Dai primi di maggio non ho più aggiornato il diario... credevate che vi avessi abbandonati? O che la colonia fosse deperita? Niente di tutto questo!
Ho avuto troppe cose da fare e dovevo scegliere se accudire le colonie o scrivere la loro cronaca. Ho scelto ovviamente le colonie. Ma sono successe tante cose in questi mesi e ora ve le racconto.
Intanto una sorpresa: nonostante la presenza di un nuovo nido ben riscaldato e umidificato, le formiche hanno ripreso a costruire il cartone fungino anche nel nucleo del vecchio nido, aggiungendo piani sopra la vecchia struttura.
Questo significa che nel bisogno hanno saputo importare materiale dall’esterno e questo potrebbe ripetersi.
- Il vecchio nido con il nucleo in cartone sta per essere restaurato e ricostruito.
La comparsa di moltissime uova nelle stanze cartonate mi ha fatto capire che anche la regina si era trasferita, e mi aspettavo un utilizzo maggiore delle stanze periferiche nel sughero, invece, forse perché il sughero era troppo asciutto, o le stanze troppo piccole per le loro esigenze, le formiche hanno popolato soprattutto il nucleo centrale, in cui hanno iniziato subito a costruire grandi cantieri di scavo. Non che non abbiano popolato anche le stanze di sughero (come si vede sotto), ma lo hanno fatto soprattutto quando erano nei pressi del cartone umido.
- Una massa di uova appena deposte testimonia il trasferimento della regina.
- Altro gruppo di uova posizionato nel nucleo centrale.
Avevo lasciato seccare il vecchio nido, e questo ha contribuito a far spostare il 90% della popolazione in circa 10 giorni, ma per un lungo periodo il nucleo vecchio non è stato mai del tutto abbandonato.
Nel nido nuovo, la covata è stata spostata più volte in cerca del posto più adatto per umidità e calore, mentre dopo un mese circa di assestamento, le formiche hanno ripreso a masticare ed elaborare la base di segatura del nucleo interno e a riprodurre il fungo, con mia grande soddisfazione!
- La struttura di cartone fungino comincia a formarsi nel nucleo centrale di segatura, in parte svuotato.
- Come si è modificata la struttura superiore, e lo stato della covata di bozzoli a giugno.
Quello di cui non avevo tenuto in debito conto è stata la grande quantità di acqua richiesta dalle formiche per assolvere a questo compito. Questo non è andato ad influire sullo spessore della segatura masticata, che si adattava perfettamente allo spazio vuoto centrale, né alla struttura periferica di sughero che, come avevo sperato, non si è gonfiata nonostante il ristagno di umidità!
Il guaio è venuto proprio dai tasselli che dovevano tenere bloccate le pareti di plexiglas, fissati internamente e collegati alle lastre con le viti, ma soprattutto al materiale di riporto che le formiche hanno usato qua e là come tappa-fessure e che in realtà si è trasformato ovunque in un “cuneo” che allargando gli interstizi, ha dato spazio a ulteriori colate di materiale.
Così verso metà giugno si è creata una voragine che ha scollato il plexiglas nella parte alta del nido, quella che non avrei mai pensato fosse la più vulnerabile.
Le formiche non potevano scappare, ma il danno sarebbe solo aumentato nel tempo, con conseguenze imprevedibili senza contare il fattore estetico, non disprezzabile se si vuole usarlo in una esposizione, e senza contare la pura difficoltà di osservazione dell’interno (le formiche riempivano di volta in volta le falle con altro materiale).
Così ho deciso che dovevo operare un nuovo trasloco.
Il lock-down era finito e potevo anche andar fuori a reperire materiali migliori e adatti a ovviare gli errori del primo prototipo, ma ormai ero scoraggiato e anche un po’ arrabbiato con me stesso per aver sottovalutato un problema tutto sommato prevedibile. Così ho deciso di tornare al buon vecchio gasbeton, dove almeno sapevo che le formiche si erao ben adattate e che non dava problemi di gestione in quanto a umidità. Il nuovo nido stavolta non non avrebbe presentato una sola grande stanza piena di legno, che avrebbe potuto alla lunga essere svuotata e in cui il cartone sarebbe scivolato verso il basso, ma una serie di stanze ampie, profonde e alte, che sarebbero servite da scheletro per il nucleo delicato del cartone.
- La struttura di gasbeton "nuda” con le ampie stanze centrali. Ampie per delle Lasius.
- Il nuovo nido con il nucleo centrale ampio, ma non completamente vuoto, dopo che avevo inserito la segatura come materiale da costruzione.
Ho usato il solito blocco a doppia facciata, 60x25, con gallerie e stanze piccole perimetrali, con un cuore arioso ricco di sostegni, ben stipati di segatura pressata al meglio e ben inumidita. Ho scavato, colorato e riempito il nido e il 6 luglio ho collegato il nuovo nido riscaldandolo e inumidendolo per bene, inoltre ho messo beveroni, tazze di alimenti fluidi e prede proteiche nella nuova arena.
