Mini guida semplificata per la macro
49 messaggi
• Pagina 1 di 4 • 1, 2, 3, 4
Mini guida semplificata per la macro
Sono utente qui da un po' e spesso amo guardare con curiosità cosa compare nelle richieste d'identificazione. Spesso mi accorgo che molti inseriscono foto da cui è difficile capire qualcosa, vuoi per gli strumenti limitati vuoi perché non è banale sapere come fotografare gli oggetti piccoli. D'altra parte sono consapevole che basterebbe veramente qualche consiglio di base e un po' di voglia di sperimentare perché chiunque anche con una fotocamera basilare o perfino un cellulare possa ottenere dei risultati interessanti.
Per questa ragione ho cercato di trovare un po' di tempo libero per scrivere il seguente piccolo vademecum con qualche consiglio riguardo a come destreggiarsi nel campo della cosiddetta fotografia macro. L'intervento iniziale della guida è rivolto soprattutto a chi ha poca o nessuna conoscenza del tema e mira a dare consigli rapidi per affrontare il problema delle foto sul forum: basta un minimo impegno per ottenere qualche bella foto di formiche da mettere nei diari o nelle richieste di identificazione.
Ci sarà una seconda parte (ed eventualmente una terza) più avanzata e approfondita (sono accetti suggerimenti e partecipazioni).
Per questa ragione ho cercato di trovare un po' di tempo libero per scrivere il seguente piccolo vademecum con qualche consiglio riguardo a come destreggiarsi nel campo della cosiddetta fotografia macro. L'intervento iniziale della guida è rivolto soprattutto a chi ha poca o nessuna conoscenza del tema e mira a dare consigli rapidi per affrontare il problema delle foto sul forum: basta un minimo impegno per ottenere qualche bella foto di formiche da mettere nei diari o nelle richieste di identificazione.
Ci sarà una seconda parte (ed eventualmente una terza) più avanzata e approfondita (sono accetti suggerimenti e partecipazioni).
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
I primi quattro capitoletti saranno per forza un po' teorici, ma chi ha fretta può anche partire dal quinto e successivi più pratici e poi leggersi con calma i precedenti per capire meglio. Buona lettura.
1) Fotografia in due parole.
Iniziamo partendo da alcuni concetti base, questi purtroppo servono abbastanza perché questo genere di fotografia è piuttosto tecnico e meno cose si ignorano più si saprà come operare per un buon risultato. Brevemente la fotografia consiste nel riprodurre l'immagine (I) di un soggetto (S) su di un elemento sensibile che la registri (una volta era la pellicola, oggi i sensori elettronici) e questo è possibile grazie all'uso di un ottica (O). Quindi qualsiasi fotocamera da quella del cellulare ad una DSRL ha almeno due elementi: l'obiettivo che proietta l'immagine e il sensore che la registra.
2) Cos'è la macrofotografia?
Quando il soggetto che si fotografa è molto piccolo accade che la sua immagine proiettata arrivi ad assumere circa la stessa dimensione del soggetto stesso (1:1). Si definisce quindi MACRO l'ottica in grado di riprodurre una tale immagine e per quantificare questa capacità si definisce il cosiddetto rapporto di riproduzione che è RR=I/S. Questo rapporto indica appunto quanto l'obiettivo è in grado di ingrandire l'immagine rispetto al soggetto.
Se ci pensate, di solito si fotografano soggetti grandi (persone, palazzi, ecc.) proiettandoli su di un sensore piccolo (le dimensioni del sensore dipendono dalla fotocamera, come regola generale più questo è grande e più grande sarà anche l'ottica in proporzione). Quindi nella fotografia abituale il RR è molto piccolo, ad esempio, fotografando una persona con una comune fotocamera compatta serve un RR attorno 0,005 circa. Se però il fotografo si avvicina alla persona, può mettere a fuoco una parte come il viso (RR sale a circa 0,05) o addirittura, se si riesce ad avvicinare molto, perfino solo un dettaglio come l'occhio (RR attorno 0,2 che è prossimo al macro). Quindi la prima regola banale da ricordare è che più un soggetto è vicino più il RR richiesto all'obiettivo dovrà essere elevato. Il problema è che un obiettivo qualsiasi alla distanza richiesta per inquadrare un viso riesce a mettere a fuoco, mentre generalmente alla distanza richiesta per inquadrare un occhio no. Quindi la seconda regola è che ogni obiettivo ha un suo specifico RR massimo, che raggiunge alla minima distanza di messa a fuoco che riesce a tenere. Questa distanza è quella che separa I-S e per cui O riesce ancora a mettere a fuoco bene l'immagine; per distanze minori sarà sempre tutto sfocato.
A questo punto dovrebbe essere chiaro, se vi accade, perché avete problemi a fare foto macro. Sia che usiate la fotocamera di un cellulare, sia che usiate una compattina a buon mercato o l'ultima DSRL comprata a caro prezzo con l'obiettivo in kit. La risposta è molto semplice l'obiettivo della vostra fotocamera ha una minima distanza di messa a fuoco superiore a quella che vi servirebbe per ingrandire bene il soggetto con un RR idoneo alla macrofotografia. Perciò il risultato sarà sempre una foto completamente sfocata e inutilizzabile. Non disperate perché tra poco vi dirò una possibile soluzione al problema.
3) Ma lo zoom?
Spendo due parole per chiarire un termine che penso molti potrebbero avere in testa pensando alla macro, perché viene spesso associato con l'ingrandimento quando in realtà non vi ha nulla a che fare: sto parlando del cosidetto zoom.
Aumentare lo zoom permette di stringere il campo inquadrato, ma questo non necessariamente significa che potremo arrivare ad RR maggiore usandolo. Questo perché variare lo zoom modifica le caratteristiche ottiche dell'obiettivo: infatti un obiettivo zoom varia fra le tante due proprietà ottiche che influiscono entrambe sul RR che sono la già citata minima distanza di messa a fuoco (MFD) e la focale (F).
