Storia di una colonia di Messor capitatus

Raccolgo brevemente (sigh!) la cronistoria della mia colonia di Messor capitatus, perché sia d'incoraggiamento, e faccia capire quanta pazienza ci vuole, per ritrovarsi al giorno d'oggi con una fiorente colonia popolosa...
Settembre 2005, isola d’Elba: durante una vacanza piovosa, raccolgo una regina fecondata di Messor capitatus che passeggiava intontita sul bordo della strada. Appena messa in un vasetto con terra argillosa del posto in cui l’ho raccolta, ha iniziato a scavare freneticamente, arrivando al vetro della base in meno di due ore.
Non sono ancora organizzato con provette, e nessuno mi dà consigli in questa prima fase, perché non ho ancora scoperto internet e il mondo che c’è dietro. Come tanti anni fa, credo ancora d’essere solo con la mia passione, ma ho voglia di sperimentare, dopo tanti anni d’inattività.
Le regine catturate quel settembre saranno due, ma la seconda non sopravviverà all’inverno. Questa invece, posizionata sulla libreria, a temperature fra i 15 e i 22 gradi, sverna senza problemi; attraverso il fondo di vetro a fine gennaio 2006 posso vedere le prime uova che si trasformano in larve, e il 14 marzo scorgo anche la prima pupa. Ma è solo il 24 maggio che la prima operaia minuscola esce timidamente a bottinare in superficie.
Da qualche tempo avevo notato nella camera sotterranea, che le zampette non erano solo quelle della regina. La prima operaia raccoglie solertemente semi di tarassaco, ma non disdegna un frammento di prosciutto cotto.
Il 16 luglio avvisto la prima operaia di taglia decisamente più robusta. Sono restio a trasmigrare la colonia in un nido artificiale: ho paura di far danni; ma nel frattempo progetto il mio primo nido della nuova era, e sarà rigorosamente in gesso, ad andamento verticale.
Il 25 luglio è evidente un aumento delle larve e pupe. Aumentano anche le bottinatrici, anche se non riesco a verificarne l’entità. Per affrontare il periodo estivo, preparo un territorio esterno removibile con tutto il nido: un terrario aperto con al centro infossato il vasetto-nido. Posso estrarre il vasetto dal terreno e verificare periodicamente e relativamente come va la covata, ma almeno le operaie sono libere di muoversi all’aria aperta. Metto il tutto sul davanzale della finestra dove tengo i gerani, un posto al sicuro dalle Lasius Emarginatus che nel frattempo mi hanno aggredito altre colonie sperimentali, distruggendole, dato che lì sembra non vogliano andare.
Agosto e settembre trascorrono così senza problemi, con le operaie che raccolgono normalmente nel territorio esterno, senza andare oltre il bordo del piccolo terrario.
Le foraggio anche d’insetti morti, sempre semi di tarassaco o altri piccoli semi che riesco a raccogliere nei prati (faccio diversi esperimenti!); non sembrano raccogliere altri semi, come quelli di miglio, perché forse sono ancora troppo piccole per masticare quelli più grossi.
Finalmente, spinto dalla necessità di poter VEDERE quello che succede nella mia piccola colonia, il 1 ottobre ho terminato il nido di gesso e passo a travasare direttamente il vasetto di terra nell’arena esterna al quale l’ho collegato: il panico è generale, ma già la mattina dopo il ribaltamento (eseguito la sera tardi), la regina, parte delle operaie e tutte le uova e larve, sono al sicuro nelle stanze di gesso!
Le operaie, che adesso posso valutare in 100-150 unità, lavorano freneticamente per ribaltare, setacciare, smuovere ogni frammento di terra originale, alla ricerca di tutti i semi raccolti nella stagione estiva.
La famiglia si è adattata bene al nuovo nido; faccio solo un po’ di fatica a trovare il giusto tasso di umidità del gesso, ma l’orientamento verticale del nido è favorevole: hanno diviso le camere ad hoc, con depositi di semi in alto, e regina e larve sul fondo; le esploratrici escono regolarmente.
Ho scoperto che sono nate almeno 3-4 operaie medie dalla testa grossa, segno che stanno bene, dato il numero limitato d’operaie relativo.
Novembre-dicembre 2006
Ho deciso di non ibernare la colonia, e la tengo nei pressi del termosifone della cucina. Questa scelta porta risultati sconvolgenti per la piccola popolazione. Non avevo calcolato che casa mia, abbastanza fresca anche d’estate, non aveva favorito la crescita della popolazione, mentre l’improvviso alzarsi delle temperature sortisce un effetto inaspettato per la stagione: le Messor esplodono numericamente e la regina ha deposto decine di uova che si sono rapidamente sviluppate.
2 gennaio 2007: la popolazione è sicuramente intorno ai 200 individui, e 40-60 larve e ninfe sono sempre presenti, in grado di svilupparsi in pupe e “maturare” in operaie in circa un mese. Le operaie spostano spesso larve e uova nel tubo esterno che passa vicino al calorifero, esponendole senza problemi alla luce naturale esterna. Nel frattempo la regina continua a deporre uova, che sono sempre almeno una trentina.
L’attività delle nutrici è notevole. Non sono ancora riuscito ad assistere alla deposizione delle uova, ma è sempre abbastanza facile vedere il risveglio di una ninfa, attraverso la maturazione da bianco lattiginoso a marroncino biscottato, con i primi movimenti incerti dell’operaia, spesso lasciata a sé stessa.
Sembra che per ora le operaie non gradiscano miele, anche misto a latte (apprezzato da rufa e fusca), questo è sistematicamente rifiutato, e ricoperto subito di scorie e sassolini, come fanno le formiche di solito con le sostanze appiccicose. Nel loro caso, le uniche sostanze zuccherine apprezzate, sono i granelli di puro zucchero.
Come tutte le altre colonie che allevo invece, apprezzano il prosciutto cotto.
Nei mesi estivi successi la popolazione incrementa ancora, tanto che sono costretto ad aggiungere una nuova sezione nido, anche questa volta orizzontale; pian piano la colonia lo popola, mentre le stanze dove si accumulano larve e pupe si moltiplicano, tanto che per ottobre dovrò aggiungere una terza sezione di gesso.
