Sull'allevamento dei Polistes

Sezione dedicata all'osservazione e all'allevamento di altri Insetti e Artropodi.

Sull'allevamento dei Polistes

Messaggioda Robybar » 11/09/2016, 22:34

Visto il crescente numero di persone interessate a cimentarsi nell'allevamento di questi fantastici insetti, seppur ancora scarso e spesso limitato alla ricerca, ho deciso di stilare una breve ma essenziale guida al loro allevamento in cattività, condita con informazioni relative alla biologia (ciclo vitale, tassonomia ecc).

Polistes Latreille, 1802 è un genere di imenotteri sociali diffuso in tutto il mondo e noto in almeno 250 specie (e 106 sottospecie). Queste vespe, dette anche "cartonaie" o in anglosassone "paper wasp" per via del materiale con cui compongono il nido, sono facilmente distinguibili da altri vespidi per il caratteristico "vitino da vespa", ovvero il primo segmento addominale che si ingrossa dolcemente a partire dal peziolo, non formando una sorta di gradino come ad esempio in Vespula.
la caratteristica che salta maggiormente all'occhio, oltre all'aspetto generalmente molto slanciato, sono le zampe posteriori portate pendule in volo, quasi a ricordare, usando la fantasia, lo strascico di un lungo vestito :mrvio:
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Perchè allevare Polistes?
Essendo insetti sociali e possedendo ricche varietà di comportamento sociale, grazie anche alle dimensioni generalmente contenute delle colonie che non vanno quasi mai oltre i 50-100 esemplari totali, rappresentano un modello di studio del comportamento sociale e della sua evoluzione estremamente importante per la biologia.
Se ne allevano anche a scopo di studio sul loro veleno, dal momento che, data la loro diffusione capillare in quasi ogni habitat terrestre, essere punti da una o più vespe è molto facile: da qui l'elevato rischio di sviluppare reazioni anafilattiche potenzialmente mortali nei soggetti più vulnerabili (almeno una persona su 10).
Possono essere allevate perfino in casa propria, come "insolito animale da compagnia", pur nella piena consapevolezza che si tratta di esseri viventi e per di più selvatici, da rispettare totalmente e da trattare con tutte le dovute precauzioni.

Le specie
Il Continente Europeo ospita oltre una decina di specie di Polistes, di cui tre uniche al mondo e un tempo classificate come "Sulcopolistes", caratterizzate da un comportamento sociale parassitario a spese delle specie affini. Di queste specie Non parlerò qui, dal momento che il loro allevamento è decisamente più complesso e richiede comunque la detenzione in parallelo di colonie di Polistes di altre specie.
eliminate le specie a ciclo vitale parassitario, restano circa 8 specie, di cui però solo 4 o 5 abbastanza diffuse su suolo europeo da essere facilmente reperibili.
fra queste possiamo distinguere due gruppi-specie, il gruppo dominula e il gruppo gallicus.
Le prime sono più grosse, generalmente hanno guance gialle e mandibole nere, e comprendono specie abbastanza diffuse come P.nimpha e P.dominula. il secondo gruppo specie è rappresentato da specie lievemente più piccole, caratterizzate a grandi linee da guance nere e mandibole gialle, come P.gallicus.
Non tratterò nemmeno l'allevamento del gruppo gallicus, dal momento che non solo la loro identificazione è talvolta molto complessa, ma anche la loro indole leggermente più aggressiva ed abitudini particolari possono rendere difficile la detenzione in un allevamento casalingo.
Le specie in assoluto migliori da reperire su suolo europeo per un allevamento che dia i suoi frutti sono le due più diffuse del gruppo dominula, ovvero Polistes dominula e Polistes nimpha.
Sono anche specie piuttosto facili da rintracciare, avendo la spiccata tendenza di nidificare presso costruzioni umane come tegole, cancelli o staccionate, travi, sottotetti, serre, edifici o veicoli in disuso, balconi, cornicioni delle finestre, pur non disdegnando cespugli, canneti o piante erbacee assieme alle altre specie.

distinguere le due specie è abbastanza facile: Polistes dominula, in assoluto la più diffusa, ha una colorazione generalmente chiara (con molto giallo). Ha guance gialle, mandibole nere o raramente puntate di giallo, un cliepo completamente giallo o con una o due macchie nere, l'ultimo urosterno (segmento ventrale dell'addome) totalmente giallo, le antenne nere fino al terzo antennomero e poi arancioni. Si veda l'esemplare nella prima foto.
Polistes nimpha ha antenne lievemente annerite dorsalmente, ultimo urosterno nero o con macchia apicale gialla, una banda trasversale sul clipeo ed una colorazione generalmente più scura.
Queste chiavi si riferiscono solamente alla media degli esemplari, e solo al sesso femminile.