Un obiettivo è definito zoom se può variare la focale, al contrario di quelli a focale fissa (questi sono comuni sulle DSRL e rari sulle compatte perché sarebbe scomodo dato che non possono cambiare l'obiettivo, però pure quasi tutti i cellulari hanno ottica fissa per ovvie ragioni di spessore). Ad esempio una fotocamera compatta fornita di obiettivo con focale 5,8-23,2 mm ha zoom 4x, dove il numero dice semplicemente che la seconda focale è quadrupla rispetto alla prima: NIENTE a che fare con un eventuale maggiore ingrandimento. Infatti, sempre parlando della compatta d'esempio, questa a grandangolo (cioè zoom completamente ritratto alla focale di 5,8 mm) offre RR=0,11 grazie alla minima distanza di messa a fuoco pari a 5 cm, mentre a teleobbiettivo (cioè zoom completamente esteso alla focale di 23,2 mm) offre un più basso RR=0,08 nonostante l'inquadratura sia più stretta, perché la minima distanza di messa a fuoco di 25 cm non basta ad alzare di più il RR. Questo dimostra che il RR massimo dell'obiettivo non è facile da prevedere e varia a seconda di come è stato otticamente progettato.
4) Miopia: ecco la soluzione!
Uso questo titolo strano apposta per cercare di rendere più facilmente comprensibile come si può obbligare l'obiettivo di una compatta o di un cellulare a lavorare a distanze utili per la macro. Così come una lente convergente o divergente (occhiali per difetto ipermetrope o miope, rispettivamente) può servire a correggere disturbi visivi, il principio vale anche all'opposto. Si può influenzare la messa a fuoco di un sistema ottico con una lente convergente, in modo che non metta più a fuoco correttamente ad infinito ma migliori a brevi distanze. Se non avete capito il gergo tecnico dell'ultima frase, pensate solo che il succo del discorso è aggiungere una lente davanti all'obiettivo per farlo diventare miope (metterà a fuoco solo da vicino). Questa lente aggiuntiva può essere o direttamente comprata come accessorio da avvitare sull'obiettivo oppure anche recuperata in altro modo arrangiandosi come spiegherò tra poco. Prima infatti devo accennare come si classificano questi "aggiuntivi".
Come abbiamo detto la lente aggiuntiva deve essere convergente e avrà effetto tanto maggiore nel ridurre la minima distanza di messa a fuoco (MFD), quanto maggiore sarà il suo valore di diottria (D). So che risulterà complesso, ma è necessario intuire un minimo anche questo ultimo termine ottico: la diottria per semplicità può essere vista come un diverso modo di esprimere la focale di un ottica D=1/F (è l'inverso: se si esprime F in mm allora D=1000/F in 1/m). Per fare un esempio pratico, un obbiettivo (in fotografia sono per forza convergenti) che avesse F=+50 [mm] fornisce D=+20 [1/m], lo stesso vale anche per una singola lente purché convergente, infatti spesso vengono venduti aggiuntivi macro da +4 diottrie che altro non sono che lenti convergenti con focale di 250 mm.
Torniamo alla metafora del miope: se mi diagnosticano un difetto da +0.25 diottrie ho una leggera miopia riuscirò a mettere perfettamente a fuoco fino a 4 m e oltre vedrò appena leggermente sfocato (una persona normale riesce a mettere a fuoco perfettamente pure a "infinito"), se invece mi diagnosticano +4 diottrie significa che la mia massima nidezza di visione a fuoco arriverà al massimo a 25 cm e tutto ciò che sta oltre sarà sempre fortemente confuso. Questo problema vale anche per la scelta dell'aggiuntivo da usare: se da una parte vorrei un valore di diottria alto per abbassare al minimo la MFD così da alzare RR, devo anche tenere conto che all'atto pratico avrò sempre meno escursione per mettere a fuoco accrescendo D. Questa è la terza regola se l'aggiuntivo che uso ha tante diottrie, allora la messa a fuoco si ridurrà su un intervallo molto breve e a distanza molto ravvicinata. Questo in realtà è un problema grosso più per la macro sul campo, piuttosto che nel nostro caso in cui i soggetti sono generalmente confinati nel nido e si possono spostare con esso alla distanza più consona.
5) SPERIMENTATE!
Le cose che ho spiegato finora servono a dare delle chiavi per risolvere un problema che ritengo non sia facile da inquadrare senza questi prerequisiti. Ora arriva la parte che spero per chi legge sia la più divertente, cioè PROVATE a mettere davanti la fotocamera una qualsiasi ottica che pensiate di potervi procurare a costo basso o nullo e possa servire al vostro scopo. Procurarsi una lente convergente di dimensioni sufficienti a coprire per intero l'obiettivo di un cellulare o di una compatta è un compito semplice: ci sono innumerevoli possibilità e sistemi ottici da cui pescare (cercate anche cosa propongono in rete, con i termini specifici che ho nominato qui non faticherete). Il difficile in genere è trovare la lente con le caratteristiche idonee come diottria e che non degradi troppo la qualità dell'immagine. Vi do qualche imbeccata facile che ho sperimentato in ordine di utilità.