Durante l’estate ho lasciato libera circolazione alla colonia: le esploratrici passeggiano tranquillamente sul davanzale della finestra, e non sembrano minimamente interessate ad introdursi in casa; in compenso ci sono stati alcuni scontri armati con la popolazione di Lasius emarginatus, che un pomeriggio hanno attaccato direttamente il tubo di accesso, cosa che ha costretto le Messor a barricarsi, dopo aver riportato alcune perdite. L’incapacità militare delle mietitrici di fronte alle minuscole e rapide Lasius è disarmante: solo il fatto che la popolazione abbia ormai superato le 500 unità mi ha lasciato tranquillo sul fatto che il nido non potesse essere veramente in pericolo.
Nel 2008, anche a causa di una moria di pupe avvenuta in primavera penso dovuta a qualche infestazione di muffe, mi sono convinto che forse l’ermeticità e l’umidità del gesso non erano più salutari per la popolazione. Così ho deciso di rimettere la colonia in terrario, come alle origini.
Ad aprile ho deposto le strutture di gesso in un più ampio terrario e ho lasciato che fosse la colonia stessa a decidere quando e se trasferirsi; in realtà l’ha fatto senza nessuna fretta, e ha continuato ad abitare anche alcune sezioni di gesso, ma i grandi scavi che si sono susseguiti per i mesi successivi sembrano aver alzato il morale della truppa.
Durante tutta l’estate, dal terrario le formiche hanno bottinato uscendo attraverso i loro camminamenti sul davanzale e nei vasi fioriti, anche se gli scontri con le Lasius sono continuati, solo che quando la colonia usciva in massa era evidente che le Lasius non mostravano più tanta spavalderia, e si accontentavano di predare operaie isolate nei momenti di scarsa attività.
Nel frattempo ho preparato il mio ultimo nido di gesso, verticale e a doppia facciata, perché l’impossibilità di vedere quello che fa la colonia sotto terra è troppo frustrante, sia che si ammali, sia che stia bene.
A ottobre, ai primi freddi, metto in opera quello che sarà il trasloco più faticoso della mia carriera di allevatore: svuotare il terrario di tutte le sue abitanti e riversarle, dopo averle raccolte con tutte le tecniche che sono riuscito ad immaginare, nella nuova arena che stavolta deve accontentare, col nuovo nido, le esigenze della colonia per almeno un paio d’anni…
Ci ho messo quasi due giorni a trasferire tutta la popolazione nella nuova sede, per stressare e ferire meno operaie possibile. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho trovato la regina in ottime condizioni. Appena messa nel terreno libero, è stata trascinata al sicuro nel nido di gesso, seguita poi da larve e provviste (qualche centinaio le larvette al primo stadio).
Popolazione salvata stimata fra le 4 e le 5000 unità; l’ultimo anno la popolazione si è moltiplicata enormemente.
Anche nell’inverno 2008/2009, verso febbraio la colonia sembra colpita da una moria di circa 100-150 operaie di varie misure.
La situazione si ristabilisce appena riporto il nido al caldo. Fabrizio Rigato suppone che la relativa inattività a temperatura incerta (né troppo fredda, né abbastanza calda) impedisce alle operaie di sviluppare le sostanze che producono normalmente per distruggere le muffe e altri batteri, mentre favorisce la crescita delle stesse.
Avrei dovuto tenerle più al freddo, visto che la mia intenzione era far “riposare” la colonia e la regina.
2009 - A fine febbraio, dopo 15-20 giorni di caldo, le larve latenti sono evolute in pupe, e al 15 marzo ho visto i primi pacchetti d’uova appena deposte, segno che anche la regina sta bene. Alcune pupe invernali stanno già pigmentando. Quasi tutte sono risultate operaie di taglia piccola. Restano una parte di larve ancora in crescita, o forse sono nate e cresciute in un secondo momento, non valutabile dalle mie osservazioni.
Venerdì 17 Aprile 2009: l’esplosione demografica della colonia è al culmine: ci sono varie stanze con 2/3 strati di ninfe pronte a maturare. Credo siano centinaia, sono incalcolabili. In maggioranza sono pupe di operaie minor.
In quest’estate ho provato a variare la dieta della colonia: così ho raccolto sui bordi del naviglio una certa quantità di piante e semi da sottoporre alle Messor, che in serata hanno approfittato in massa del raccolto confermando che la loro scelta di semi diversi ha raggiunto la maturità (ormai da tempo non sono più selettive nelle dimensioni di semi e prede); tutto sta a capire quali effettivamente sono i semi da raccogliere, visto che non ho tirato a caso, ma nemmeno sono in grado di riconoscere le singole piante usate. Il cibo animale è sempre molto gradito, e sono passato dai tafani alle cavallette, a tutta una serie di piatti prelibati, non ultimi ossi di pollo spolpati e tuorlo d’uovo con zucchero e miele.
Finalmente sono riuscito a vederle gradire anche il miele: si trattava di sottoporglielo nelle giuste condizioni. Infatti lo gradiscono soprattutto se viene assorbito da altre superfici, come la terra o il legno (stecchi da ghiacciolo come supporto!).
La sera metto spesso una montagnetta di sementi varie dal lato opposto del davanzale, e dopo circa un’ora si forma una mini colonna con centinaia di operaie attive che trasportano provviste di ogni genere, visto che integro il mucchietto con libellule, mosche e farfalle.
E’ in questo periodo che posso fotografare e riprendere gli ultimi disperati scontri armati con la colonia di Lasius emarginatus del vaso di rose: in presenza della colonna al lavoro le Lasius sembrano impazzire e scendono sempre in forze a presidiare il loro territorio, ma benché più agguerrite ed efficienti, non cercano più lo scontro diretto e non si avventurano più sul davanzale, anche se le scaramucce non mancano.
