Diario allevamento Liometopum microcephalum

Volevo iniziare questo diario sulla Liometopum microcephalum per poter "incentivare" il suo allevamento in cattività, dato che trattasi di una formica poco conosciuta, ma allo stesso tempo fantastica.
Una sera di fine maggio del 2015 a casa di mio nonno che abita a Chiaravalle (AN), si posò sul davanzale della finestra della cucina una formica alata di color bruno scuro.
La catturai immediatamente dato che era bella grossa (poco più di 1 cm) ed anche vispa.
Questa fu la mia prima grande esperienza con le formiche, pertanto non mi curai del fatto che ancora aveva le ali, pensavo che tutte le specie erano solite strapparsele solo dopo aver trovato un posto idoneo per fondare. Dopo diverse ricerche, constatai che la formica nidificava in querce attaccate da parassiti e le ali venivano staccate solo dopo aver trovato il posto adatto.
Tornai a casa e la misi subito in provetta riposta nell'armadio. I giorni seguenti visitai il sito Formicarium per cercare la scheda di allevamento ma non la trovai, poiché nessuna delle specie descritte corrispondeva alle caratteristiche fisiche della mia formica. Essa era di dimensioni anomale, aveva delle mandibole molto spesse ma anche corte, il torace appiattito e un addome composto da 4 segmenti e curvo alla fine, le zampe, poi, erano munite di una spina ciascuna verso la metà delle stesse. La mia ricerca continuò imperterrita ricercando solo i generi, ma i risultati furono negativi.
Due giorni dopo la cattura, la regina si era tolta le ali e aveva deposto più uova rispetto alle altre formiche, forse una trentina perché meticolosamente le contai. La mia curiosità di classificarla era grande ma allo stesso tempo le ricerche non dettero i frutti sperati, quindi aspettai solo la nascita delle operaie dato che mi avrebbero sicuramente agevolato il lavoro.
Una bella mattina, durante la "caccia" a un maschio di Cicada orni, mi accorsi che lungo il tronco della quercia scorreva una grossa e massiccia fila di formiche dal torace rosso e con testa e addome nero-grigiastro. Mi resi immediatamente conto che si trattava della medesima specie che invade i pioppi di mio zio (costatando che non nidifica solo nelle querce ma anche sui pioppi e forse anche altre piante) e quindi pensai subito alla mia regina poiché trattavisi di una delle specie che nelle ricerche non mi erano comparse. Quando ritornai a casa, ricercai su Internet quei caratteri fisici osservati sul campo; mi comparse davanti una grande quantità di foto di Lasius emarginatus, Formica rufa, ecc., ma fra quelle foto comparve proprio quella che cercavo. Visitai il sito correlato alla foto e comparve il nome della specie: Liometopum microcephalum . Dopo aver conosciuto il nome, ricercai le caratteristiche della regina e, come presumevo, era come quella che possedevo.
Iniziai subito la costruzione del formicaio in legno di quercia (pianta da loro preferita) e lo progettai molto grande perché ero a conoscenza che la colonia, dopo un anno, avrebbe raggiunto grossezze considerevoli.
Non avendo molta esperienza nel campo della mirmecologia, travasai subito la famiglia composta dalla regina e una ventina di operaie e vi collegai l'arena, dove misi un tappo con acqua e zucchero; la sorpresa la trovai la mattina quando vidi tutte le formiche sazie nel nido (addome delle operaie ingrossato).
Il formicaio proseguiva molto bene, la regina deponeva e nascevano nuove operaie. Nel mese di luglio ci fu un consistente aumento di covata e di conseguenza ero costretto tutti i giorni ad alimentarle, dando loro insetti quasi morti e, senza pietà, li uccidevano in maniera che la regina avesse sempre cibi proteici a disposizione.
L'attacco si presenta sempre molto brutale perché le operaie immobilizzano al suolo la preda che viene decapitata viva, sminuzzata e trasportata nel nido.
Nel mese di settembre misi sul balcone la colonia per rallentare le deposizioni in modo graduale. Nonostante le notti erano fredde, durante il giorno le operaie continuavano a lavorare e la regina accennava delle deposizioni.
Alla fine di ottobre misi la colonia in frigo a sei sette gradi. Dopo circa un mese notai che nel nido c'erano parecchie operaie morte (anche giovani), queste perdite mi preoccuparono quindi a gennaio, dato l'aumento delle stesse, tolsi la colonia dal frigo facendo il procedimento inverso per abituarle via via al clima interno.