La cosa più semplice che sarà venuta in mente a tutti è di usare una semplice lente d'ingrandimento, ebbene sì è una lente convergente che fa già qualcosa, anche se non tanto perché in genere sono di qualità bassa (producono aberrazioni) e danno poche diottrie (in genere la focale è attorno 500 mm). Altra alternativa sono i binocoli da quattro soldi che si compravano nei mercatini russi (una volta, oggi probabilmente cinesi e molto più infimi) sono molto facili da smontare e in genere la lente obiettivo ha focale 250 mm o lì attorno quindi è già qualcosa di buono con cui partire. Spesso fanno meglio pure degli aggiuntivi cinesi venduti in rete e avendone due potrete metterle una dietro l'altra per sommare le diottrie. Se vogliamo aprire una parantesi sugli aggiuntivi appositamente venduti per la macrofotografia, sappiate che come regola generale quelli più complessi cioè lenti unite in doppietti sono molto migliori delle lenti singole ma costano pure tanto di più. Inoltre il prezzo cresce molto col diametro. Tornando alle alternative, le ottiche da proiettore sono state una volta consigliate in un video citato qua da noi (per esperienza vi consiglio pure quelle degli ingranditori). Considerate che in genere qualsiasi sistema ottico complesso è più corretto di uno semplice, per questo l'ultimo suggerimento che do è quello di considerare di usare obiettivi, come aggiuntivi piuttosto che lenti singole. In genere i primi producono meno difetti accoppiati all'obiettivo della fotocamera, anche se le aberrazioni quando si uniscono due sistemi che non sono stati progettati per lavorare assieme non sono mai facilmente prevedibili (per quello dico sperimentate, l'aggiuntivo che funziona male su una DSRL spesso è invece ottimo su una compatta che ne usa solo la parte migliore centrale). Se potete preferite obiettivi piccoli che non vi sbilancino troppo il sistema: se avete un 50 mm di una vecchia SRL a pellicola siete a posto, occhio solo che avrete 20 diottrie da gestire!
6) Un esempio pratico.
Quello che vedete è quanto ho più o meno finora descritto: una fotocamera compatta (spesa 100€) con alcuni possibili aggiuntivi (spesa nulla, già posseduti), e altra attrezzatura utile come il tubo per montare i filtri e alcuni anelli filettati che aiutano a montare il tutto (spesa meno di 10€). Nello specifico gli aggiuntivi sono un paio di lenti singole smontate da un semplice binocolo economico (ne ho misurato la focale che è 200 mm) e un obiettivo economico di una vecchia SRL (l'ottica ha focale 55 mm). Quindi ricapitolando abbiamo due aggiuntivi da +5 diottrie e un aggiuntivo da +18 diottrie. Vedremo come si comportano con la fotocamera già descritta in precedenza con lo zoom completamente esteso a teleobiettivo. La uso così perché gli aggiuntivi abbassano come detto l'intervallo di messa a fuoco verso distanze più brevi, perciò a grandangolo dove la MFD è già troppo corta non si può ridurre tanto di più, inoltre accorciare MFD a teleobiettivo porta ad un guadagno per il RR generalmente molto maggiore. Quindi la quarta regola da ricordare è che gli aggiuntivi sono più efficaci se utilizzati a teleobiettivo, cioè con lo zoom completamente esteso (focale dello zoom più alta).
Questo scatto serve a dare un idea della capacità di riproduzione della fotocamera da sola a teleobiettivo con focale 23,2 mm nel mio caso. Il righello serve a quantificare il RR sapendo che il lato lungo dell'immagine proiettata sul sensore misura 5,7 mm per questa fotocamera. Come avevo detto in precedenza, ottengo RR=0,08 alla MFD di 25 cm e non ci si può avvicinare di più altrimenti tutto diviene sfocato.
Aggiungendo una lente da 5 diottrie è possibile avvicinarsi un po' al soggetto riuscendo ancora a mettere a fuoco e il cambiamento è piuttosto evidente. Su questa compatta con D=+5 si salta a RR=0,17 di colpo!
Aggiungendo anche la seconda lente da 5 diottrie ci si avvicina ulteriormente riuscendo a mettere a fuoco, tuttavia si può notare l'aumento delle aberrazioni (evidenti bordi colorati nella parte sinistra e l'immagine è meno uniformemente nitida rispetto a prima), dovuta al fatto che le due lenti singole così sovrapposte costituiscono un sistema ottico molto poco corretto. Su questa compatta con D=+10 si raggiunge RR=0,26.
Passiamo infine ad avvitare l'obiettivo da 18 diottrie davanti alla fotocamera (la cui ghiera di fuoco manuale sarà a infinito in modo da avvicinarlo il più possibile all'obiettivo della fotocamera compatta). Su questa compatta con D=+18 si arriva a un bel RR=0,38 riducendosi a 15 cm di minima distanza di messa a fuoco (in pratica l'estremo finale dell'aggiuntivo si trova a pochi centimetri dal soggetto quindi è inutile provare combinazioni con diottrie più alte ancora). Anche se è ridotta e si vede meno che nell'originale, l'immagine è piuttosto dettagliata e uniforme: ci sono molte meno aberrazioni che nel caso precedente.
Finite le vostre prove, l'ultimo problema che vi resterà sarà quello di trovare un modo comodo di fissare l'aggiuntivo alla vostra fotocamera. Per tentativi saltuari potete provare con metodi di ripiego: nastro adesivo, lenti montate in tubi di cartone da infilare sull'obiettivo e cose originali simili. Se pensate di usare un obiettivo siete avvantaggiati, perché hanno solitamente una filettatura a vite da una parte. Quindi basta che reperiate (costo 1-2€) gli anelli adattatori compatibili col filetto della vostra fotocamera e dell'obiettivo stesso per montarlo davanti ad essa ribaltato.
Metto pure le prove fatte con la fotocamera del cellulare, questa ha un ottica con un'inquadratura molto grandangolare. Ciò significa che in principio servono distanze molto ravvicinate per alzare il RR e si ha un ridotto margine di guadagno con gli aggiuntivi.
Come si vede senza alcun aggiuntivo si ha l'immagine qui sopra che è un poco più ingrandita della prima della compatta, tuttavia la grossa differenza è che stavolta si arriva a RR=0,08* con una MFD di soli 4 cm (con la compatta era di 25 cm)!
Per questa ragione anche usando l'aggiuntivo con D=+5 non vi è una grossa differenza: in proporzione si accorcia MFD a circa 3 cm e si guadagna ben poco arrivando a RR=0,10 soltanto.