Un giorno semplicemente non ne vedrò più, mentre una lunga colonna di Tetramorium caespitum, liberata da me tempo fa in un altro vaso, trasloca e si va ad installare nel loro. Che abbiano migrato o ci sia stato uno scontro finale tra le due piccole città di formiche non lo saprò mai…
Le ostilità fra Messor e Tetramorium non sono sullo stesso livello di quelle con le Lasius, anche se le piccole Tetra non scherzano quando si tratta di difendere del bottino (arrivano anche a formare piccole trincee intorno al cibo trovato), ma vengono regolarmente rapinate dalle Messor.
Riporto qui brevemente alcuni scatti di una battaglia che ha visto vittoriose le Tetramorium accorse in forze a difendere le proprie conquiste.
Il 1° novembre metto la colonia in ibernazione, cioè la porto in garage al freddo, schermando le vetrate con lastre di polistirolo. Il 10 dicembre la temperatura scende a +3°, bloccando ogni attività della colonia, che fino a quel momento aveva comunque continuato a muoversi. Il 20 la temperatura esterna scende a -7°, -4° dentro il garage! Sono preoccupato, ma cerco di mantenere la situazione su un buon livello ponendo una borsa per l’acqua calda presso il nido e foderando il tutto con teli da giardinaggio che mantengono a lungo un’area temperata che non dovrebbe scendere troppo a lungo sotto lo 0°. Le formiche sembrano solo rallentate e immobili; la cosa dura alcuni giorni.
Nel frattempo collego il nuovo nido in gasbeton al vecchio di gesso; è un blocco 25 x 30 cm a due facce, e spero che le formiche lo scoprano e adottino da sole.
18 gennaio 2010: Allarmato dalle notizie che mi giungono da Ruben, al quale è morta una regina di Pheidole acquistata a caro prezzo, decido di togliere dall’ibernazione le mie Messor e vedere come se la cavano col nuovo nido in ytong.
Collocato laboriosamente in casa il complesso di nidi collegati, vedo che ci sono parecchie operaie sparse nell’ytong, morte. Il dubbio che queste morti dipendano dal materiale usato come l’estate scorsa con le Myrmica, mi coglie il secondo giorno, quando posso contare almeno un centinaio di cadaveri sparsi nel terreno esterno e altri ne vedo trasportare in giro per il nido. Molte operaie sembrano acciasciarsi sul posto, e morire nel giro di poche ore. Questo sembra avvenire essenzialmente nel nido di ytong e non ho modo di scoprirne la causa. Panico!
Dopo aver lanciato un allarme informatico in cerca di pareri, una lunga chiacchierata telefonica con Ruben ci fa pensare che una probabile causa sia da ricercare nel superamento della fase di letargo: che le operaie ibernate in un ambiente asciutto (come l’ytong, che non tenevo regolarmente bagnato), siano passate dal sonno alla disidratazione o alla morte per freddo senza accorgersene. Quelle appena svegliate possono essersi trovate in deficit alimentare e lontane dalle compagne della colonia effettiva, oppure ammalate a causa del repentino cambio di temperature.
I prossimi giorni saranno un banco di prova: se la mortalità continuerà per la prossima settimana, sono pronto a isolare il nuovo nido e sostituirlo con un nuovo modello di vecchio, buon gesso.
20 Gennaio ‘10: Ho sentito anche Fabrizio Rigato, ma sembra che la possibile causa della moria sia la stessa da noi supposta: su una popolazione di 3-4000 operaie, una certa mortalità invernale è ben possibile.
Intanto altre 100-150 morte sono state portate all’esterno, ma sembra che molte più operaie attive si stiano aggirando nel nuovo nido senza conseguenze nefaste, attirate anche dal calore che viene dal termosifone vicino. Ho visto la regina nel vecchio nido, e non sembra messa male.
22 Gennaio ’10: Oggi solo 4-5 cadaveri. Molte stanze sono state occupate da attive operaie, e anche la covata invernale è già stata portata al caldo! Sembra che l’allarme sia rientrato.
Nel lato Nord del nido nuovo, per effetto della diversa temperatura (non dimentichiamo che a casa mia d’inverno ci sono circa 15 gradi!) rispetto al contatto col termosifone, si è formata molta condensa. Nelle gallerie più basse, vicino all’acqua esterna, sono stati portati numerosi semi germogliati. Che siano germogliati sul posto, o siano stati portati qui proprio perché hanno fatto, non è dato di sapere.
23 Gennaio ’10: La regina delle Messor si è trasferita nel nuovo nido! Sembra attiva e in forma! Non voglio disturbarla e lascio il tutto in ombra. Circa il 40% della colonia si è già trasferita, ma gran parte delle provviste invernali sembra siano lasciate indietro, nel vecchio nido, che essendo anche ben asciutto ormai, è ideale a mantenere le scorte.
30 Gennaio: La colonia si è stabilizzata nel nuovo nido, ma la regina, come da manuale, si è riportata a distanza dalle fonti di calore, tornando nel vecchio nido. A fasi alterne grosse truppe di operaie portano avanti e indietro la covata rendendo impossibile staccare il vecchio nido.
4 Febbraio. Oggi è venuta Fabiana Polese, della RCS, per visualizzare la colonia in previsione di una ripresa documentaristica da proporre alla TV. Spero di poter staccare presto il vecchio catafalco, che mi rende difficile sia l’osservazione che la gestione.
7 Febbraio: Ho visto oggi le prime pupe primaverili. La covata invernale è cresciuta di volume grazie al caldo dei termosifoni: 15 giorni circa di stasi dal risveglio forzato. Le pupe sono poche e molto piccole, mentre si riscontra la crescita volumetrica di alcune larve.
17 Febbraio: Grande quantità di pupe e molte larve che hanno assunto una forma lucida e grassa come non avevo ancora osservato; che siano larve di sessuati? Oggi ho visto anche i primi pacchetti di uova fresche. La regina era da qualche giorno abbastanza gonfia da far pensare che siano sue e non delle operaie. C’è sempre molto movimento, grazie anche al calore intenso dei termosifoni, che rendono attiva gran parte della popolazione. Peccato che la facciata nord sia ancora sporca dei rifiuti della germinazione dei primi semi spostati!