Le formiche si sono riversate freneticamente nel nuovo territorio, esplorandolo e colonizzandolo tutto in poche ore. Hanno messo a soqquadro gli strati di segatura ricavando camminamenti, ma senza intenzioni apparenti di utilizzare il nucleo come nido. Questa cosa me l’aspettavo: le formiche hanno utilizzato lo spazio abbondante a loro disposizione in un nido più grande, con stanze pulite, calde e asciutte, in cui portare la covata che più ne aveva bisogno (prima i bozzoli e le uova); hanno usufruito di tutto lo spazio di cui avevano bisogno, e nel gasbeton ce n’era parecchio in più che nel nido di sughero! Così non sono passate subito alla fase laboriosa di colonizzare il legno centrale. Ero sicuro che quello sarebbe venuto poi, appena la popolazione avrebbe cominciato a spingere verso nuovi spazi necessari, come aveva fatto nei due nidi precedenti.
Quello che mi serviva ora, era avere la certezza che la regina si fosse trasferita prima di disabilitare il nido in sughero pieno di falle.
La conferma l’ho avuta con la comparsa di ingenti quantità di uova nelle stanze alte del nuovo nido; ho visto che in questa specie quando la regina depone, le uova vengono tenute in stasi vicinissimo alla sua stanza di deposizione. Segno che la regina c’era e le condizioni erano ideali. Le operaie non abbandonano mai la regina, che se ne sta circondata da uno stuolo di nutrici; nel vecchio nido c’erano ancora un po’ di bozzoli, ma non c’erano ammassi di operaie o di uova, ed essendo il nido stretto di spessore c’erano pochi posti in cui nascondersi, così ho atteso ancora una settimana, poi ho staccato i collegamenti e aperto le vetrate del vecchio sughero. Covata non ce n’era proprio più!
- Uova appena schiuse, ben distese a formare un tappeto esteso su almeno due stanze visibili.
- Un altra stanza di larvate più grandi. E' sempre impressionante come queste formiche tengano divisi gli stadi di crescita della covata, che non viene mai abbandonata a sé stessa.
Ho sbaraccato tutti i settori di cartone, verificato meglio e poi isolato e lasciato senza pentimenti il prototipo sotto un getto di acqua che ha finito di ripulire la struttura.
In data 30 agosto, ci sono stanze e stanze di covata a tutti gli stadi. Le formiche stanno crescendo settimana dopo settimana in numero, sapienza, bontà e bellezza, e da alcuni giorni stanno esplorando e rimestando gli strati di segatura finora ignorati. Non dispero che presto o tardi io possa individuare settori in chui questa segatura venga impastata, masticata e trasformata, e una nuova fase della vita di questa colonia abbia inizio.
Durante questi mesi l’alimentazione è stata alternata in questo modo: ogni due settimane circa, uovo sodo (tuorlo od albume, indifferentemente) in piccole fette da 1/2 cm o meno. Nel frattempo, blatte morte (fino a 6 al giorno, grandi!), cavallette e camole (quando ne ho), e nel secondo ciclo, invece dell’uovo, paté di pollo e tacchino per cani (a chi interessasse, uso Cèsar, scatoletta rettangolare in alluminio).
Quanto ai carboidrati, ormai ho rodato per tutte le mie colonie un semplice miscuglio comprendente zucchero bianco, zucchero di canna (70 vs 30%), un cucchiaio di miele e un pizzico di sale. Mescolo bene il tutto con acqua tiepida fino a scioglimento. Lo tengo in frigorifero e ne somministro qb in numerose tazzine in giro per l’arena. Quando le tazzine (tappi di bottiglia o capsule petri) vengono sporcate e riempite, vanno tolte e lavate. Quando il miscuglio non viene ripulito come un piatto di pizzoccheri, va tolto e lavato comunque: meglio dare tazze pulite con mistura nuova, altrimenti le formiche dopo un po' lo schifano e tendono a scartarlo.
Questo beverone piace a tutte le specie e dura a lungo.
Per bere, in alternativa alle provette col cotone, da un po’ ho adottato i classici abbeveratori per uccellini, tappati da cotone comunque, perché se no le formiche ci entrano da sotto e annegano, o li sporcano. Durano parecchio e sono più abbordabili delle provette.
La parte superiore del nido, presso l'entrata, è stata circondata dalla solita struttura di cartone e rifiuti, che viene usata anche come solarium (spesso ci portano i bozzoli) ed è un buon modo per impiegare il materiale espulso. Questa "cupola” è cresciuta relativamente in larghezza e altezza; non so se avrà un seguito, ma le formiche la mantengono "viva”.