*Chi è attento avrà notato che RR è approssimativamente lo stesso della compatta, ma l'immagine appare un poco più ingrandita. Infatti, andrebbe specificato che l'obiettivo del cellulare può permettersi di usare un RR simile alla compatta e comunque registrare una porzione di righello apparentemente più grande. Questo perché se ci si dimentica che l'immagine ottica è in realtà più piccola (é proiettata su un sensore più piccolo), la si potrebbe considerere confrontabile ad una registrata da un sensore più grande. Tuttavia per ora non preoccupatevi se non è chiara questa nota, perché coi nostri esempi è poco percepibile. Spiegherò meglio la questione la prossima volta parlando di DSRL: queste confrontate alle compatte fanno notare molto di più questa convenienza dei sensori ridotti.
Concludendo sperimentate seguendo le regole accennate, a seconda di quello che avrete potrete ottenere un miglioramento della capacità macro più o meno grosso, ma anche nel peggiore dei casi un minimo si guadagna.
7) Fotografare in macro!
Una volta migliorate le capacità di fotografare in macro della fotocamera, resta l'ultimo sforzo di conoscere il proprio strumento, in tal caso avere una compatta che permette un controllo un po' più fine aiuta (cercate le modalità M, Av, Tv). Fotografia vuol dire saper dosare essenzialmente tre variabili: posa (tempo, cioé s), ottica (diaframma, cioé F/#) e sensore (sensibilità, cioè ISO). La macro a soggetti animati come gli insetti è vincolata da due problemi: movimenti del soggetto e ridotta zona a fuoco (in gergo PdC sempre molto stretta in regime macro). Ciò indica alcuni suggerimenti di base che permettono di fare foto nitide e comprensibili:
Quindi un buon consiglio se si vogliono fare foto belle a ciò che accade nel nido o nella provetta è di prepararsi bene prima disponendo con precisione ogni cosa e impiegando magari un paio di luci laterali (o in mancanza sfruttando la luce esterna all'aperto se fattibile). La messa a fuoco si fa preventivamente fissandola manualmente (MF) al valore minimo la fotocamera e calibrandola poi con fini spostamenti della fotocamera che sarà infine bloccata (un treppiedi può essere d'aiuto).
Quando scatterete macro vi accorgerete che serve molta pazienza e cura a priori della scena, quindi approcciatevi con metodo e in maniera ragionata. Queste cose appena dette fanno molta più differenza dei soldi spesi nell'attrezzatura, non è un caso che abbia spronato a sperimentare perché ci tengo a sfatare un mito..
..foto come le precedenti sono fatte con la compatta e l'obiettivo ribaltato già descritti: non serve per forza spendere un sacco di soldi in una DSRL! Come vedete le foto sono ben nitide anche ai bordi e non hanno aloni colorati (aberrazioni) nonostante l'elevato RR: la qualità d'immagine si può ottenere eccome senza chissà quali costose attrezzature!
Uso spesso l'accoppiata descritta nonostante abbia una DSRL: non fatevi ingannare dal basso RR per ottenere la stessa foto sulla DSRL mi servirebbe il quadruplo di quel RR, grazie al fattore di moltiplicazione dovuto al sensore piccolo della compatta (stesso motivo accennato in nota *). Il problema principale delle compatte è il solito: la sensibilità (e il rumore elettronico che ne consegue), ma se sapete gestire l'illuminazione le compatte hanno un rapporto prezzo/prestazioni minimo 8 volte migliore delle DSRL almeno per quanto riguarda la macrofotografia.
8) Considerazioni
Ho cercato di limitare i concetti tecnici ai fondamentali e ho provato a mantenere un tono divulgativo, spero di non aver esagerato con le formule in questo intervento, e che sia almeno per metà comprensibile e stimolante per chi è alle prime armi. Terrò altre considerazioni specifiche per un secondo intervento più avanzato e spero utile ai possessori di DSRL.
1) Fotografia in due parole.
Iniziamo partendo da alcuni concetti base, questi purtroppo servono abbastanza perché questo genere di fotografia è piuttosto tecnico e meno cose si ignorano più si saprà come operare per un buon risultato. Brevemente la fotografia consiste nel riprodurre l'immagine (I) di un soggetto (S) su di un elemento sensibile che la registri (una volta era la pellicola, oggi i sensori elettronici) e questo è possibile grazie all'uso di un ottica (O). Quindi qualsiasi fotocamera da quella del cellulare ad una DSRL ha almeno due elementi: l'obiettivo che proietta l'immagine e il sensore che la registra.
2) Cos'è la macrofotografia?
Quando il soggetto che si fotografa è molto piccolo accade che la sua immagine proiettata arrivi ad assumere circa la stessa dimensione del soggetto stesso (1:1). Si definisce quindi MACRO l'ottica in grado di riprodurre una tale immagine e per quantificare questa capacità si definisce il cosiddetto rapporto di riproduzione che è RR=I/S. Questo rapporto indica appunto quanto l'obiettivo è in grado di ingrandire l'immagine rispetto al soggetto.
Se ci pensate, di solito si fotografano soggetti grandi (persone, palazzi, ecc.) proiettandoli su di un sensore piccolo (le dimensioni del sensore dipendono dalla fotocamera, come regola generale più questo è grande e più grande sarà anche l'ottica in proporzione). Quindi nella fotografia abituale il RR è molto piccolo, ad esempio, fotografando una persona con una comune fotocamera compatta serve un RR attorno 0,005 circa. Se però il fotografo si avvicina alla persona, può mettere a fuoco una parte come il viso (RR sale a circa 0,05) o addirittura, se si riesce ad avvicinare molto, perfino solo un dettaglio come l'occhio (RR attorno 0,2 che è prossimo al macro). Quindi la prima regola banale da ricordare è che più un soggetto è vicino più il RR richiesto all'obiettivo dovrà essere elevato. Il problema è che un obiettivo qualsiasi alla distanza richiesta per inquadrare un viso riesce a mettere a fuoco, mentre generalmente alla distanza richiesta per inquadrare un occhio no. Quindi la seconda regola è che ogni obiettivo ha un suo specifico RR massimo, che raggiunge alla minima distanza di messa a fuoco che riesce a tenere. Questa distanza è quella che separa I-S e per cui O riesce ancora a mettere a fuoco bene l'immagine; per distanze minori sarà sempre tutto sfocato.