1 Marzo: Ho potuto constatare che alcune delle prime uova deposte questa primavera (quindi da pochissimo), si sono già trasformate in minuscole larve. Ad una osservazione accurata, ma cercando di non disturbare la colonia, le uova visibili sono più di un centinaio, ma dato l’affollamento e la presenza di una covata sviluppata già abbondante, non escludo che ce ne possano essere molte altre nascoste dietro gli ammassi di pupe e larve.
9 Marzo: La covata ha superato ogni più rosea aspettativa: ci sono decine e decine di pupe in maturazione, e molte avanzate hanno già pigmentato o si sono schiuse. I primi pacchetti di covata primaverile hanno già schiuso e ci sono molte piccole larve, mentre nuovi pacchetti si sono aggiunti grazie alle temperature favorevoli.
20 Luglio 10
Dopo aver tentato vanamente esperimenti di adozione con operaie e regine di Manica rubida catturate in val Darengo, le operaie intrattabili sono finite in un’epica battaglia in campo aperto con le Messor, le uniche che potevano fornire un valido avversario senza causare danni permanenti a una colonia già avviata: la battaglia c’è stata, ovviamente senza speranza, ma ho potuto vedere per la prima volta le Messor mettere in campo tutte le operaie maggiori che nemmeno avevo mai notato nel nido. Per ore giganteschi soldati hanno pattugliato la superficie dell’area esterna, in cerca di nemici, facendo a pezzi ogni Manica che incontravano, ma non senza subire perdite, visto che il pungiglione delle Manica è molto superiore a quello di qualsiasi Myrmica, e le dimensioni delle M. rubida eguagliavano quello delle operaie medie di Messor.
29 Agosto: Al mio rientro dalle vacanze, la situazione è questa: grande aumento di popolazione. Credo che dovrò approntare un nuovo nido più grande per il futuro. L’umidità del terreo esterno che avevo coperto con cellophane e sigillato ha limitato le morti che si erano verificate in altre occasioni.
5 Settembre 2010: ieri ho trapanato più di 2 ore per ottenere un nuovo modello di nido di gasbeton per le Messor. Spero ne sia valsa la pena... Ho optato per una sola facciata con stanze più profonde, visto che tanto, due non le sfruttavo mai visivamente, e le formiche si nascondevano troppo. 42 cm x 25, x 8 di spessore. Appena possibile conto di trasferirle.
Collegherò i due nidi il 6 ottobre e in pochi giorni, riscaldando quello nuovo, le operaie cominciano a spostare la covata e ad utilizzare i nuovi appartamenti, ma la regina sembra inamovibile.
12 ottobre: finalmente la regina si è trasferita nel nuovo nido! Attenderò ancora un poco a staccare il vecchio. Le temperature che si sono abbassate dovrebbero scacciare ancora delle truppe da quello disposto presso la finestra...
15 ottobre: Oggi ho preso la decisione, avendo un po’ di tempo libero, e ho forzato il trasferimento delle Messor dal vecchio nido al nuovo di 42 x 25 cm. Disturbando le recalcitranti con ripetute vibrazioni, sono riuscito ad indurre una fuga in massa attraverso il tubo di collegamento. Solo quando ho visto che la cosa andava per le lunghe, e comunque avevo ottenuto il massimo risultato, ho tagliato i ponti e aperto il vecchio blocco di ytong, allagando le gallerie per fare pulizia.
Mi spiace aver sterminato almeno 500 operaie, ma ho preso l’occasione per sfoltire un po’ le truppe, cosa che altrimenti non avrei mai deciso di fare spontaneamente. A breve porterò la colonia in garage, come l’anno precedente, per il riposo invernale.
7 gennaio 2011: Le prime osservazioni dell’anno riguardano il letargo della grande colonia di Messor: ho scoperto le protezioni per fotografare l’interno del nido, dove le operaie sono ammassate a centinaia in alcune camere che sembrano aver scelto arbitrariamente. Alcune sono molto umide, altre sono nella parte alta e asciutta del nido; credo che sia dipeso esclusivamente dal primo punto di aggregazione delle masse più numerose. Le stanze dei semi sono sgombre, alcune operaie sembrano aggirarsi qua e là senza motivo apparente, qualcuna è anche nell’arena come se si fosse persa e non sapesse cosa fare.
Sono abbastanza curioso di vedere se anche questa primavera il risveglio sarà accompagnato da una moria di qualche centinaio di vecchie operaie, o se la sistemazione attuale, che ritengo migliore di quella dell’anno passato, proteggerà la popolazione meglio dei risvegli precedenti.
Riattivato il 29 gennaio 2011 il nido delle Messor capitatus.
E’ stata come al solito un’impresa fare il cambio di nido (in questo caso si è trattato dell’arena), anche approfittando delle formiche intorpidite dal freddo. Ho contato circa 180 cadaveri invernali, ma non temo che ce ne saranno altri appena il metabolismo salirà.
Per ora si alimentano poco, e le scorte di semi sono ancora presenti, ma credo che a breve ricominceranno anche su quel fronte. La nuova arena è venuta benissimo: lastre in plexiglas, alte e lunghe quasi come tutto il nido, strato in argilla espansa di base, e terriccio misto sopra. Qualche sassolino e un bel ramo completano il “di sopra”. Ora stanno scavando in questo materiale, e hanno cominciato a prendere cibo animale; vediamo se ne hanno bisogno come le altre specie o se è solo occasionale.
4 febbraio 2011: le Messor hanno le prime uova, segno che la regina quest’anno non scherza; la mortalità è nettamente inferiore a quella del risveglio 2010, e i morti aggiunti sono poco più di una decina a quelli contati nel trasloco.
Tutt'ora (24 aprile 2011) la colonia si sta comportando con onore. Ho già usato in una decina di classi, in diverse scuole il mio nido didattico, e i ragazzini di qualsiasi età impazziscono quando lo vedono e sono interessatissimi.
Spero con le mie "lezioni” di poter contribuire a far conoscere le meraviglie delle formiche, e rendere tutti più sensibili all'osservazione e al rispetto di ogni più piccola creatura del nostro mondo...