Questo provvedimento evitò la morte della colonia, infatti verso febbraio-marzo la regina iniziò a deporre nuovamente.
Ipotizzai pertanto, data la perdita di molte operaie, che questa specie non compie una vera e propria ibernazione, come accade nel genere Tapinoma che d'altronde appartiene alla stessa sottofamiglia.
All'inizio dell'estate la famiglia raddoppiò di dimensioni e conseguentemente iniziarono i problemi in fase di pulizia dell'arena.
Per evitare di invadere casa, creai una mini-aspirapolvere che potesse catturarle vive e reintrodurre nel nido dopo la manutenzione dell'arena.
A fine estate del 2016 dovetti cambiare arena raddoppiando le dimensioni (fauna box 30 x 18 cm circa) e, dato l'inconveniente dell'anno prima, sistemai la colonia nel balcone in un posto all'ombra e lontano dalle precipitazioni.
L'inverno non giocò nessun tiro sinistro alla colonia e, pertanto, approvò la mia ipotesi.
All'inizio di febbraio del 2017 la colonia rincominciò la normale attività, ma in questo anno si evidenziò una delle principali caratteristiche della specie in questione ossia la nascita di operaie più grandi del normale adibite alla medesima attività di quelle più piccole (specie con operaie polimorfiche), maggiormente utilizzate in compiti che richiedono forza maggiore (uccisione di un insetto tenace).
Durante l'estate il formicaio arrivò alla massima capienza e la covata aumentava costantemente e quindi dovetti costruire un nuovo formicaio. Onde evitare di realizzarne uno troppo grande e pensante, ne feci uno delle stesse dimensioni ma in legno di pioppo nero e lo collegai al vecchio nido.
La famiglia crebbe esponenzialmente necessitando quantitativi maggiori di cibo, tuttavia acqua e zucchero non erano più idonei, perché, mediante gli escrementi, esse rendevano l'arena un lago. Sostituii, pertanto, questa alimentazione con lo zucchero a granelli e, per le proteine, utilizzavo della carne essiccata al sole nonché saltuariamente davo loro piccole porzioni di acqua zuccherata con la siringa.
Alla fine dell'estate la colonia ha riempito anche il secondo formicaio e nel primo vi sono moltissime larve e pupe.
Una sera di fine maggio del 2015 a casa di mio nonno che abita a Chiaravalle (AN), si posò sul davanzale della finestra della cucina una formica alata di color bruno scuro.
La catturai immediatamente dato che era bella grossa (poco più di 1 cm) ed anche vispa.
Questa fu la mia prima grande esperienza con le formiche, pertanto non mi curai del fatto che ancora aveva le ali, pensavo che tutte le specie erano solite strapparsele solo dopo aver trovato un posto idoneo per fondare. Dopo diverse ricerche, constatai che la formica nidificava in querce attaccate da parassiti e le ali venivano staccate solo dopo aver trovato il posto adatto.
Tornai a casa e la misi subito in provetta riposta nell'armadio. I giorni seguenti visitai il sito Formicarium per cercare la scheda di allevamento ma non la trovai, poiché nessuna delle specie descritte corrispondeva alle caratteristiche fisiche della mia formica. Essa era di dimensioni anomale, aveva delle mandibole molto spesse ma anche corte, il torace appiattito e un addome composto da 4 segmenti e curvo alla fine, le zampe, poi, erano munite di una spina ciascuna verso la metà delle stesse. La mia ricerca continuò imperterrita ricercando solo i generi, ma i risultati furono negativi.
Due giorni dopo la cattura, la regina si era tolta le ali e aveva deposto più uova rispetto alle altre formiche, forse una trentina perché meticolosamente le contai. La mia curiosità di classificarla era grande ma allo stesso tempo le ricerche non dettero i frutti sperati, quindi aspettai solo la nascita delle operaie dato che mi avrebbero sicuramente agevolato il lavoro.