A questo punto dovrebbe essere chiaro, se vi accade, perché avete problemi a fare foto macro. Sia che usiate la fotocamera di un cellulare, sia che usiate una compattina a buon mercato o l'ultima DSRL comprata a caro prezzo con l'obiettivo in kit. La risposta è molto semplice l'obiettivo della vostra fotocamera ha una minima distanza di messa a fuoco superiore a quella che vi servirebbe per ingrandire bene il soggetto con un RR idoneo alla macrofotografia. Perciò il risultato sarà sempre una foto completamente sfocata e inutilizzabile. Non disperate perché tra poco vi dirò una possibile soluzione al problema.
3) Ma lo zoom?
Spendo due parole per chiarire un termine che penso molti potrebbero avere in testa pensando alla macro, perché viene spesso associato con l'ingrandimento quando in realtà non vi ha nulla a che fare: sto parlando del cosidetto zoom.
Aumentare lo zoom permette di stringere il campo inquadrato, ma questo non necessariamente significa che potremo arrivare ad RR maggiore usandolo. Questo perché variare lo zoom modifica le caratteristiche ottiche dell'obiettivo: infatti un obiettivo zoom varia fra le tante due proprietà ottiche che influiscono entrambe sul RR che sono la già citata minima distanza di messa a fuoco (MFD) e la focale (F).
Un obiettivo è definito zoom se può variare la focale, al contrario di quelli a focale fissa (questi sono comuni sulle DSRL e rari sulle compatte perché sarebbe scomodo dato che non possono cambiare l'obiettivo, però pure quasi tutti i cellulari hanno ottica fissa per ovvie ragioni di spessore). Ad esempio una fotocamera compatta fornita di obiettivo con focale 5,8-23,2 mm ha zoom 4x, dove il numero dice semplicemente che la seconda focale è quadrupla rispetto alla prima: NIENTE a che fare con un eventuale maggiore ingrandimento. Infatti, sempre parlando della compatta d'esempio, questa a grandangolo (cioè zoom completamente ritratto alla focale di 5,8 mm) offre RR=0,11 grazie alla minima distanza di messa a fuoco pari a 5 cm, mentre a teleobbiettivo (cioè zoom completamente esteso alla focale di 23,2 mm) offre un più basso RR=0,08 nonostante l'inquadratura sia più stretta, perché la minima distanza di messa a fuoco di 25 cm non basta ad alzare di più il RR. Questo dimostra che il RR massimo dell'obiettivo non è facile da prevedere e varia a seconda di come è stato otticamente progettato.
4) Miopia: ecco la soluzione!
Uso questo titolo strano apposta per cercare di rendere più facilmente comprensibile come si può obbligare l'obiettivo di una compatta o di un cellulare a lavorare a distanze utili per la macro. Così come una lente convergente o divergente (occhiali per difetto ipermetrope o miope, rispettivamente) può servire a correggere disturbi visivi, il principio vale anche all'opposto. Si può influenzare la messa a fuoco di un sistema ottico con una lente convergente, in modo che non metta più a fuoco correttamente ad infinito ma migliori a brevi distanze. Se non avete capito il gergo tecnico dell'ultima frase, pensate solo che il succo del discorso è aggiungere una lente davanti all'obiettivo per farlo diventare miope (metterà a fuoco solo da vicino). Questa lente aggiuntiva può essere o direttamente comprata come accessorio da avvitare sull'obiettivo oppure anche recuperata in altro modo arrangiandosi come spiegherò tra poco. Prima infatti devo accennare come si classificano questi "aggiuntivi".
Come abbiamo detto la lente aggiuntiva deve essere convergente e avrà effetto tanto maggiore nel ridurre la minima distanza di messa a fuoco (MFD), quanto maggiore sarà il suo valore di diottria (D). So che risulterà complesso, ma è necessario intuire un minimo anche questo ultimo termine ottico: la diottria per semplicità può essere vista come un diverso modo di esprimere la focale di un ottica D=1/F (è l'inverso: se si esprime F in mm allora D=1000/F in 1/m). Per fare un esempio pratico, un obbiettivo (in fotografia sono per forza convergenti) che avesse F=+50 [mm] fornisce D=+20 [1/m], lo stesso vale anche per una singola lente purché convergente, infatti spesso vengono venduti aggiuntivi macro da +4 diottrie che altro non sono che lenti convergenti con focale di 250 mm.
Torniamo alla metafora del miope: se mi diagnosticano un difetto da +0.25 diottrie ho una leggera miopia riuscirò a mettere perfettamente a fuoco fino a 4 m e oltre vedrò appena leggermente sfocato (una persona normale riesce a mettere a fuoco perfettamente pure a "infinito"), se invece mi diagnosticano +4 diottrie significa che la mia massima nidezza di visione a fuoco arriverà al massimo a 25 cm e tutto ciò che sta oltre sarà sempre fortemente confuso. Questo problema vale anche per la scelta dell'aggiuntivo da usare: se da una parte vorrei un valore di diottria alto per abbassare al minimo la MFD così da alzare RR, devo anche tenere conto che all'atto pratico avrò sempre meno escursione per mettere a fuoco accrescendo D. Questa è la terza regola se l'aggiuntivo che uso ha tante diottrie, allora la messa a fuoco si ridurrà su un intervallo molto breve e a distanza molto ravvicinata. Questo in realtà è un problema grosso più per la macro sul campo, piuttosto che nel nostro caso in cui i soggetti sono generalmente confinati nel nido e si possono spostare con esso alla distanza più consona.
5) SPERIMENTATE!
Le cose che ho spiegato finora servono a dare delle chiavi per risolvere un problema che ritengo non sia facile da inquadrare senza questi prerequisiti. Ora arriva la parte che spero per chi legge sia la più divertente, cioè PROVATE a mettere davanti la fotocamera una qualsiasi ottica che pensiate di potervi procurare a costo basso o nullo e possa servire al vostro scopo. Procurarsi una lente convergente di dimensioni sufficienti a coprire per intero l'obiettivo di un cellulare o di una compatta è un compito semplice: ci sono innumerevoli possibilità e sistemi ottici da cui pescare (cercate anche cosa propongono in rete, con i termini specifici che ho nominato qui non faticherete). Il difficile in genere è trovare la lente con le caratteristiche idonee come diottria e che non degradi troppo la qualità dell'immagine. Vi do qualche imbeccata facile che ho sperimentato in ordine di utilità.