Settembre 2005, isola d’Elba: durante una vacanza piovosa, raccolgo una regina fecondata di Messor capitatus che passeggiava intontita sul bordo della strada. Appena messa in un vasetto con terra argillosa del posto in cui l’ho raccolta, ha iniziato a scavare freneticamente, arrivando al vetro della base in meno di due ore.
Non sono ancora organizzato con provette, e nessuno mi dà consigli in questa prima fase, perché non ho ancora scoperto internet e il mondo che c’è dietro. Come tanti anni fa, credo ancora d’essere solo con la mia passione, ma ho voglia di sperimentare, dopo tanti anni d’inattività.
Le regine catturate quel settembre saranno due, ma la seconda non sopravviverà all’inverno. Questa invece, posizionata sulla libreria, a temperature fra i 15 e i 22 gradi, sverna senza problemi; attraverso il fondo di vetro a fine gennaio 2006 posso vedere le prime uova che si trasformano in larve, e il 14 marzo scorgo anche la prima pupa. Ma è solo il 24 maggio che la prima operaia minuscola esce timidamente a bottinare in superficie.
Da qualche tempo avevo notato nella camera sotterranea, che le zampette non erano solo quelle della regina. La prima operaia raccoglie solertemente semi di tarassaco, ma non disdegna un frammento di prosciutto cotto.
Il 16 luglio avvisto la prima operaia di taglia decisamente più robusta. Sono restio a trasmigrare la colonia in un nido artificiale: ho paura di far danni; ma nel frattempo progetto il mio primo nido della nuova era, e sarà rigorosamente in gesso, ad andamento verticale.
Il 25 luglio è evidente un aumento delle larve e pupe. Aumentano anche le bottinatrici, anche se non riesco a verificarne l’entità. Per affrontare il periodo estivo, preparo un territorio esterno removibile con tutto il nido: un terrario aperto con al centro infossato il vasetto-nido. Posso estrarre il vasetto dal terreno e verificare periodicamente e relativamente come va la covata, ma almeno le operaie sono libere di muoversi all’aria aperta. Metto il tutto sul davanzale della finestra dove tengo i gerani, un posto al sicuro dalle Lasius Emarginatus che nel frattempo mi hanno aggredito altre colonie sperimentali, distruggendole, dato che lì sembra non vogliano andare.
Agosto e settembre trascorrono così senza problemi, con le operaie che raccolgono normalmente nel territorio esterno, senza andare oltre il bordo del piccolo terrario.
Le foraggio anche d’insetti morti, sempre semi di tarassaco o altri piccoli semi che riesco a raccogliere nei prati (faccio diversi esperimenti!); non sembrano raccogliere altri semi, come quelli di miglio, perché forse sono ancora troppo piccole per masticare quelli più grossi.
Finalmente, spinto dalla necessità di poter VEDERE quello che succede nella mia piccola colonia, il 1 ottobre ho terminato il nido di gesso e passo a travasare direttamente il vasetto di terra nell’arena esterna al quale l’ho collegato: il panico è generale, ma già la mattina dopo il ribaltamento (eseguito la sera tardi), la regina, parte delle operaie e tutte le uova e larve, sono al sicuro nelle stanze di gesso!
Le operaie, che adesso posso valutare in 100-150 unità, lavorano freneticamente per ribaltare, setacciare, smuovere ogni frammento di terra originale, alla ricerca di tutti i semi raccolti nella stagione estiva.
La famiglia si è adattata bene al nuovo nido; faccio solo un po’ di fatica a trovare il giusto tasso di umidità del gesso, ma l’orientamento verticale del nido è favorevole: hanno diviso le camere ad hoc, con depositi di semi in alto, e regina e larve sul fondo; le esploratrici escono regolarmente.
Ho scoperto che sono nate almeno 3-4 operaie medie dalla testa grossa, segno che stanno bene, dato il numero limitato d’operaie relativo.
Spoiler: mostra
Novembre-dicembre 2006
Ho deciso di non ibernare la colonia, e la tengo nei pressi del termosifone della cucina. Questa scelta porta risultati sconvolgenti per la piccola popolazione. Non avevo calcolato che casa mia, abbastanza fresca anche d’estate, non aveva favorito la crescita della popolazione, mentre l’improvviso alzarsi delle temperature sortisce un effetto inaspettato per la stagione: le Messor esplodono numericamente e la regina ha deposto decine di uova che si sono rapidamente sviluppate.
Spoiler: mostra
2 gennaio 2007: la popolazione è sicuramente intorno ai 200 individui, e 40-60 larve e ninfe sono sempre presenti, in grado di svilupparsi in pupe e “maturare” in operaie in circa un mese. Le operaie spostano spesso larve e uova nel tubo esterno che passa vicino al calorifero, esponendole senza problemi alla luce naturale esterna. Nel frattempo la regina continua a deporre uova, che sono sempre almeno una trentina.
L’attività delle nutrici è notevole. Non sono ancora riuscito ad assistere alla deposizione delle uova, ma è sempre abbastanza facile vedere il risveglio di una ninfa, attraverso la maturazione da bianco lattiginoso a marroncino biscottato, con i primi movimenti incerti dell’operaia, spesso lasciata a sé stessa.
Sembra che per ora le operaie non gradiscano miele, anche misto a latte (apprezzato da rufa e fusca), questo è sistematicamente rifiutato, e ricoperto subito di scorie e sassolini, come fanno le formiche di solito con le sostanze appiccicose. Nel loro caso, le uniche sostanze zuccherine apprezzate, sono i granelli di puro zucchero.
Come tutte le altre colonie che allevo invece, apprezzano il prosciutto cotto.
Nei mesi estivi successi la popolazione incrementa ancora, tanto che sono costretto ad aggiungere una nuova sezione nido, anche questa volta orizzontale; pian piano la colonia lo popola, mentre le stanze dove si accumulano larve e pupe si moltiplicano, tanto che per ottobre dovrò aggiungere una terza sezione di gesso.