Una bella mattina, durante la "caccia" a un maschio di Cicada orni, mi accorsi che lungo il tronco della quercia scorreva una grossa e massiccia fila di formiche dal torace rosso e con testa e addome nero-grigiastro. Mi resi immediatamente conto che si trattava della medesima specie che invade i pioppi di mio zio (costatando che non nidifica solo nelle querce ma anche sui pioppi e forse anche altre piante) e quindi pensai subito alla mia regina poiché trattavisi di una delle specie che nelle ricerche non mi erano comparse. Quando ritornai a casa, ricercai su Internet quei caratteri fisici osservati sul campo; mi comparse davanti una grande quantità di foto di Lasius emarginatus, Formica rufa, ecc., ma fra quelle foto comparve proprio quella che cercavo. Visitai il sito correlato alla foto e comparve il nome della specie: Liometopum microcephalum . Dopo aver conosciuto il nome, ricercai le caratteristiche della regina e, come presumevo, era come quella che possedevo.
Iniziai subito la costruzione del formicaio in legno di quercia (pianta da loro preferita) e lo progettai molto grande perché ero a conoscenza che la colonia, dopo un anno, avrebbe raggiunto grossezze considerevoli.
Non avendo molta esperienza nel campo della mirmecologia, travasai subito la famiglia composta dalla regina e una ventina di operaie e vi collegai l'arena, dove misi un tappo con acqua e zucchero; la sorpresa la trovai la mattina quando vidi tutte le formiche sazie nel nido (addome delle operaie ingrossato).
Il formicaio proseguiva molto bene, la regina deponeva e nascevano nuove operaie. Nel mese di luglio ci fu un consistente aumento di covata e di conseguenza ero costretto tutti i giorni ad alimentarle, dando loro insetti quasi morti e, senza pietà, li uccidevano in maniera che la regina avesse sempre cibi proteici a disposizione.
L'attacco si presenta sempre molto brutale perché le operaie immobilizzano al suolo la preda che viene decapitata viva, sminuzzata e trasportata nel nido.
Nel mese di settembre misi sul balcone la colonia per rallentare le deposizioni in modo graduale. Nonostante le notti erano fredde, durante il giorno le operaie continuavano a lavorare e la regina accennava delle deposizioni.
Alla fine di ottobre misi la colonia in frigo a sei sette gradi. Dopo circa un mese notai che nel nido c'erano parecchie operaie morte (anche giovani), queste perdite mi preoccuparono quindi a gennaio, dato l'aumento delle stesse, tolsi la colonia dal frigo facendo il procedimento inverso per abituarle via via al clima interno.
Questo provvedimento evitò la morte della colonia, infatti verso febbraio-marzo la regina iniziò a deporre nuovamente.
Ipotizzai pertanto, data la perdita di molte operaie, che questa specie non compie una vera e propria ibernazione, come accade nel genere Tapinoma che d'altronde appartiene alla stessa sottofamiglia.
All'inizio dell'estate la famiglia raddoppiò di dimensioni e conseguentemente iniziarono i problemi in fase di pulizia dell'arena.
Per evitare di invadere casa, creai una mini-aspirapolvere che potesse catturarle vive e reintrodurre nel nido dopo la manutenzione dell'arena.
A fine estate del 2016 dovetti cambiare arena raddoppiando le dimensioni (fauna box 30 x 18 cm circa) e, dato l'inconveniente dell'anno prima, sistemai la colonia nel balcone in un posto all'ombra e lontano dalle precipitazioni.
L'inverno non giocò nessun tiro sinistro alla colonia e, pertanto, approvò la mia ipotesi.
All'inizio di febbraio del 2017 la colonia rincominciò la normale attività, ma in questo anno si evidenziò una delle principali caratteristiche della specie in questione ossia la nascita di operaie più grandi del normale adibite alla medesima attività di quelle più piccole (specie con operaie polimorfiche), maggiormente utilizzate in compiti che richiedono forza maggiore (uccisione di un insetto tenace).
Durante l'estate il formicaio arrivò alla massima capienza e la covata aumentava costantemente e quindi dovetti costruire un nuovo formicaio. Onde evitare di realizzarne uno troppo grande e pensante, ne feci uno delle stesse dimensioni ma in legno di pioppo nero e lo collegai al vecchio nido.
La famiglia crebbe esponenzialmente necessitando quantitativi maggiori di cibo, tuttavia acqua e zucchero non erano più idonei, perché, mediante gli escrementi, esse rendevano l'arena un lago. Sostituii, pertanto, questa alimentazione con lo zucchero a granelli e, per le proteine, utilizzavo della carne essiccata al sole nonché saltuariamente davo loro piccole porzioni di acqua zuccherata con la siringa.
Alla fine dell'estate la colonia ha riempito anche il secondo formicaio e nel primo vi sono moltissime larve e pupe.