La cosa più semplice che sarà venuta in mente a tutti è di usare una semplice lente d'ingrandimento, ebbene sì è una lente convergente che fa già qualcosa, anche se non tanto perché in genere sono di qualità bassa (producono aberrazioni) e danno poche diottrie (in genere la focale è attorno 500 mm). Altra alternativa sono i binocoli da quattro soldi che si compravano nei mercatini russi (una volta, oggi probabilmente cinesi e molto più infimi) sono molto facili da smontare e in genere la lente obiettivo ha focale 250 mm o lì attorno quindi è già qualcosa di buono con cui partire. Spesso fanno meglio pure degli aggiuntivi cinesi venduti in rete e avendone due potrete metterle una dietro l'altra per sommare le diottrie. Se vogliamo aprire una parantesi sugli aggiuntivi appositamente venduti per la macrofotografia, sappiate che come regola generale quelli più complessi cioè lenti unite in doppietti sono molto migliori delle lenti singole ma costano pure tanto di più. Inoltre il prezzo cresce molto col diametro. Tornando alle alternative, le ottiche da proiettore sono state una volta consigliate in un video citato qua da noi (per esperienza vi consiglio pure quelle degli ingranditori). Considerate che in genere qualsiasi sistema ottico complesso è più corretto di uno semplice, per questo l'ultimo suggerimento che do è quello di considerare di usare obiettivi, come aggiuntivi piuttosto che lenti singole. In genere i primi producono meno difetti accoppiati all'obiettivo della fotocamera, anche se le aberrazioni quando si uniscono due sistemi che non sono stati progettati per lavorare assieme non sono mai facilmente prevedibili (per quello dico sperimentate, l'aggiuntivo che funziona male su una DSRL spesso è invece ottimo su una compatta che ne usa solo la parte migliore centrale). Se potete preferite obiettivi piccoli che non vi sbilancino troppo il sistema: se avete un 50 mm di una vecchia SRL a pellicola siete a posto, occhio solo che avrete 20 diottrie da gestire!
6) Un esempio pratico.
Quello che vedete è quanto ho più o meno finora descritto: una fotocamera compatta (spesa 100€) con alcuni possibili aggiuntivi (spesa nulla, già posseduti), e altra attrezzatura utile come il tubo per montare i filtri e alcuni anelli filettati che aiutano a montare il tutto (spesa meno di 10€). Nello specifico gli aggiuntivi sono un paio di lenti singole smontate da un semplice binocolo economico (ne ho misurato la focale che è 200 mm) e un obiettivo economico di una vecchia SRL (l'ottica ha focale 55 mm). Quindi ricapitolando abbiamo due aggiuntivi da +5 diottrie e un aggiuntivo da +18 diottrie. Vedremo come si comportano con la fotocamera già descritta in precedenza con lo zoom completamente esteso a teleobiettivo. La uso così perché gli aggiuntivi abbassano come detto l'intervallo di messa a fuoco verso distanze più brevi, perciò a grandangolo dove la MFD è già troppo corta non si può ridurre tanto di più, inoltre accorciare MFD a teleobiettivo porta ad un guadagno per il RR generalmente molto maggiore. Quindi la quarta regola da ricordare è che gli aggiuntivi sono più efficaci se utilizzati a teleobiettivo, cioè con lo zoom completamente esteso (focale dello zoom più alta).
Questo scatto serve a dare un idea della capacità di riproduzione della fotocamera da sola a teleobiettivo con focale 23,2 mm nel mio caso. Il righello serve a quantificare il RR sapendo che il lato lungo dell'immagine proiettata sul sensore misura 5,7 mm per questa fotocamera. Come avevo detto in precedenza, ottengo RR=0,08 alla MFD di 25 cm e non ci si può avvicinare di più altrimenti tutto diviene sfocato.
Aggiungendo una lente da 5 diottrie è possibile avvicinarsi un po' al soggetto riuscendo ancora a mettere a fuoco e il cambiamento è piuttosto evidente. Su questa compatta con D=+5 si salta a RR=0,17 di colpo!
Aggiungendo anche la seconda lente da 5 diottrie ci si avvicina ulteriormente riuscendo a mettere a fuoco, tuttavia si può notare l'aumento delle aberrazioni (evidenti bordi colorati nella parte sinistra e l'immagine è meno uniformemente nitida rispetto a prima), dovuta al fatto che le due lenti singole così sovrapposte costituiscono un sistema ottico molto poco corretto. Su questa compatta con D=+10 si raggiunge RR=0,26.
Passiamo infine ad avvitare l'obiettivo da 18 diottrie davanti alla fotocamera (la cui ghiera di fuoco manuale sarà a infinito in modo da avvicinarlo il più possibile all'obiettivo della fotocamera compatta). Su questa compatta con D=+18 si arriva a un bel RR=0,38 riducendosi a 15 cm di minima distanza di messa a fuoco (in pratica l'estremo finale dell'aggiuntivo si trova a pochi centimetri dal soggetto quindi è inutile provare combinazioni con diottrie più alte ancora). Anche se è ridotta e si vede meno che nell'originale, l'immagine è piuttosto dettagliata e uniforme: ci sono molte meno aberrazioni che nel caso precedente.
Finite le vostre prove, l'ultimo problema che vi resterà sarà quello di trovare un modo comodo di fissare l'aggiuntivo alla vostra fotocamera. Per tentativi saltuari potete provare con metodi di ripiego: nastro adesivo, lenti montate in tubi di cartone da infilare sull'obiettivo e cose originali simili. Se pensate di usare un obiettivo siete avvantaggiati, perché hanno solitamente una filettatura a vite da una parte. Quindi basta che reperiate (costo 1-2€) gli anelli adattatori compatibili col filetto della vostra fotocamera e dell'obiettivo stesso per montarlo davanti ad essa ribaltato.