Spoiler: mostra
Durante l’estate ho lasciato libera circolazione alla colonia: le esploratrici passeggiano tranquillamente sul davanzale della finestra, e non sembrano minimamente interessate ad introdursi in casa; in compenso ci sono stati alcuni scontri armati con la popolazione di Lasius emarginatus, che un pomeriggio hanno attaccato direttamente il tubo di accesso, cosa che ha costretto le Messor a barricarsi, dopo aver riportato alcune perdite. L’incapacità militare delle mietitrici di fronte alle minuscole e rapide Lasius è disarmante: solo il fatto che la popolazione abbia ormai superato le 500 unità mi ha lasciato tranquillo sul fatto che il nido non potesse essere veramente in pericolo.
Spoiler: mostra
Nel 2008, anche a causa di una moria di pupe avvenuta in primavera penso dovuta a qualche infestazione di muffe, mi sono convinto che forse l’ermeticità e l’umidità del gesso non erano più salutari per la popolazione. Così ho deciso di rimettere la colonia in terrario, come alle origini.
Ad aprile ho deposto le strutture di gesso in un più ampio terrario e ho lasciato che fosse la colonia stessa a decidere quando e se trasferirsi; in realtà l’ha fatto senza nessuna fretta, e ha continuato ad abitare anche alcune sezioni di gesso, ma i grandi scavi che si sono susseguiti per i mesi successivi sembrano aver alzato il morale della truppa.
Spoiler: mostra
Durante tutta l’estate, dal terrario le formiche hanno bottinato uscendo attraverso i loro camminamenti sul davanzale e nei vasi fioriti, anche se gli scontri con le Lasius sono continuati, solo che quando la colonia usciva in massa era evidente che le Lasius non mostravano più tanta spavalderia, e si accontentavano di predare operaie isolate nei momenti di scarsa attività.
Spoiler: mostra
Nel frattempo ho preparato il mio ultimo nido di gesso, verticale e a doppia facciata, perché l’impossibilità di vedere quello che fa la colonia sotto terra è troppo frustrante, sia che si ammali, sia che stia bene.
A ottobre, ai primi freddi, metto in opera quello che sarà il trasloco più faticoso della mia carriera di allevatore: svuotare il terrario di tutte le sue abitanti e riversarle, dopo averle raccolte con tutte le tecniche che sono riuscito ad immaginare, nella nuova arena che stavolta deve accontentare, col nuovo nido, le esigenze della colonia per almeno un paio d’anni…
Spoiler: mostra
Ci ho messo quasi due giorni a trasferire tutta la popolazione nella nuova sede, per stressare e ferire meno operaie possibile. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho trovato la regina in ottime condizioni. Appena messa nel terreno libero, è stata trascinata al sicuro nel nido di gesso, seguita poi da larve e provviste (qualche centinaio le larvette al primo stadio).
Popolazione salvata stimata fra le 4 e le 5000 unità; l’ultimo anno la popolazione si è moltiplicata enormemente.
Anche nell’inverno 2008/2009, verso febbraio la colonia sembra colpita da una moria di circa 100-150 operaie di varie misure.
La situazione si ristabilisce appena riporto il nido al caldo. Fabrizio Rigato suppone che la relativa inattività a temperatura incerta (né troppo fredda, né abbastanza calda) impedisce alle operaie di sviluppare le sostanze che producono normalmente per distruggere le muffe e altri batteri, mentre favorisce la crescita delle stesse.
Avrei dovuto tenerle più al freddo, visto che la mia intenzione era far “riposare” la colonia e la regina.
2009 - A fine febbraio, dopo 15-20 giorni di caldo, le larve latenti sono evolute in pupe, e al 15 marzo ho visto i primi pacchetti d’uova appena deposte, segno che anche la regina sta bene. Alcune pupe invernali stanno già pigmentando. Quasi tutte sono risultate operaie di taglia piccola. Restano una parte di larve ancora in crescita, o forse sono nate e cresciute in un secondo momento, non valutabile dalle mie osservazioni.
Venerdì 17 Aprile 2009: l’esplosione demografica della colonia è al culmine: ci sono varie stanze con 2/3 strati di ninfe pronte a maturare. Credo siano centinaia, sono incalcolabili. In maggioranza sono pupe di operaie minor.
In quest’estate ho provato a variare la dieta della colonia: così ho raccolto sui bordi del naviglio una certa quantità di piante e semi da sottoporre alle Messor, che in serata hanno approfittato in massa del raccolto confermando che la loro scelta di semi diversi ha raggiunto la maturità (ormai da tempo non sono più selettive nelle dimensioni di semi e prede); tutto sta a capire quali effettivamente sono i semi da raccogliere, visto che non ho tirato a caso, ma nemmeno sono in grado di riconoscere le singole piante usate. Il cibo animale è sempre molto gradito, e sono passato dai tafani alle cavallette, a tutta una serie di piatti prelibati, non ultimi ossi di pollo spolpati e tuorlo d’uovo con zucchero e miele.
Finalmente sono riuscito a vederle gradire anche il miele: si trattava di sottoporglielo nelle giuste condizioni. Infatti lo gradiscono soprattutto se viene assorbito da altre superfici, come la terra o il legno (stecchi da ghiacciolo come supporto!).
La sera metto spesso una montagnetta di sementi varie dal lato opposto del davanzale, e dopo circa un’ora si forma una mini colonna con centinaia di operaie attive che trasportano provviste di ogni genere, visto che integro il mucchietto con libellule, mosche e farfalle.
E’ in questo periodo che posso fotografare e riprendere gli ultimi disperati scontri armati con la colonia di Lasius emarginatus del vaso di rose: in presenza della colonna al lavoro le Lasius sembrano impazzire e scendono sempre in forze a presidiare il loro territorio, ma benché più agguerrite ed efficienti, non cercano più lo scontro diretto e non si avventurano più sul davanzale, anche se le scaramucce non mancano.
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Un giorno semplicemente non ne vedrò più, mentre una lunga colonna di Tetramorium caespitum, liberata da me tempo fa in un altro vaso, trasloca e si va ad installare nel loro. Che abbiano migrato o ci sia stato uno scontro finale tra le due piccole città di formiche non lo saprò mai…
Le ostilità fra Messor e Tetramorium non sono sullo stesso livello di quelle con le Lasius, anche se le piccole Tetra non scherzano quando si tratta di difendere del bottino (arrivano anche a formare piccole trincee intorno al cibo trovato), ma vengono regolarmente rapinate dalle Messor.
Riporto qui brevemente alcuni scatti di una battaglia che ha visto vittoriose le Tetramorium accorse in forze a difendere le proprie conquiste.
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Il 1° novembre metto la colonia in ibernazione, cioè la porto in garage al freddo, schermando le vetrate con lastre di polistirolo. Il 10 dicembre la temperatura scende a +3°, bloccando ogni attività della colonia, che fino a quel momento aveva comunque continuato a muoversi. Il 20 la temperatura esterna scende a -7°, -4° dentro il garage! Sono preoccupato, ma cerco di mantenere la situazione su un buon livello ponendo una borsa per l’acqua calda presso il nido e foderando il tutto con teli da giardinaggio che mantengono a lungo un’area temperata che non dovrebbe scendere troppo a lungo sotto lo 0°. Le formiche sembrano solo rallentate e immobili; la cosa dura alcuni giorni.
Nel frattempo collego il nuovo nido in gasbeton al vecchio di gesso; è un blocco 25 x 30 cm a due facce, e spero che le formiche lo scoprano e adottino da sole.
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18 gennaio 2010: Allarmato dalle notizie che mi giungono da Ruben, al quale è morta una regina di Pheidole acquistata a caro prezzo, decido di togliere dall’ibernazione le mie Messor e vedere come se la cavano col nuovo nido in ytong.
Collocato laboriosamente in casa il complesso di nidi collegati, vedo che ci sono parecchie operaie sparse nell’ytong, morte. Il dubbio che queste morti dipendano dal materiale usato come l’estate scorsa con le Myrmica, mi coglie il secondo giorno, quando posso contare almeno un centinaio di cadaveri sparsi nel terreno esterno e altri ne vedo trasportare in giro per il nido. Molte operaie sembrano acciasciarsi sul posto, e morire nel giro di poche ore. Questo sembra avvenire essenzialmente nel nido di ytong e non ho modo di scoprirne la causa. Panico!
Dopo aver lanciato un allarme informatico in cerca di pareri, una lunga chiacchierata telefonica con Ruben ci fa pensare che una probabile causa sia da ricercare nel superamento della fase di letargo: che le operaie ibernate in un ambiente asciutto (come l’ytong, che non tenevo regolarmente bagnato), siano passate dal sonno alla disidratazione o alla morte per freddo senza accorgersene. Quelle appena svegliate possono essersi trovate in deficit alimentare e lontane dalle compagne della colonia effettiva, oppure ammalate a causa del repentino cambio di temperature.
I prossimi giorni saranno un banco di prova: se la mortalità continuerà per la prossima settimana, sono pronto a isolare il nuovo nido e sostituirlo con un nuovo modello di vecchio, buon gesso.
20 Gennaio ‘10: Ho sentito anche Fabrizio Rigato, ma sembra che la possibile causa della moria sia la stessa da noi supposta: su una popolazione di 3-4000 operaie, una certa mortalità invernale è ben possibile.
Intanto altre 100-150 morte sono state portate all’esterno, ma sembra che molte più operaie attive si stiano aggirando nel nuovo nido senza conseguenze nefaste, attirate anche dal calore che viene dal termosifone vicino. Ho visto la regina nel vecchio nido, e non sembra messa male.
22 Gennaio ’10: Oggi solo 4-5 cadaveri. Molte stanze sono state occupate da attive operaie, e anche la covata invernale è già stata portata al caldo! Sembra che l’allarme sia rientrato.
Nel lato Nord del nido nuovo, per effetto della diversa temperatura (non dimentichiamo che a casa mia d’inverno ci sono circa 15 gradi!) rispetto al contatto col termosifone, si è formata molta condensa. Nelle gallerie più basse, vicino all’acqua esterna, sono stati portati numerosi semi germogliati. Che siano germogliati sul posto, o siano stati portati qui proprio perché hanno fatto, non è dato di sapere.
23 Gennaio ’10: La regina delle Messor si è trasferita nel nuovo nido! Sembra attiva e in forma! Non voglio disturbarla e lascio il tutto in ombra. Circa il 40% della colonia si è già trasferita, ma gran parte delle provviste invernali sembra siano lasciate indietro, nel vecchio nido, che essendo anche ben asciutto ormai, è ideale a mantenere le scorte.
30 Gennaio: La colonia si è stabilizzata nel nuovo nido, ma la regina, come da manuale, si è riportata a distanza dalle fonti di calore, tornando nel vecchio nido. A fasi alterne grosse truppe di operaie portano avanti e indietro la covata rendendo impossibile staccare il vecchio nido.
4 Febbraio. Oggi è venuta Fabiana Polese, della RCS, per visualizzare la colonia in previsione di una ripresa documentaristica da proporre alla TV. Spero di poter staccare presto il vecchio catafalco, che mi rende difficile sia l’osservazione che la gestione.
7 Febbraio: Ho visto oggi le prime pupe primaverili. La covata invernale è cresciuta di volume grazie al caldo dei termosifoni: 15 giorni circa di stasi dal risveglio forzato. Le pupe sono poche e molto piccole, mentre si riscontra la crescita volumetrica di alcune larve.
17 Febbraio: Grande quantità di pupe e molte larve che hanno assunto una forma lucida e grassa come non avevo ancora osservato; che siano larve di sessuati? Oggi ho visto anche i primi pacchetti di uova fresche. La regina era da qualche giorno abbastanza gonfia da far pensare che siano sue e non delle operaie. C’è sempre molto movimento, grazie anche al calore intenso dei termosifoni, che rendono attiva gran parte della popolazione. Peccato che la facciata nord sia ancora sporca dei rifiuti della germinazione dei primi semi spostati!