Allevamento
Per imbastire un allevamento casalingo occorre una vaschetta di plastica trasparente come quelle generalmente utilizzate per ospitare i pesci rossi, provvista di un coperchio forato e avente una capienza preferibilmente superore a 5 litri, come queste:
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Dovremmo disporre anche di un paio di contenitori, che useremo per l'acqua e per il miele da somministrare alle vespe. il contenitore per il miele può anche essere il tappo di una bottiglia con una piccola goccia di miele al centro, non troppo perchè si correrebbe il rischio che le vespe vi si invischino.
il contenitore per l'acqua dovrebbe essere più capiente ma più stretto ed alto, per diminuire la superficie di contatto con l'aria e quindi il rischio di annegamento o l'eccessiva evaporazione. Un contenitore che si presta bene al ruolo può essere un contenitore di rullini fotografici (che i fotografi professionali regalano in quantità), avendo attenzione a ricoprire con cera o colla a caldo eventuali fori, oppure un bicchierino da caffè. eventuale accortezza in più può essere inserire un pezzo di polistirolo nel contenitore pieno, in modo che gli insetti abbiano la possibilità di poggiarsi ad un supporto galleggiante.
Ci servirà anche del cartone, carta velina o della carta gialla da pane, opportunamente sfilacciati in modo da offrire un materiale da costruzione alle vespe per il nido. In natura, esso è ricavato dalla corteccia di rametti secchi trovati nella vegetazione oppure da schegge di legno di pali, steccati o simili (in alcuni casi perfino da cartacce o pezzi di cartone trovati per terra).
Il materiale prelevato viene in ogni caso impastato con le proprie secrezioni mandibolari e successivamente modellato, dandoci l'impressione, una volta asciutto, di toccare del cartone grezzo.
l'attività di impasto e modellamento, assieme alla normale traspirazione corporea, alle attività di ventilazione e al faticoso lavoro incessante, spinge le vespe a necessitare in ogni momento di una fonte di acqua fresca e pulita.
Il modo migliore per sistemare il tutto è prendere la vaschetta, capovolgerla in modo da avere il coperchio verso il basso, e poggiare sul coperchio i contenitori e tutto il resto. In questo modo, dato che le vespe se disturbate tendono a volare verso l'alto, avremo modo di aprire l'allevamento dal basso sollevando da un lato il "corpo" della vaschetta, sempre con la dovuta cautela.
Le vespe, per nutrire le loro larve, hanno bisogno di proteine animali: carne di altri insetti che loro in natura cacciano, scompongono e masticano in una polpetta tonda che è poi distribuita alle larve nelle cellette. in cattività è quindi bene somministrare insetti molli come piccoli grilli tramortiti, camole, bigattini (larve di moscone vendute per esche in ogni pescheria a poco prezzo), bruchi o anche mosche e ditteri vari precedentemente intorpiditi o tramortiti. Si evitino formiche, cimici e coleotteri perchè troppo poco proteici, rigidi, oppure dotati di sostanze repellenti. Si faccia attenzione a non prelevare insetti in posti che potrebbero essere stati irrorati con insetticidi o altre sostanze chimiche.
godetevi ora il vostro piccolo allevamento di vespe! e non preoccupatevi, più avanti spiegherò anche come procurarsele, le vespe :lolz:

dove posizionare l'allevamento
Un posto tranquillo, caldo e illuminato ma NON al sole diretto è l'ideale. Luoghi della casa troppo poco illuminati o troppo freddi possono incidere negativamente sulla salute della colonia ed in particolar modo sullo sviluppo delle pupe, che senza il calore sufficiente tendono a sviluppare ali deformi o incapaci di "stendersi" del tutto.
una veranda o una camera calda ma non assolata, con preferibile esposizione a sud o sud-est, è perfetta per lo sviluppo delle nostre amate creature :queen:

Come procurarsi le vespe
Siamo finalmente giunti al nodo principale della questione, ovvero: Come posso io, semplice mortale, riuscire a procurarmi o ad avviare una colonia di vespe?
Ebbene: Esistono ben due modi facili per avviare un allevamento. Il secondo metodo è spiegato più avanti, mentre il primo metodo consiste nel trovare un nido in fondazione attorno a maggio inoltrato nei siti preferenziali delle vespe (vedi il paragrafo "le specie"). In quel periodo dell'anno è facile trovare nidi con solo la fondatrice, o se volgiamo "regina", che accudisce da sola la covata che andrà a svilupparsi in prime operaie.
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Questa quì sopra è la fase ideale per raccogliere un nido in fondazione: il momento in cui nelle celle più centrali (costruite per prime) si intravedono opercoli bianchi, che ospitano le pupe e che entro un paio di settimane emergeranno come operaie adulte, mentre nelle celle più periferiche (costruite da un tempo inferiore) ci sono ancora vari stadi di larve in crescita e le uova appena deposte. La foto mostra Un nido in fondazione avanzata di Polistes dominula, con molte pupe, e in alto una larva quasi matura e poi una appena nata.
Gli esemplari sono due, ciò dipende dal fatto che più fondatrici possono associarsi ad un unico nido fondato in cooperazione, anche se solo una delle due (o più) fondatrici avrà il diritto di deporre le uova e vedere la propria discendenza raggiungere la maturità. Le altre fondatrici, ad essa sottomesse, sono meno forti ne potrebbero prendere il posto solo se la fondatrice dominante morisse. Se ciò non avviene, si comportano da operaie assistendo alla colonia e rinunciando a riprodursi.
Nel caso specifico, però, una delle due vespe potrebbe essere la prima operaia della colonia, nata dalla cella vuota che si vede al centro.

Catturare un nido è abbastanza facile, occorre prendere gli esemplari con una pinzetta o tentare di catturarli con un retino o con un barattolo o altro piccolo contenitore, preferibilmente all'imbrunire quando il fresco notturno intorpidisce le vespe e rende loro più difficile prendere il volo. Non bisogna farsi scappare la fondatrice, che è "l'anima" della colonia. Senza di essa, la colonia svilupperebbe operaie in grado di deporre uova, da cui però nascerebbero solo esemplari maschi che non cooperano al mantenimento della colonia e, anzi, sono un inutile peso.

Molto importante catturare una colonia in fondazione avanzata o con prime operaie:
Prima di questo momento specifico, quindi se ci sono solo le prime cellette e la covata è ancora composta solo da uova e/o larve appena nate, è sconsigliabile prelevare il nido in quanto la fondatrice stessa potrebbe rinunciarvi nel tentativo di fuggire dall'allevamento per poter rifondare un altro nido in un posto che le aggrada. Se invece ci sono già molti opercoli o addirittura le prime operaie già nate da poco, la fondatrice è molto più restia ad abbandonare il suo nido (spenderebbe troppe forze inutilmente a fondarne un altro senza aver effettivamente perso il primo).

Il nido, una volta catturati tutti gli insetti adulti (e posti in frigo per 5 minuti al fine di tranquillizzarli), può essere tranquillamente staccato dal suo supporto e incollato (con una punta di colla a caldo o vinilica) ad un supporto artificiale di cartone, o di altro materiale che può essere poi facilmente incollato a sua volta all'interno della vaschetta, avendo cura di porre il nido e le sue celle nella stessa posizione in cui si trovavano in natura (rivolte verso il basso o verso un punto cardinale, o più spesso leggermente inclinate verso il basso).

Una volta fissato il nido, si può procedere alla liberazione degli adulti nell'allevamento. Dopo attimi iniziali di confusione, spesso, in alcuni minuti riescono a trovare il proprio nido da sole.

Prendersi cura delle vespe
Una volta avuta la nostra colonia, possiamo osservare come alcune volte le vespe sbattano contro le pareti della vasca durante i loro voli. Questo fenomeno termina in alcuni giorni, non appena realizzano che lo spazio di volo è quel che è e si abituano.

Possiamo tener cura delle vespe per quasi tutta l'estate e vedere la colonia crescere. La manutenzione dell'allevamento può essere effettuata di sera, quando le vespe sono assopite, in totale sicurezza.

Con il sopraggiungere di agosto, però, sarà giunta l'ora di aprire la vaschetta-allevamento all'esterno per permettere alle vespe di interfacciarsi col mondo esterno. Ciò è consigliato per due motivi: Il primo è che la colonia, in assenza di predatori naturali e con tutte le comodità, può raggiungere dimensioni e popolosità davvero pericolose e divenire ingestibile anche di sera, o nevrotica alla minima vibrazione. Il secondo motivo è che in questo periodo nascono i sessuati, ovvero maschi e femmine fertili. Essi devono abbandonare il nido alla ricerca di partner estranei con cui accoppiarsi, in autunno, e poi le femmine fertili cadere in letargo con l'inverno (se tutto va bene, esse si risveglieranno in primavera, diventando fondatrici di altre colonie).

La colonia, ormai arrivata al culmine, dopo aver prodotto i sessuati e aver perso la ormai anziana regina, si avvia al declino: Non viene prodotta più covata, le operaie non sono più ricambiate e muoiono lasciando spopolato il relitto del nido entro il mese di ottobre.

Metodo alternativo per procurarsi una colonia :joker:
NB: è un metodo più complesso, ma permette all'osservatore di seguire lo sviluppo della propria colonia dai primordi.
Il metodo più "figo" consiste nel catturare, in autunno inoltrato o inverno, delle femmine fecondate e destinate a diventare fondatrici l'anno successivo. Spesso non è facile reperirle, dal momento che tendono a passare la stagione fredda al riparo da intemperie e sbalzi termici. Tuttavia, è possibile rinvenire qualcuna di esse nell'intercapedine che si forma fra il nido abbandonato e il suo supporto, o sotto le sassaie, o ancora sotto la corteccia di alberi come eucalipto o simili, caratterizzati da una corteccia che in molti punti si distacca dal tronco formando fessure ideali per ogni tipo di animale che voglia passare l'inverno indisturbato, comprese le nostre amate vespette.
Quasi sempre, le femmine di Polistes svernano in gruppi anche molto numerosi. A noi basteranno due o tre vespe della stessa specie, che possiamo catturare e mettere in provetta (come se fossero formiche regine) e poi in un posto freddo, o meglio che risenta delle variazioni termiche stagionali. Al giungere del mese di febbraio-marzo, possiamo risvegliare le nostre vespe fondatrici e metterle nella loro vaschetta, tutte assieme (è invece molto raro che una vespa fondi in cattività da sola). A quel punto, posta la vaschetta in una zona ben illuminata, indisturbata, senza sole diretto e con tutto l' occorrente (acqua, prede, miele, carta), preferibmente in un posto che sia soggetto ad ore di illuminazione naturali e che quindi risenta dell'allungamento delle ore di luce ed esposto a sud o sud-est, le vespe dovrebbero ambientarsi, maturare, stabilire una gerarchia di dominanza e iniziare a fondare un nido entro un mese o due. La fondazione è molto agevolata se si piazzano pezzi di cartone incollati agli angoli interni della vaschetta, in modo che le vespe abbiano una superficie ruvida sui cui poggiarsi e poggiare le fondamenta del nido (peduncolo e prime cellette). Molto utile è piazzare tre quadratini di cartone di circa 10 cm di lato sullo stesso angolo della vaschetta, uno per ognuno dei piani che intersecandosi con gli altri due forma un angolo della vasca. Ciò è vantaggioso in quanto si dà libertà di scelta alle vespe sull'orientamento spaziale del nido. Ovviamente, l'angolo di cartone deve rivolgere la sua concavità a sud/sud-est in modo da non ostacolare la naturale illuminazione solare (ma comunque mai sole diretto, eh!)


Questo è tutto.


Avendone modo, l'anno prossimo pubblicherò un diario di allevamento sul genere Polistes. Vorrei cimentarmi con una colonia del gruppo-specie gallicus, la cui specie più rappresentativa è molto diffusa dalle mie parti.
Spoiler: mostra
Camponotus aethiops (fondazione)
Camponotus nylanderi (fondazione)
Crematogaster scutellaris (fondazione)
Pheidole pallidula
Messor wasmanni x2
Lasius cfr emarginatus (fondazione)
Robybar
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