Metto pure le prove fatte con la fotocamera del cellulare, questa ha un ottica con un'inquadratura molto grandangolare. Ciò significa che in principio servono distanze molto ravvicinate per alzare il RR e si ha un ridotto margine di guadagno con gli aggiuntivi.
Come si vede senza alcun aggiuntivo si ha l'immagine qui sopra che è un poco più ingrandita della prima della compatta, tuttavia la grossa differenza è che stavolta si arriva a RR=0,08* con una MFD di soli 4 cm (con la compatta era di 25 cm)!
Per questa ragione anche usando l'aggiuntivo con D=+5 non vi è una grossa differenza: in proporzione si accorcia MFD a circa 3 cm e si guadagna ben poco arrivando a RR=0,10 soltanto.
*Chi è attento avrà notato che RR è approssimativamente lo stesso della compatta, ma l'immagine appare un poco più ingrandita. Infatti, andrebbe specificato che l'obiettivo del cellulare può permettersi di usare un RR simile alla compatta e comunque registrare una porzione di righello apparentemente più grande. Questo perché se ci si dimentica che l'immagine ottica è in realtà più piccola (é proiettata su un sensore più piccolo), la si potrebbe considerere confrontabile ad una registrata da un sensore più grande. Tuttavia per ora non preoccupatevi se non è chiara questa nota, perché coi nostri esempi è poco percepibile. Spiegherò meglio la questione la prossima volta parlando di DSRL: queste confrontate alle compatte fanno notare molto di più questa convenienza dei sensori ridotti.
Concludendo sperimentate seguendo le regole accennate, a seconda di quello che avrete potrete ottenere un miglioramento della capacità macro più o meno grosso, ma anche nel peggiore dei casi un minimo si guadagna.
7) Fotografare in macro!
Una volta migliorate le capacità di fotografare in macro della fotocamera, resta l'ultimo sforzo di conoscere il proprio strumento, in tal caso avere una compatta che permette un controllo un po' più fine aiuta (cercate le modalità M, Av, Tv). Fotografia vuol dire saper dosare essenzialmente tre variabili: posa (tempo, cioé s), ottica (diaframma, cioé F/#) e sensore (sensibilità, cioè ISO). La macro a soggetti animati come gli insetti è vincolata da due problemi: movimenti del soggetto e ridotta zona a fuoco (in gergo PdC sempre molto stretta in regime macro). Ciò indica alcuni suggerimenti di base che permettono di fare foto nitide e comprensibili:
- tenere un tempo di posa basso, di norma 1/60 s o meno, poi dipende se il soggetto è più o meno attivo (se i tempi non sono molto brevi, inoltre, si deve usare lo scatto ritardato per evitare il mosso dovuto alla pressione del pulsante che è molto amplificato dall'elevato ingradimento);
- utilizzare diaframmi chiusi f/5.6, f/6.7 o meglio f/8 (se disponibili in Av sulla compatta) in modo da avere una porzione a fuoco più ampia, spesso aiuta tanto disporre il soggetto in maniera il più possibile parallela alla sottile zona a fuoco;
- di conseguenza i vincoli precedenti spesso obbligano ad alzare molto la sensibilità e a perdere pulizia nell'immagine (a causa del rumore elettronico ad alti ISO, tallone d'achille dei sensori di cellulari/compatte), un'alternativa è quella di curare bene l'illuminazione.
Quindi un buon consiglio se si vogliono fare foto belle a ciò che accade nel nido o nella provetta è di prepararsi bene prima disponendo con precisione ogni cosa e impiegando magari un paio di luci laterali (o in mancanza sfruttando la luce esterna all'aperto se fattibile). La messa a fuoco si fa preventivamente fissandola manualmente (MF) al valore minimo la fotocamera e calibrandola poi con fini spostamenti della fotocamera che sarà infine bloccata (un treppiedi può essere d'aiuto).
Quando scatterete macro vi accorgerete che serve molta pazienza e cura a priori della scena, quindi approcciatevi con metodo e in maniera ragionata. Queste cose appena dette fanno molta più differenza dei soldi spesi nell'attrezzatura, non è un caso che abbia spronato a sperimentare perché ci tengo a sfatare un mito..
..foto come le precedenti sono fatte con la compatta e l'obiettivo ribaltato già descritti: non serve per forza spendere un sacco di soldi in una DSRL! Come vedete le foto sono ben nitide anche ai bordi e non hanno aloni colorati (aberrazioni) nonostante l'elevato RR: la qualità d'immagine si può ottenere eccome senza chissà quali costose attrezzature!
Uso spesso l'accoppiata descritta nonostante abbia una DSRL: non fatevi ingannare dal basso RR per ottenere la stessa foto sulla DSRL mi servirebbe il quadruplo di quel RR, grazie al fattore di moltiplicazione dovuto al sensore piccolo della compatta (stesso motivo accennato in nota *). Il problema principale delle compatte è il solito: la sensibilità (e il rumore elettronico che ne consegue), ma se sapete gestire l'illuminazione le compatte hanno un rapporto prezzo/prestazioni minimo 8 volte migliore delle DSRL almeno per quanto riguarda la macrofotografia.
8) Considerazioni
Ho cercato di limitare i concetti tecnici ai fondamentali e ho provato a mantenere un tono divulgativo, spero di non aver esagerato con le formule in questo intervento, e che sia almeno per metà comprensibile e stimolante per chi è alle prime armi. Terrò altre considerazioni specifiche per un secondo intervento più avanzato e spero utile ai possessori di DSRL.
Ultima modifica di entoK il 15/02/2014, 13:31, modificato 8 volte in totale.
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
Vista la lunghezza dell'intervento ho pensato che è meglio fare una seconda discussione per la parte successiva che sarà pronta nei prossimi mesi e dedicata a tecniche più avanzate per le DSRL.