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1 Marzo: Ho potuto constatare che alcune delle prime uova deposte questa primavera (quindi da pochissimo), si sono già trasformate in minuscole larve. Ad una osservazione accurata, ma cercando di non disturbare la colonia, le uova visibili sono più di un centinaio, ma dato l’affollamento e la presenza di una covata sviluppata già abbondante, non escludo che ce ne possano essere molte altre nascoste dietro gli ammassi di pupe e larve.
9 Marzo: La covata ha superato ogni più rosea aspettativa: ci sono decine e decine di pupe in maturazione, e molte avanzate hanno già pigmentato o si sono schiuse. I primi pacchetti di covata primaverile hanno già schiuso e ci sono molte piccole larve, mentre nuovi pacchetti si sono aggiunti grazie alle temperature favorevoli.
20 Luglio 10
Dopo aver tentato vanamente esperimenti di adozione con operaie e regine di Manica rubida catturate in val Darengo, le operaie intrattabili sono finite in un’epica battaglia in campo aperto con le Messor, le uniche che potevano fornire un valido avversario senza causare danni permanenti a una colonia già avviata: la battaglia c’è stata, ovviamente senza speranza, ma ho potuto vedere per la prima volta le Messor mettere in campo tutte le operaie maggiori che nemmeno avevo mai notato nel nido. Per ore giganteschi soldati hanno pattugliato la superficie dell’area esterna, in cerca di nemici, facendo a pezzi ogni Manica che incontravano, ma non senza subire perdite, visto che il pungiglione delle Manica è molto superiore a quello di qualsiasi Myrmica, e le dimensioni delle M. rubida eguagliavano quello delle operaie medie di Messor.
29 Agosto: Al mio rientro dalle vacanze, la situazione è questa: grande aumento di popolazione. Credo che dovrò approntare un nuovo nido più grande per il futuro. L’umidità del terreo esterno che avevo coperto con cellophane e sigillato ha limitato le morti che si erano verificate in altre occasioni.
5 Settembre 2010: ieri ho trapanato più di 2 ore per ottenere un nuovo modello di nido di gasbeton per le Messor. Spero ne sia valsa la pena... Ho optato per una sola facciata con stanze più profonde, visto che tanto, due non le sfruttavo mai visivamente, e le formiche si nascondevano troppo. 42 cm x 25, x 8 di spessore. Appena possibile conto di trasferirle.
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Collegherò i due nidi il 6 ottobre e in pochi giorni, riscaldando quello nuovo, le operaie cominciano a spostare la covata e ad utilizzare i nuovi appartamenti, ma la regina sembra inamovibile.
12 ottobre: finalmente la regina si è trasferita nel nuovo nido! Attenderò ancora un poco a staccare il vecchio. Le temperature che si sono abbassate dovrebbero scacciare ancora delle truppe da quello disposto presso la finestra...
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15 ottobre: Oggi ho preso la decisione, avendo un po’ di tempo libero, e ho forzato il trasferimento delle Messor dal vecchio nido al nuovo di 42 x 25 cm. Disturbando le recalcitranti con ripetute vibrazioni, sono riuscito ad indurre una fuga in massa attraverso il tubo di collegamento. Solo quando ho visto che la cosa andava per le lunghe, e comunque avevo ottenuto il massimo risultato, ho tagliato i ponti e aperto il vecchio blocco di ytong, allagando le gallerie per fare pulizia.
Mi spiace aver sterminato almeno 500 operaie, ma ho preso l’occasione per sfoltire un po’ le truppe, cosa che altrimenti non avrei mai deciso di fare spontaneamente. A breve porterò la colonia in garage, come l’anno precedente, per il riposo invernale.
7 gennaio 2011: Le prime osservazioni dell’anno riguardano il letargo della grande colonia di Messor: ho scoperto le protezioni per fotografare l’interno del nido, dove le operaie sono ammassate a centinaia in alcune camere che sembrano aver scelto arbitrariamente. Alcune sono molto umide, altre sono nella parte alta e asciutta del nido; credo che sia dipeso esclusivamente dal primo punto di aggregazione delle masse più numerose. Le stanze dei semi sono sgombre, alcune operaie sembrano aggirarsi qua e là senza motivo apparente, qualcuna è anche nell’arena come se si fosse persa e non sapesse cosa fare.
Sono abbastanza curioso di vedere se anche questa primavera il risveglio sarà accompagnato da una moria di qualche centinaio di vecchie operaie, o se la sistemazione attuale, che ritengo migliore di quella dell’anno passato, proteggerà la popolazione meglio dei risvegli precedenti.
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Riattivato il 29 gennaio 2011 il nido delle Messor capitatus.
E’ stata come al solito un’impresa fare il cambio di nido (in questo caso si è trattato dell’arena), anche approfittando delle formiche intorpidite dal freddo. Ho contato circa 180 cadaveri invernali, ma non temo che ce ne saranno altri appena il metabolismo salirà.
Per ora si alimentano poco, e le scorte di semi sono ancora presenti, ma credo che a breve ricominceranno anche su quel fronte. La nuova arena è venuta benissimo: lastre in plexiglas, alte e lunghe quasi come tutto il nido, strato in argilla espansa di base, e terriccio misto sopra. Qualche sassolino e un bel ramo completano il “di sopra”. Ora stanno scavando in questo materiale, e hanno cominciato a prendere cibo animale; vediamo se ne hanno bisogno come le altre specie o se è solo occasionale.
4 febbraio 2011: le Messor hanno le prime uova, segno che la regina quest’anno non scherza; la mortalità è nettamente inferiore a quella del risveglio 2010, e i morti aggiunti sono poco più di una decina a quelli contati nel trasloco.
Tutt'ora (24 aprile 2011) la colonia si sta comportando con onore. Ho già usato in una decina di classi, in diverse scuole il mio nido didattico, e i ragazzini di qualsiasi età impazziscono quando lo vedono e sono interessatissimi.
Spero con le mie "lezioni” di poter contribuire a far conoscere le meraviglie delle formiche, e rendere tutti più sensibili all'osservazione e al rispetto di ogni più piccola creatura del nostro mondo...
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