioni anche invidiabili. Dalla covata comunque adottata di Lasius fuliginosus, sono emerse 7 operaie veramente grosse, che curano solo la regina con costanza.
Per il discorso riguardante lo scompartimento delle varie età di larve, di bozzoli e uova ho potuto osservare nella mia colonia di Lasius (Chthonolasius) sp. la stessa cosa osservata da te e da altri allevatori nella colonia di Lasius fuliginosus... c'è anche da dire che la mia è una specie probabilmente non fra le più comuni, devo ancora prelevarne qualche operaia da osservare sotto il mio stereomicroscopio binoculare, ma credo sia un comportamento assolutamente caratteristico loro.
Dario
"Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo." (Albert Einstein)
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AntBully - Messaggi: 2257
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Mi sembrava anche opportuno aggiungere una osservazione nella mia colonia di Lasius emarginatus la cui regina è stata rinvenuta probabilmente nel 2018... quest'anno la colonia è stata trasferita nel primo nido in gasbeton, verso maggio. Il nido è bastato fino ad agosto, mentre ad agosto ormai la colonia era estremamente cresciuta... Ho dovuto forzare anche in malo modo il trasloco dal vecchio nido al nuovo. Una volta traslocata la colonia, ho visto in molti angoli la presenza di un cartone di colore nero. Vedevo spesso mettere, in quell'angolo, pezzi di bozzoli e cotone, nonché anche frammenti di chitina delle prede. All'interno del cartone la struttura era veramente articolata e nascondeva all'occhio la presenza di ulteriori operaie con covata. Nel nuovo nido ho notato che la colonia ha postato lo stesso tipo di detriti all'interno di una camera, e lo spazio non è assolutamente eccessivo... suppongo quindi che il prossimo anno avrò sorprese anche da parte loro!
Dario
"Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo." (Albert Einstein)
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AntBully - Messaggi: 2257
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Ciao!
E' sempre interessante fare confronti fra i diversi allevamenti, e devo dire che il Gruppo Lasius riserva sempre delle sorprese, anche se io ho sempre un po' denigrato e ignorato queste formiche (ma solo per problemi caratteriali ), so perfettamente quanto sono laboriose e interessanti.
Sono molti quelli che hanno fatto interessanti osservazioni nei propri allevamenti ed è certo che i Lasius hanno in comune la caratteristica di elaborare i materiali per creare strutture leggere cartonate, e lo abbiamo visto sia in L. niger, che in L. emarginatus.
L. fuliginosus ha dalla sua la caratteristica di elaborare questo cartone con il micelio simbionte Cladosporium myrmecophilum, che sembra una sua caratteristica esclusiva.
Ma il fascino di queste formiche per me non è solo nella rigorosa organizzazione nel gestire la covata e nel lavorare così bene il legno dell'albero ospite, ma anche nella pura bellezza estetica: queste laboriosissime operaie col capino tondo e il colore nero-lucido sono belle di per sé, un po' il prototipo della formica dei disegni di bambini!
Vedrai che ti daranno grosse soddisfazioni!
Quello che ti raccomando è di pensare bene a come svilupperai il nido in cui vorrai ospitare la colonia "adulta”. Lo metto fra virgolette perché in realtà una colonia adulta di questa specie è davvero spaventosa e già la mia colonia è una di quelle che mi ha dato più da fare con i problemi di evasione.
Diciamo di organizzarti bene a quando comincerai a superare le 2/3000 unità!
Potendo ti consiglierei di trovare qualche sistema per farle camminare più a lungo possibile.
Intanto perché è un piacere vedere come gestiscono le loro tipiche colonne, ma soprattutto perché penso che alcune delle specie che alleviamo abbiano una vera necessità di muovere le zampe e le arene che possiamo offrire loro sono sempre miseramente insufficienti!
Io se potessi ad esempio, cercherei di prevedere un qualche collegamento fra nido ed arena usando tubi arrotolati di modo che abbiano la possibilità di svolgere questa attività fisica... Pensaci!
E' sempre interessante fare confronti fra i diversi allevamenti, e devo dire che il Gruppo Lasius riserva sempre delle sorprese, anche se io ho sempre un po' denigrato e ignorato queste formiche (ma solo per problemi caratteriali ), so perfettamente quanto sono laboriose e interessanti.
Sono molti quelli che hanno fatto interessanti osservazioni nei propri allevamenti ed è certo che i Lasius hanno in comune la caratteristica di elaborare i materiali per creare strutture leggere cartonate, e lo abbiamo visto sia in L. niger, che in L. emarginatus.
L. fuliginosus ha dalla sua la caratteristica di elaborare questo cartone con il micelio simbionte Cladosporium myrmecophilum, che sembra una sua caratteristica esclusiva.
Ma il fascino di queste formiche per me non è solo nella rigorosa organizzazione nel gestire la covata e nel lavorare così bene il legno dell'albero ospite, ma anche nella pura bellezza estetica: queste laboriosissime operaie col capino tondo e il colore nero-lucido sono belle di per sé, un po' il prototipo della formica dei disegni di bambini!
Vedrai che ti daranno grosse soddisfazioni!
Quello che ti raccomando è di pensare bene a come svilupperai il nido in cui vorrai ospitare la colonia "adulta”. Lo metto fra virgolette perché in realtà una colonia adulta di questa specie è davvero spaventosa e già la mia colonia è una di quelle che mi ha dato più da fare con i problemi di evasione.
Diciamo di organizzarti bene a quando comincerai a superare le 2/3000 unità!
Potendo ti consiglierei di trovare qualche sistema per farle camminare più a lungo possibile.
Intanto perché è un piacere vedere come gestiscono le loro tipiche colonne, ma soprattutto perché penso che alcune delle specie che alleviamo abbiano una vera necessità di muovere le zampe e le arene che possiamo offrire loro sono sempre miseramente insufficienti!
Io se potessi ad esempio, cercherei di prevedere un qualche collegamento fra nido ed arena usando tubi arrotolati di modo che abbiano la possibilità di svolgere questa attività fisica... Pensaci!
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GianniBert - Messaggi: 4499
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Guarda, in realtà ti dico... il progetto era una formicaio in gasbeton attaccato a un formicaio in legno, con vari tappi e all'interno del gasbeton delle stanze con segatura (ho colorato appositamente la superficie dello stesso con un acrilico color verd'acqua per vedere di che colore faranno il cartone... non sia mai che in realtà sia proprio il fungo a cambiare spontaneamente di colore per rendere più mimetiche le stanze interne? Chissà..). Sarebbe mia intenzione mettere lunghi tubi di collegamento fra le varie parti del nido, anche perché ho notato in una colonia in natura di questa specie che coprono aree paragonabili a Crematogaster scutellaris senza troppi indugi.
Sono formiche in realtà parecchio aggressive ho notato... proprio questa colonia ha aggredito e divorato un intero formicaio di Myrmica hellenica e l'ho pure vista catturare e uccidere una Mantis religiosa viva e vegeta senza troppi problemi. Creerò una rete di tubi alla fine, stesso progetto è per Liometopum microcephalum
Sono formiche in realtà parecchio aggressive ho notato... proprio questa colonia ha aggredito e divorato un intero formicaio di Myrmica hellenica e l'ho pure vista catturare e uccidere una Mantis religiosa viva e vegeta senza troppi problemi. Creerò una rete di tubi alla fine, stesso progetto è per Liometopum microcephalum
Dario
"Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo." (Albert Einstein)
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AntBully - Messaggi: 2257
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