Quindi potete anche intervenire soprattutto se avete dubbi o nel caso vogliate avvisare riguardo qualcosa che si potrebbe chiarire meglio, magari riferendovi al numero del capitolo e alla frase specifica.
Quindi potete anche intervenire soprattutto se avete dubbi o nel caso vogliate avvisare riguardo qualcosa che si potrebbe chiarire meglio, magari riferendovi al numero del capitolo e alla frase specifica.
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
Se possibile sarebbe bellissimo rendere questa fantastica guida un articolo sul sito statico
sono stato scomunicato da TheGrammarNazi: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=51&t=4639&start=15#p58033
-
feyd - Messaggi: 5748
- Iscritto il: 7 lug '11
- Località: campagnano(RM)
Re: Mini guida semplificata per la macro
Se il testo è utile potete farne l'utizzo che preferite, perché io non posso non avendo l'accesso da mod al sito statico. Forse più che metterla fra gli articoli potrebbe essere utile meterla in sticky qui in sezione.
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
grazie entok..
Piccole colonie
Messor barbarus
Formica gagates
Messor barbarus
Formica gagates
-
erik il rosso - Messaggi: 518
- Iscritto il: 15 giu '13
- Località: lido di venezia
Re: Mini guida semplificata per la macro
all'infuori del cane il libro è il miglior amico dell' uomo... dentro il cane fa troppo buio per leggere...
(Groucho Marx)
(Groucho Marx)
-
david - Messaggi: 1912
- Iscritto il: 17 mar '11
- Località: Viterbo.
Re: Mini guida semplificata per la macro
Wow molto lungo ma anche molto interessante, molto bello!!!
-
Angio - Messaggi: 656
- Iscritto il: 2 mag '13
- Località: Roma
Re: Mini guida semplificata per la macro
stupende foto ma sapete se per una fujifilm finepix s2980 esiste qualche obiettivo buono? o posso attaccarcelo come hai fatto te? perchè la mia non è a obiettivo intercambile :(
Regina Solenopsis fugax
-
mat7e0 - Messaggi: 243
- Iscritto il: 28 gen '12
- Località: Latina
Re: Mini guida semplificata per la macro
Leggo ora, da quello che vedo hai una bridge che dovrebbe già comportarsi in maniera interessante (se imposti super-macro da manuale vedo una MFD di 2 cm a grandangolo). Comunque sì in linea di massima ti conviene accoppiarci un obiettivo fisso tipo il consigliato 50 mm (va bene anche un f2 o più economico) per abbassare MFD quando la usi a teleobiettivo.
Vedi però cosa trovi te di disponibile può bastare anche un guadagno minore usando delle lenti da poche diottrie visto che non parti già malissimo.
Vedi però cosa trovi te di disponibile può bastare anche un guadagno minore usando delle lenti da poche diottrie visto che non parti già malissimo.
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
Ma il cannocchiale deve essere particolare?E come si fanno a calcolare le diottrie?
- Devid
- Messaggi: 1261
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Quartu Sant'Elena,(CA)Sardegna
Re: Mini guida semplificata per la macro
I binocoli semplici descritti hanno lenti obiettivo con una focale utile come quelle accennate. Per calcolare la diottria, nel caso di una lente semplice basta misurare la focale applicando una legge ottica cosiddetta delle coniugate. Detto in parole povere se si mette a fuoco la lente per proiettare l'immagine di un oggetto posto a infinito, allora la distanza fra la lente e l'immagine corrisponde alla focale. Da questa poi ovviamente ottiene le diottrie facendo l'inverso, se hai qualche nozione di matematica e fisica non faticherai a comprendere. In caso contrario non preccuparti comunque troppo le cose più o meno funzionano se segui i consigli generali dati!
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
Posso chiedere una cosa più specifica per le reflex. E' normale che il flash non funzioni quando si usa l'anello d'inversione?
colonie attive
1 Messor sp.
1 Messor minor
1 Formica sanguinea
1 Messor barbarus
In fondazione: Myrmicasp
1 Messor sp.
1 Messor minor
1 Formica sanguinea
1 Messor barbarus
In fondazione: Myrmicasp
- antdoctor
- Messaggi: 424
- Iscritto il: 19 ott '11
- Località: Wawne, UK
Re: Mini guida semplificata per la macro
Può essere, può dipendere dal marchio. So che in alcuni casi la comunicazione elettronica è importante e l'anello d'inversione può interromperla. A quel punto dipende da cosa ha scelto il prduttore della reflex per far funzionare gli automatismi di esposizione. Io con Pentax non ho di queste limitazioni e non saprei come aiutarti, prova a chiedere su un forum di fotografia specifico del tuo marchio. Ti sapranno spiegare cosa puoi o non puoi fare.
Demografia delle colonie - Temnothorax nylanderi (uova di operaie) - T. affinis - Tetramorium caespitum - Lasius emarginatus - L. platythorax - L. paralienus - Camponotus lateralis - Pheidole pallidula - Allevare Formicaleoni!
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
Camponotus aethiops - C. ligniperda - C. vagus - Crematogaster scutellaris - Temnothorax sp. - Myrmica sp. - Messor capitatus
-
entoK - Messaggi: 2109
- Iscritto il: 26 set '11
- Località: Val Parma - Emilia
Re: Mini guida semplificata per la macro
ok, comunque nikon d90. Pensavo anche io ai contatti, peccato. Tanto alla fine non rimane che trovare delle buone fonti di luce o usare dei flash esterni. Grazie comunque
colonie attive
1 Messor sp.
1 Messor minor
1 Formica sanguinea
1 Messor barbarus
In fondazione: Myrmicasp
1 Messor sp.
1 Messor minor
1 Formica sanguinea
1 Messor barbarus
In fondazione: Myrmicasp
- antdoctor
- Messaggi: 424
- Iscritto il: 19 ott '11
- Località: Wawne, UK
49 messaggi
• Pagina 1 di 4 • 1, 2, 3, 4
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti